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L’educazione globale al tempo del G8

Gli “8 Grandi” a convegno tra mondanità e contraddizioni sociali. Le promesse non mantenute per la lotta alla povertà e per l’educazione globale. Una lettera di Desmond Tutu. Le pressioni della Global Campaign for Education. Italia ultima della classe.

09/07/2009
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Il G8 sta per riunirsi a L’Aquila. La città colpita dal terremoto si appresta a ospitare l’evento mondiale, col suo carico di contraddizioni, ben esemplificato dalla mondanità (tutto quanto fa spettacolo, non solo i vip mondiali, ma anche le esibizioni di muscoli con tanto di sbarramenti di polizia, posti di blocco e appostamenti tra le montagne) che però per gli abitanti della città e della provincia ha il significato degli intralci ad una vita quotidiana già abbondantemente messa a prova dagli eventi tragici e dolorosi degli ultimi mesi.

Ma le contraddizioni locali rischiano di essere solo una metafora di ancor più grosse contraddizioni globali. Infatti di fronte questa esibizione di potenza e prestigio, che rischia di scadere in una gara di mondanità e vanità organizzative, non sono mancate le rimostranze circa le responsabilità degli “8 Grandi” nella crisi economica attuale e circa le promesse fatte in più occasioni la Terzo Mondo e mai mantenute. Dall’ONU al Papa i rimproveri in tal senso, soprattutto per gli insuccessi nella lotta alla povertà, non sono mancati.

E una parte di questi rimproveri riguarda anche l’educazione: il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati a Dakar nel 2000, tra cui quello della scolarizzazione primaria per tutte le bambine e i bambini del mondo, rappresenta un fantasma che aleggia sul summit e che dovrebbe turbare i sonni di chi pretende di decidere le sorti del mondo.

E’ questo il senso della lettera che l’arcivescovo Desmond Tutu, uno dei padri della liberazione del Sudafrica dall’apartheid, Muhammad Yunus, il “banchiere dei poveri”, e Mary Robinson, ex-presidente della Repubblica d’Irlanda e oggi presidentessa onoraria di Oxfam International, hanno inviato al G8. La lettera perora la causa della creazione di un Global Fund for Education, un obiettivo che incrocia l’iniziativa della Campagna Globale per l’Educazione (GCE), la coalizione di cui anche la FLC Cgil fa parte e che è presente in loco con la coordinatrice italiana Elena Avenati, il sudafricano Muleya Mwananyanda, coordinatore mondiale della Global Action Week svoltasi ad Aprile, e la coordinatrice mondiale delle campagne della comunicazione, Alexandra Kent.

Su questo tema si è mossa anche la politica italiana con una interpellanza dell’on. Sarubbi (PD) e di altri deputati.
Il 10 luglio anche la GCE ha avuto modo di incontrare il Ministro degli Esteri Frattini, da cui ha ottenuto la rassicurazione circa il mantenimento dell’impegno di un miliardo e duecento milioni di dollari da parte del G8 per il cosiddetto fondo catalitico della Education for All Fast Track Initiative, il percorso di finanziamento degli impegni di Dakar.

Nel frattempo tuttavia il mantenimento degli impegni è in grande ritardo, il raggiungimento degli obiettivi anche e l’Italia risulta essere l’ultima della classe nella pagella sul mantenimento degli impegni assunti.

Roma, 9 luglio 2009