Elezioni CSPI, si vota il 7 maggio 2024

Home » Attualità » Decreto sviluppo, un provvedimento da emendare

Decreto sviluppo, un provvedimento da emendare

Inizia la discussione parlamentare sulla conversione in legge del decreto 70/2011. La FLC CGIL, dopo avere illustrato le sue proposte alla Commissione Cultura della Camera, ha preparato una serie di emendamenti al testo.

09/06/2011
Decrease text size Increase  text size

Il giudizio della FLC CGIL sul decreto sviluppo, in particolare sulle sue ricadute sui settori della conoscenza, è noto ed è stato anche illustrato in una recente audizione di fronte alla Commissione cultura della Camera. Le notizie correlate danno il quadro dell'opinione di questo sindacato.

Ora, però, il decreto è in discussione in Parlamento per la conversione in legge. La FLC CGIL ha preparato una serie di emendamenti che mette a disposizione dei parlamentari, auspicando che li facciano propri.

Gli emendamenti riguardano, come sintetizziamo di seguito, gli articoli 1 e 9.

Scuola - Art. 9
  • Le nuove assunzioni di docenti e ATA devono avvenire nel rispetto del vigente contratto collettivo. L’invarianza della spesa, di cui abbiamo chiesto la cancellazione, ci fa temere la riduzione di diritti (ricostruzione di carriera, mobilità territoriale) di coloro che saranno assunti a partire dal 1 settembre 2011, creando una assurda disparità con il restante personale.
  • La retrodatazione giuridica, di un anno, della nomina in ruolo, va estesa a tutti coloro che saranno immessi in ruolo con il prossimo piano di assunzioni. È un piccolo riconoscimento, a costo zero, dell'ingiustificato ritardo delle immissioni in ruolo quando la disponibilità dei posti lo consentiva già da svariati anni.
  • Il piano di immissioni in ruolo deve avere una durata quinquennale, e non triennale come ha previsto il governo, così da garantire continuità didattica agli alunni e stabilità al personale della scuola. Devono rientrare in questo piano tutti i posti attualmente disponibili in organico di fatto. Vedi ad esempio posti di sostengo, spezzoni e part time.
  • Docenti e ATA della scuola non possono essere esclusi dalle garanzie di cui alla legge n. 368/2001, attuativa della direttiva 1999/70 CE, che si incentra su due grandi valori, il principio di non discriminazione tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato e la prevenzione dell’abuso derivante dalla reiterazione del lavoro a termine. Ecco perché abbiamo chiesto la cancellazione del comma 17 laddove questo introduce tale esclusione. Una misura indegna di un paese civile.
  • La stabilizzazione dei posti di sostegno e conseguentemente l’innalzamento della quota di personale stabilizzabile va esteso al 100/% (attualmente è al 70%) a garanzia di una maggiore stabilità dei posti e continuità didattica per gli alunni disabili.
  • I docenti che avevano iniziato il percorso di abilitazione o che risultavano iscritti con riserva nelle graduatorie ad esaurimento devono avere la possibilità di inserimento in graduatoria ad esaurimento. Al blocco degli inserimenti in graduatoria non ha corrisposto il blocco dei percorsi abilitanti, quindi si è creata una situazione paradossale: il MIUR, da una parte, ha autorizzato le abilitazioni, dall'altra ha negato a questo personale l'inclusione nelle graduatorie ad esaurimento di prima fascia.
  • Migliaia di docenti, non abilitati, hanno garantito in questi anni il funzionamento delle scuole. Adesso devono potersi abilitare. Per questa ragione abbiamo chiesto che si dia accesso al Tirocinio Formativo Attivo a coloro che hanno maturato 360 giorni di servizio entro il 31/08/2011.
  • Le graduatorie della mobilità professionale del personale ATA, approvate ad ottobre 2010, vanno prorogate. Si tratta di dare una risposta a migliaia di ATA che hanno garantito la copertura di posti liberi sui quali il Miur avrebbe dovuto bandire i concorsi riservati. È il caso, ad esempio, dei posti per Dgsa.
Università e ricerca (Artt. 1 e 9)
  • I finanziamenti su progetti di ricerca pubblici e privati devono essere decisi in base a una valutazione chiara e trasparente. La deducibilità fiscale degli investimenti in ricerca deve essere applicata solo a quelle aziende che dimostrano, attraverso iniziative valutabile, una vera propensione alla ricerca e all'innovazione. Solo una strategia che punta a promuovere, incentivandola, l'innovazione e ad orientare la nostra produzione industriale verso segmenti alti di mercato potrà avere effetti sul piano delle quote di mercato nelle esportazioni e sui livelli occupazionali e salariali.
  • Le risorse già disponibili nei bilanci degli enti pubblici di ricerca vanno sbloccate per metterli in condizione di lavorare. È un'operazione senza costi aggiuntivi, ma di sicuro beneficio per gli enti di ricerca subissati dai tagli operati con le diverse finanziarie.
  • Si deve eliminare il procedimento autorizzatorio per l’utilizzo delle risorse degli enti finalizzate  alle assunzioni. Ciò permetterebbe innanzitutto di assumere sul turn over 2009 oggi bloccato.
