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Dal Social Forum di Londra una giornata di mobilitazione europea sull’educazione

REGNO UNITO, ottobre 2004

08/10/2004
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Dal Social Forum di Londra una giornata di mobilitazione europea sull’educazione

Al centro del dibattito sull’educazione al Social Forum Europeo di Londra, gli accordi sulla commercializzazione e la privatizzazione dei servizi, le politiche europee in tema d’istruzione e formazione e la ricerca di modelli educativi alternativi a quelli imposti dal modello neoliberale. Dibattito che ha principiamene coinvolto esponenti di organizzazioni sindacali e di associazioni provenienti dall’Europa meridionale e dalla Turchia oltre, ovviamente, dalla Gran Bretagna.

Il dibattito ha evidenziato come in tutti i paesi europei presenti stia crescendo il tentativo di ridurre l’offerta formativa pubblica (taglio delle risorse, degli organici, aumento delle tasse d’iscrizione, introduzione di logiche di mercato, introduzione di canali formativi differente etc.), seppure con modalità ed intensità diverse.
Molto significativa la situazione in Inghilterra, il paese europeo dove il processo di privatizzazione del sistema educativo si è maggiormente sviluppato e dove si assiste alla diffusione di una pratica didattica finalizzata esclusivamente al superamento dei test di verifica degli apprendimenti (che costituiscono, tra l'altro, uno strumento per misurare la produttività delle scuole e degli insegnanti) e su cui si è costruito un movimento di opposizione e resistenza civile promosso dagli stessi sindacati.

Tutti gli interventi hanno ribadito la necessità di riaffermare il principio dell'educazione come diritto e della scuola pubblica come garanzia del suo esercizio.
Nel suo intervento al seminario su “Globalizzazione, educazione e Unione Europea”, Gabriella Giorgetti della Cgil Scuola ha sottolineato l’importanza di costruire l'Europa dell'istruzione in quanto attraverso l'educazione è possibile far crescere i valori della democrazia, del rispetto dell'altro, del pluralismo culturale e costruire un 'Europa fondata su valori e pratiche alternative a quelle dominanti.
Per questo motivo è importante definire quale educazione vogliamo, riconoscere e sfruttare le contraddizioni che esistono anche all’interno dell’Europa, evitando di fare di ogni erba un fascio, saper stabilire alleanze con quei soggetti e con quei governi che si oppongono ai processi di privatizzazione.
Nel ribadire la richiesta, portata avanti dal Tavolo Fermiamo la Moratti, di una giornata europea di mobilitazione per l’educazione ha evidenziato la necessità di definire una piattaforma di lotta, che a partire dai principi definiti nella carta del 3° Forum mondiale dell’educazione di Porto Alegre – diritto universale all’educazione pubblica e rifiuto di ogni forma di mercificazione della conoscenza – declini alcuni obiettivi comuni tra cui: il rifiuto di ogni discriminazione (no alle classi per stranieri e portatori di handicap); gestione democratica e partecipata delle scuole; affermazione dei diritti e del protagonismo degli studenti; rifiuto di ogni forma di canalizzazione precoce; diritto all’educazione per tutti coloro che si trovano a lavorare o risiedono anche temporaneamente in Europa; rifiuto della precarizzazione del rapporto di lavoro nelle scuole e nelle università; attribuzione di almeno il 6% del Pil all’educazione, e dello 0,7% del Pil alla cooperazione per lo sviluppo.

Alla fine delle tre giornate di dibattito si è concordato di arrivare ad una giornata europea di mobilitazione sull'educazione.
A metà dicembre si terrà una riunione per definire la data e i contenuti di una piattaforma a livello europeo.
Il Social Forum ha infine concluso i suoi lavori con l'approvazione di un documento che riportiamo di seguito.

