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Approvato con un maxiemendamento il decreto Milleproroghe

Bene le stabilizzazioni per i precari dell’Iss e dell’Istat, ma non basta. Occorre stabilizzare tutti i precari della ricerca e dell’università. Un passo indietro sulla Dis-Coll.

17/02/2017
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Con l’approvazione del maxiemendamento al Senato del 16 febbraio 2017 si chiude la partita del Milleproroghe, su cui ci riserviamo di fare una lettura più articolata per le norme che riguardano i nostri settori. I punti più qualificanti per gli Enti Pubblici di ricerca sono quelli volti a favorire la stabilizzazione dei precari dell’Iss e dell’Istat, attraverso un aggiornamento degli strumenti previsti dal decreto D’Alia sul reclutamento speciale. Emendamenti che vanno nella direzione giusta, ma che non risolvono il problema del precariato negli altri Enti di ricerca, che restano fuori da questo provvedimento e per i quali avevamo chiesto un intervento che li comprendesse tutti. La recente emanazione del D.lgs 218/2016 di semplificazione delle norme relative al funzionamento degli enti pubblici di ricerca e l’attenzione registrata in fase di discussione parlamentare sul decreto, le novità introdotte in tema di programmazione del fabbisogno, il superamento delle piante organiche e la programmazione a budget, avrebbero voluto un provvedimento specifico che permettesse la stabilizzazione di tutti i precari della ricerca. Scontiamo l’incapacità degli enti di ricerca e dei rispettivi ministeri vigilanti di produrre convergenze anche su un obiettivo minimo come questo. Evitando l’ennesima manifestazione della frammentazione del sistema, avremmo favorito una diversa soluzione per tutti i precari della ricerca. Perché l’emergenza precariato riguarda tutti gli enti e più in generale tutti i settori della conoscenza. Registriamo dunque positivamente questo risultato parziale, frutto della straordinaria determinazione mostrata in particolare dai lavoratori precari dell’Istat, che con la forza di una mobilitazione costante hanno superato il caos di un parlamento talmente concentrato a risolvere questioni interne al partito di maggioranza da risultare incapace di produrre interventi anche minimi di senso politico compiuto. Ovviamente la necessità di estendere un provvedimento di stabilizzazione a tutti i precari della conoscenza non riguarda solo l’estensione di un dispositivo come quello dei concorsi speciali. Esiste infatti una fondamentale urgenza rispetto al tipo di platea cui un eventuale provvedimento dovrebbe rivolgersi. Sarebbe infatti inaccettabile per la FLC CGIL un intervento generale che escludesse però i lavoratori parasubordinati degli enti e delle università. 

Per questo l’attenzione e il confronto si spostano nella discussione che è in campo sul T.U. di riforma del pubblico impiego e sulla norma transitoria prevista per il superamento del precariato in tutta la pubblica amministrazione. Sarà la configurazione della norma transitoria prevista nel decreto Madia di riscrittura del D.Lgs 165/2001, a determinare la possibilità di superare davvero la precarietà dilagante dei nostri enti e università ribaltando la deriva terrificante degli ultimi anni e che rappresenta come detto dalla stessa ministra, una illegalità diffusa sanzionata dalla Corte di Giustizia europea con le quali le pubbliche amministrazioni hanno garantito negli anni il loro funzionamento.

Registriamo poi un inadeguato e microscopico passo indietro sul tema della Dis-Coll la cui durata viene nel testo del milleproroghe estesa di soli ulteriori sei mesi. Ricordiamo che evitando la proroga per il 2017, il Governo aveva incredibilmente eliminato l’unico sussidio di disoccupazione riservato ai titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa o a progetto. Strumento, come già denunciato debole e parziale, ma in ogni caso l’unico dispositivo di sostegno al reddito previsto per i parasubordinati. Il Governo insieme alla Dis-Coll ripristina la grave e insensata discriminazione verso i lavoratori precari della ricerca. Nell’anno in cui il vincolo di durata massima di 6 anni previsto dalla legge Gelmini porterà all’espulsione di migliaia di colleghi cui non sarà più possibile prorogare il contratto di assegno di ricerca, il Governo e il Ministro Poletti in particolare continuano ad escludere questi lavoratori dall’accesso a strumenti di protezione sociale. Benché, è bene sottolineare, abbiano lavorato per anni versando regolarmente i contributi all’INPS.

In vista dell’apertura della trattativa all’Aran per il rinnovo dei contratti per i dipendenti pubblici, deve essere chiaro che per la FLC CGIL aprire la stagione contrattuale significa includere nell’alveo dei diritti di libertà e dignità sociale che le norme contrattuali garantiscono, tutti i lavoratori della conoscenza compreso quelli precari indipendentemente dalla forma contrattuale con cui sono impiegati. Non saranno le furbizie interpretative del Ministro Poletti ad impedire che questo percorso si apra.