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Moratoria sulla pena di morte

Un successo dell’Italia e dell’Europa

19/12/2007
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L'approvazione della risoluzione per la moratoria contro la pena di morte, che di fatto significa un invito alla «sospensione» di tutte le esecuzioni già programmate e il divieto di infliggerne di nuove da parte dei tribunali, dà l'opportunità di aprire un dibattito «anche in vista dell'abolizione».

Motivazione - si legge nel testo - «Considerando che l'uso della pena di morte mina la dignità umana e convinti del fatto che una moratoria sulla pena di morte contribuisca al miglioramento e al progressivo sviluppo dei diritti umani; che non esiste alcuna prova decisiva che dimostri il valore deterrente della pena di morte; che qualunque fallimento o errore giudiziario nell'applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile; accogliendo con favore le decisioni prese da un crescente numero di Paesi di applicare una moratoria delle esecuzioni, in molti casi seguite dall'abolizione della pena di morte»

Si può definire storica la giornata del 18 dicembre 2007 perché vede finalmente protagonista non solo l’Europa ma il nostro Paese.

L'approvazione della risoluzione per la moratoria sulla pena di morte da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e soprattutto il ruolo dell'Italia ci fanno sperare in una Europa finalmente protagonista che, particolarmente sensibile alla pace e al valore della vita e di ogni singolo essere umano dopo due guerre mondiali devastanti ed un Olocausto, ha saputo sostenere l’iniziativa del nostro paese e trasformarla progressivamente in una grande coalizione internazionale a favore del diritto e della dignità umana.

E’ stato un successo superiore al previsto fondato su una alleanza trans regionale, e l'approvazione ad ampia maggioranza della risoluzione apre alla possibilità di avviare "un dibattito" in seno alle Nazioni Unite anche in vista dell'abolizione.

L'impegno dell'Italia in questa direzione, sia in sede ONU che in sede europea, è stato costante e in prossimità delle feste natalizie e di fine annosi è fatto, con questo voto, un grande regalo all’umanità.

Una giustizia che uccide non è giustizia ma nello stesso tempo ai responsabili di crimini orrendi bisogna garantire una pena severa e certa che, tuttavia, rispetti i valori e i diritti inviolabili delle persone.

E’ una vittoria di grande spessore morale e culturale del governo italiano e del suo parlamento, dell’intera Unione Europea che ha sostenuto questa battaglia e della società civile che con associazioni e cittadini si sono mobilitati per raggiungere questo risultato.

Abbiamo imparato che si può rinunciare ad un certo protagonismo per il bene dell’umanità e facendo in modo che questa iniziativa partisse come iniziativa europea e diventasse subito dopo l'iniziativa di una grande coalizione di Paesi, puntando poi sulla collegialità e sul gioco di squadra in modo che tutti si sentissero protagonisti, si è ottenuto questo risultato storico.

Un risultato davvero importante giacché a breve l'Italia sarà chiamata a presiedere il Consiglio di Sicurezza e che vi arriverà senza aver provocato divisioni laceranti su un tema così delicato.

Un risultato importante anche per l’Europa che finalmente va oltre l’unione economica dei suoi Paesi membri e si assume un ruolo politico che le mancava, contribuendo alla diffusione della pace e della giustizia nel mondo.

Chiediamo a tutte ed a tutti di proseguire la battaglia e di essere protagonisti di questo grande gesto di civiltà.

La pena di morte nel mondo

Dai dati elaborati dalla ONG "Nessuno tocchi Caino" risulta che i paesi o i territori che hanno deciso di abolire la pena di morte - per legge o in pratica - sono oggi 142. Di questi, i paesi totalmente abolizionisti sono 90; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 10. La Russia, in quanto membro del Consiglio d’Europa è impegnata ad abolirla e, nel frattempo, attua una moratoria delle esecuzioni. Quelli che hanno introdotto una moratoria delle esecuzioni sono 5, mentre i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni, sono 37.

I paesi che mantengono la pena di morte sono 54 (a fronte dei 60 del 2004 e dei 61 del 2003) ma solo 24 di questi paesi hanno effettuato esecuzioni nel 2005 (a fronte dei 26 del 2004 e dei 30 del 2003). Di conseguenza, è diminuito anche il numero delle esecuzioni nel mondo. Nel 2005 sono state almeno 5.494 (a fronte delle almeno 5.530 del 2004). Dei 54 paesi in cui vige la pena di morte, 43 sono paesi dittatoriali, autoritari o illiberali. In questi paesi, nel 2005, sono state compiute almeno 5.420 esecuzioni, pari al 98,7% del totale mondiale.

Un paese solo, la Cina, ne ha effettuate almeno 5.000, circa il 91% del totale mondiale. L’Iran ne ha effettuate almeno 113, l’Arabia Saudita almeno 90, la Corea del Nord almeno 75, il Pakistan 42, il Vietnam almeno 27, la Giordania 15, Mongolia, Uganda e Singapore 8, Kuwait e Yemen almeno 7, l’Uzbekistan 2. Per quanto riguarda l'Europa, l'unico paese che ha eseguito sentenze capitali (2) è stata la Bielorussia. Nel continente africano, vi sono state esecuzioni in Uganda (8), Libia (6), Sudan (4) e Somalia (1). Sono 11 i paesi democratici in cui vige la pena di morte. Cinque di essi, nel 2005 hanno proceduto a delle esecuzioni capitali: Stati Uniti (60), Mongolia (almeno 8), Taiwan (3), Indonesia (2) e Giappone (1).

Roma, 19 dicembre 2007