Roma, 28 ottobre 2004
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testo dell’appello finale del Social Forum Europeo

Londra, le mobilitazioni prossime venture del movimento per la pace
Veniamo da tutte le campagne e dai movimenti sociali, dalle organizzazioni "no vox" (esclusi), dai sindacati, dalle organizzazioni per i diritti umani, dalle organizzazioni di solidarietà internazionale, dai movimenti contro la guerra e per la pace, dai movimenti femministi. Veniamo da tutta l'Europa per incontrarci a Londra nel terzo Forum sociale Europeo. Siamo in tanti e la nostra forza sta nella nostra diversità.
Oggi la guerra rappresenta la faccia più violenta e più reale del neoliberismo. La guerra e l'occupazione dell'Iraq, l'occupazione della Palestina, il massacro in Cecenia, e le guerre occultate in Africa, schiacciano il futuro dell'umanità. La guerra in Iraq è stata giustificata con bugie. Oggi l'Iraq è umiliato e distrutto. Gli Iracheni sono prigionieri della guerra e del terrore. L'occupazione non ha portato né libertà né migliori condizioni di vita. Anzi, oggi i sostenitori dello "scontro di civiltà" sono più forti. Lottiamo per il ritiro delle truppe occupanti in Iraq, per l'immediata cessazione dei bombardamenti e per l'immediata restituzione della sovranità al popolo iracheno.
Sosteniamo i movimenti palestinesi ed israeliani che lottano per una pace giusta e duratura. Sulla base del giudizio della Corte Internazionale di giustizia e del voto unanime dei paesi europei nella assemblea Generale dell'ONU, facciamo appello per la fine della occupazione israeliana e lo smantellamento del muro dell'apartheid. Chiediamo sanzioni economiche e politiche sul governo israeliano finché continuerà a violare il diritto internazionale e i diritti umani del popolo palestinese. Per queste ragioni ci mobiliteremo per una settimana internazionale di azione contro il muro dell'apartheid dal 9 al 16 novembre e per giornate europee di azione il 10/11 dicembre, anniversario della Dichiarazione Universale ONU dei diritti umani.

La destabilizzazione del clima su scala globale pone una minaccia senza precedenti per il futuro dei nostri figli e della umanità. Sosteniamo l'appello delle organizzazioni ambientaliste per una iniziativa internazionale sui cambi climatici nel 2005. Sosteniamo le campagne contro gli OGM e per una agricoltura, cibo e ambiente sicuri.
A febbraio 2005 ci uniremo alle azioni di protesta contro il vertice della NATO a Nizza. Ci opponiamo all'autoproclamato ruolo del G8 di governo globale con politiche liberiste, e per questo sollecitiamo una massiccia mobilitazione in occasione del vertice G8 in Scozia a luglio 2005.

Vogliamo un'altra Europa, che rifiuti sessismo e violenza contro le donne e riconosca il diritto di scelta sull'aborto. Sosteniamo la giornata internazionale di azione contro la violenza sulle donne il 25 novembre e l'iniziativa europea. Sosteniamo la mobilitazione in occasione dell'8 marzo, giornata internazionale delle donne. Sosteniamo l'iniziativa europea il 27/28 maggio a Marsiglia, proposta dalla Marcia mondiale delle donne.

Ci opponiamo al razzismo e alla fortezza Europa e sosteniamo i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo; per la libertà di movimento; per la cittadinanza di residenza e la chiusura dei centri di permanenza temporanea. Ci opponiamo alla deportazione dei migranti. Proponiamo una giornata di azione il 2 aprile 2005, contro il razzismo, per la libertà di movimento e il diritto di soggiorno, come alternativa ad una Europa basata sull'esclusione e lo sfruttamento.

Nel momento in cui la bozza del trattato costituzionale europeo sta per essere firmata, dobbiamo dichiarare che i popoli d'Europa devono essere consultati direttamente. Quella bozza non corrisponde alle nostre aspirazioni. Questo trattato costituzionale consacra il neoliberismo come dottrina ufficiale della UE; fa della concorrenza la legge su cui deve basarsi la comunità Europea, in realtà tutta la attività umana; ignora completamente gli obiettivi di una società sostenibile ambientalmente. Questo trattato costituzionale non garantisce pari diritti, la libertà di movimento delle persone e la cittadinanza del paese per chiunque ci viva, qualsiasi sia la sua nazionalità; dà alla NATO un ruolo nella politica estera e di difesa europea, e spinge alla militarizzazione della UE. Infine, mette il mercato al primo posto, marginalizzando la sfera sociale, e accelera in tal modo la distruzione dei servizi pubblici.