  • Gli enti pubblici di ricerca devono poter fare nuove assunzioni, necessarie per garantire l’attività di ricerca. È sufficiente completare le procedure di stabilizzazione previste dalla normativa vigente. In particolare negli istituti che, in mancanza di dotazione organica e di rinnovo del turn over, non hanno avuto la possibilità di beneficiare della normativa in materia. Emblematico è il caso dell'INGV (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), per il quale un ordine del giorno del Pralamento impegna il governo a permettere le assunzioni degli stabilizzandi e ad uno specifico stanziamento di risorse nel decreto milleproroghe. Lo stesso discorso vale per i ricercatori che hanno già vinto un concorso pubblico e per i quali esiste già la copertura finanziaria.
  • L’Anvur va qualificato come un soggetto “certo” cui attribuire i compiti di verifica e valutazione. Senza questa misura negli enti di ricerca e negli atenei regnerebbe l’anarchia.
  • Abbiamo chiesto la soppressione dei commi dal 3 al 15 che istituiscono l'ennesima “Fondazione” a stretta vigilanza del Ministero dell’Economia. Questa ha come obiettivo principale l’implementazione di un meccanismo di prestiti per gli studenti che dovrebbero poi sostituire le borse di studio finanziate dallo Stato. Questo modello è già fallito dove è stato adottato da decenni, anzi ha contribuito direttamente alla crisi trattandosi di un sistema ad indebitamento strutturale. Da noi questa misura è ancora più problematica se si considera che la disoccupazione giovanile (15-24 anni) è del 30% e che molti lavoratori precari potranno aspirare solo all’assegno sociale (oggi di 411 euro). Il meccanismo in caso di insolvenza rischia di gravare poi sulle università. La fondazione anticipa dei soldi agli atenei per ogni studente che non può permettersi di pagare le tasse; poi, se lo studente troverà un lavoro sufficientemente remunerativo potrà restituirli allo Stato, altrimenti è l'ateneo che rischia di pagare. In questo modo, non solo gli atenei sono costretti ad agire come imprese private che investono sulla possibilità che i propri studenti trovino lavori ben remunerati, ma finirebbero per offrire una cultura e una formazione influenzata da ciò che tira sul mercato del lavoro. Inoltre alcune scelte in materia di studi come quelle nelle scienze fondamentali sono tendenzialmente meno remunerative di quelle orientate verso altre discipline maggiormente rivolte al mercato del lavoro quindi diventerebbero ancor meno appetibili di oggi. Invece com'è noto il rilancio degli studi nelle scienze di base è essenziale per sviluppare la capacità competitiva del nostro paese e dell'Europa.
Afam
  • Gli istituti di Alta Cultura,artistica e musicale sono assenti nel decreto sviluppo. Essi, secondo noi, devono avere la possibilità di partecipare, al pari delle università, ai progetti di ricerca. L’AFAM ha ampie possibilità, non espresse e troppo spesso compresse, di sviluppare, in stretto collegamento e sinergia con il territorio e con le imprese, progetti nel campo della valorizzazione/salvaguardia dei beni culturali e ambientali, dello sviluppo della creatività nel settore artistico e musicale, delle scoperte inerenti il mondo della disabilità.
  • Nell’Afam ci sono molti docenti con contratti a tempo determinato che svolgono servizio da molti anni. Programmare la loro stabilizzazione nel giro dei prossimi cinque anni consentirebbe di affrontare il prossimo futuro con un minimo di sicurezza e trattenere presso le istituzioni dell’AFAM le tante professionalità qualificate attualmente presenti, sia nel campo della docenza, sia nel campo tecnico-amministrativo. Anche qui sono numerosi infatti i posti vacanti, la cui copertura non comporterebbe alcun aggravio della spesa attuale. Per i docenti proponiamo che sia data priorità a quelli inseriti nelle graduatorie nazionali ex L.143/2004 in servizio su posti disponibili e vacanti con almeno tre anni di servizio.
  • Il CCNL AFAM è stato sottoscritto il 4 agosto 2010 e certificato dalla Corte dei Conti, ma all’appello mancano 8,5 miliardi di euro che pure fanno parte di un protocollo di intesa sottoscritto tra sindacati e Ministro Gelmini. Abbiamo proposto un emendamento ad hoc per dare effettività a questo impegno politico. 
Università, scuola, Afam, ricerca: adeguamento contratti integrativi

Abbiamo chiesto lo slittamento al 1 gennaio 2014 della data di adeguamento dei contratti integrativi alla legge Brunetta. Come si sa tale legge, combinata con il blocco dei contratti nazionali introdotto dalla legge Tremonti (122/2010), sta creando una situazione di confusione e illegittimità. Numerose sentenze dei giudici del lavoro ribadiscono la validità dei vecchi CCNL e conseguentemente dei contratti integrativi, nonostante la legge 150/2009. Lo slittamento che chiediamo è coerente con l’impianto della legge 122 e ripristina la gerarchia delle fonti contrattuali: i contratti integrativi si rinnovano all'interno dei contratti nazionali vigenti.