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Ondata di blocchi e occupazioni nelle università spagnole

Gli studenti spagnoli contestano il “processo di Bologna”.

26/11/2008
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Dopo l’Italia, la Grecia, la Francia e il Portogallo le agitazioni nel mondo dell’educazione non sembrano risparmiare neppure la Spagna. Qui sono in particolare l’università ed il corpo studentesco a costituire l’epicentro delle proteste. Il motivo scatenante è l’attuazione del cosiddetto processo di Bologna. La forma di mobilitazione è quella dell’occupazione e del blocco delle lezioni. Gli studenti si riuniscono per dibattere in gruppi di studio su un processo di riforma che reputano possa mercificare l’università pubblica e trasformarla da centro trasmissione di un pensiero indipendente in una fabbrica di saperi professionali corrispondenti ai soli interessi delle aziende.

Il 14 novembre migliaia di studenti sono scesi per le strade di 60 città spagnole. Giovedì scorso hanno manifestato le università di Valencia e Barcellona. Quest’ultima è occupata giorno e notte da un centinaio di studenti. Anche la facoltà di lettere dell’Università Autonoma di Barcellona è in stato di occupazione. Ma il rettorato ha scelto la linea dura spostando le lezioni di lettere nelle sedi delle altre facoltà e rifiutando il confronto con gli occupanti.
Gli universitari barcellonesi chiedono un referendum sul “processo di Bologna”, il ritiro dei provvedimenti disciplinari contro gli studenti impegnati nelle lotte della scorsa primavera e la riapertura del dialogo con le autorità accademiche.

Lunedì scorso è stata bloccata la facoltà di scienze dell’informazione alla Complutense di Madrid, martedì quella di filosofia, e per giovedì è previsto il blocco della facoltà di belle arti. La settimana si preannuncia perciò calda: Valencia è bloccata e le università di Andalusia, Castiglia-La Mancha e Castiglia-Leòn si stanno coordinando a Madrid per occupare.

Roma, 26 novembre 2008