Lottiamo per un'altra Europa. La nostra mobilitazione porta la speranza di una Europa dove l'insicurezza del posto di lavoro e la disoccupazione non siano all'ordine del giorno. Lottiamo per una agricoltura sostenibile dove siano i contadini ad avere il controllo, una agricoltura che conservi i posti di lavoro e difenda come beni pubblici la qualità dell'ambiente e dei prodotti alimentari. Vogliamo aprire l'Europa al mondo, con il diritto di asilo, la libertà di movimento e la cittadinanza di residenza. Chiediamo vera uguaglianza sociale tra donne e uomini e pari salario. La nostra Europa rispetterà e promuoverà la diversità linguistica e culturale e avrà rispetto per il diritto dei popoli all'autodeterminazione e consentirà a tutti i diversi popoli d'Europa di decidere sul proprio futuro democraticamente. Lottiamo per un'altra Europa rispettosa dei diritti del lavoro, che garantisca un salario decente e un alto livello di protezione sociale. Ci battiamo contro tutte le leggi che affermino l'insicurezza del lavoro attraverso nuove forme di lavoro precario o esternalizzato.

Lottiamo per una Europa che rifiuti la guerra, per un continente di solidarietà internazionale e una società ecologicamente sostenibile. Lottiamo per il disarmo, contro le armi nucleari, e contro le basi militari NATO e USA. Sosteniamo tutti coloro che rifiutano il servizio militare.

Respingiamo la privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, come l'acqua. Lottiamo affinché i diritti umani, sociali, economici, politici e ambientali sconfiggano e superino il ruolo del mercato, la logica del profitto e il dominio sul terzo mondo attraverso il debito. Rifiutiamo l'uso della "guerra al terrorismo" per attaccare i diritti civili e democratici, criminalizzare il dissenso e il conflitto sociale.

I movimenti sociali europei sostengono la mobilitazione nazionale del movimento italiano del 30 ottobre, in occasione della firma del trattato costituzionale europeo, contro la guerra, il neoliberismo, il razzismo, per il ritiro delle truppe dall'Iraq e per un'altra Europa. I movimenti sociali europei sostengono la mobilitazione nazionale a Barcellona contro il vertice europeo sulla Costituzione a gennaio 2005. Sosteniamo la mobilitazione dell'11 novembre 2004, contro la direttiva Bolkestein.

Nel momento in cui la nuova Commissione Europea, senza vergogna vanta politiche liberiste di alto profilo, dobbiamo cominciare un processo di mobilitazione in tutti i paesi europei per imporre il riconoscimento dei diritti individuali e collettivi sociali, politici, economici, culturali e ambientali, per donne e uomini. Perché tutti i popoli di Europa possano unirsi a questo processo dobbiamo costruire un movimento che superi le nostre differenze e metta assieme tutte le forze delle popolazioni europee, pronte ad essere coinvolte nella lotta contro il neoliberismo europeo.

Il 20 marzo 2005 segna il secondo anniversario dell'inizio della guerra contro l'Iraq. Il 22 e 23 marzo il Consiglio Europeo si incontra a Bruxelles. Facciamo appello alle mobilitazioni nazionali in tutti i paesi europei. Chiamiamo ad una manifestazione centrale a Bruxelles il 19 marzo, contro la guerra, il razzismo, contro un'Europa neoliberista, contro le privatizzazioni, il progetto Bolkestein e contro gli attacchi all'orario di lavoro; per una Europa dei diritti e della solidarietà tra i popoli. Chiamiamo tutti i movimenti sociali e i sindacati europei a scendere in piazza quel giorno.