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Zone d'ombra della riforma del college.

Francia, Maggio 2001

10/05/2001
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Maggio

Zone d'ombra della riforma del college. Accolto positivamente, il testo della legge di Jack Lang sul "college repubblicain" ovvero la riforma del grado medio della scuola francese presenta alcune zone d'ombra. La prima di queste ambiguità riguarda l'avvio fin dalla quinta ( in Francia le classi vanno al contrario iniziando dalla sesta e la quinta è quindi la seconda corrispondente ai 12 anni di età) di quattro "itinerari di scoperta": natura e corpo umano, arti e umanità, lingue e civiltà, iniziazione alla creatività e alla tecnica. Saranno indirizzi obbligatori o piuttosto, come è più probabile, "incitamenti" agli allievi, lasciando alle loro famiglie e agli istituti una certa libertà? Questa diversificazione si riflette sulla terza (14 anni), detta oggi di "determinazione" in quanto prepara alla prima scelta orientativa. Scomparirebbero la quarta e la terza tecnologiche (attualmente il secondo biennio è già diviso in tecnologico e generale) e non si capisce che fine farebbero le classi di inserimento per gli alunni in difficoltà. Come si vede siamo all'interno di un dibattito, quello della scelta più o meno precoce, che ha già toccato il personale italiano nella prima fase della riforma dei cicli, che interessa oggi gli spagnoli e, come si può leggere più avanti, anche gli inglesi.

Disaccordo fra i sindacati sul bilinguismo regionale. I due sindacati in questo mese a congresso sono in disaccordo fra loro sul bilinguismo regionale avviato dal Ministro dell'Educazione Jack Lang e che consiste nell'obbligo all'insegnamento delle lingue regionali a fianco del francese, nelle regioni da queste caratterizzate. Il Se-Unsa (ex Fen) a congresso a Pau dal 14 al 16 maggio disapprova l'operato del Ministro, che rimprovera di cedere alle lobbies. Lo Sgen-Cfdt in congresso a Libourne fino al 18 maggio invece lo approva. Lo Sgen-Cfdt sostiene che su 370 milioni di europei ormai solo 50 milioni parlano lingue regionali: il preservarle costituisce perciò una ricchezza.
In Francia la questione ha suscitato numerose polemiche. E' sembrato soprattutto un cedimento ai corsi, il cui statuto stabiliva l'obbligo dell'insegnamento del corso fatti salvi quei genitori che chiedevano espressamente che ai loro figli non fosse insegnato. La formula attuale impone allo stato di assicurarlo, ma per le famiglie non è obbligatorio. Potranno essere attivate anche sezioni regionali come oggi vi sono le sezioni europee, dove cioè anche materie diverse dalle lingue potranno essere impartite nella lingua regionale. Attualmente su circa tre milioni di alunni appartenenti alle minoranze linguistiche solo 72.000 ricevono lezioni di occitano, 28.000 di corso. 21.000 di bretone, 9.000 di basco, 9.000 di catalano e 6.000 di alsaziano. Mentre non più di 28.000 ricevono un'educazione propriamente bilingue.

Insegnanti, l'avvenire siete voi! E' lo slogan con cui Jack Lang sta lanciando una campagna di reclutamento che entro il 2005 dovrebbe vedere l'assunzione di 185.000 nuovi insegnanti. La Francia ( come tra non molto toccherà anche all'Italia) si trova di fronte ad un'ondata di turn over dalle proporzioni colossali e, per quanto al momento non vi sia penuria di insegnanti, teme di fare la fine di paesi come il Regno Unito, i Paesi Bassi, gli Stati Uniti o il Canada che lamentano da alcuni anni una caduta delle vocazioni e una crisi del reclutamento. Oggi la disponibilità dei giovani desiderosi di insegnare sembra stabilizzata intorno al 18% , ma il 52% dei nuovi studenti rifiuta drasticamente questa prospettiva. Jack Lang ha in programma un piano pluriennale: 33.000 posti supplementari a quelli già previsti per il 2001-2003 e un piano di reclutamento per 150.000 posti tra il 2001 e il 2005. Da quest'anno la messa a disposizione dei posti è cresciuta del 9% nelle primarie e del 10% nelle secondarie. Si pensa anche a misure che facilitino la frequenza degli Iufm, le scuole di formazione iniziale, fondate sull'anticipazione dell'insegnamento già nel periodo universitario, con stipendi di circa 7000 franchi mensili ( circa due milioni e centomila lire) per prepararsi al concorso nell'ultimo anno di licenza , con l'impegno di rimanere poi nei ruoli per almeno 10 anni.

Gli aiuto-educatori preoccupati per il loro futuro. "Non permettete che gli impieghi giovanili diventino impieghi senili" aveva detto Claude Allègre quando, coniugando politica dell'impiego giovanile e bisogno di vigilanza nelle scuole, aveva assunto 65.000 neodiplomati con il compito di aiuto-educatori. L'impopolare ministro alludeva alla esigenza che i 65.000 restassero rigorosamente precari, a contratto annuo, per consentirne il riciclaggio sempre con giovani in cerca di prima occupazione. Ma finora solo un 20% dei reclutati ha di fatto lasciato il lavoro per altri impieghi e dal luglio 1999 alcuni accordi sindacali hanno portato alla promessa di stabilizzazione per almeno 20.000 di loro, al ritmo di 3 o 4 mila all'anno. Il 10 maggio i 117 eletti nei consigli accademici nelle liste della Fsu si sono riuniti e si sono incontrati col ministero per esprimere la loro preoccupazione circa la condizione futura. Il Se-Unsa dal canto suo propone di distinguere tra gli addetti ai nuovi mestieri come l'informatica o l'animazione delle biblioteche, da stabilizzare, e coloro che invece sono utilizzati nella pura vigilanza, da conservare come precari. Il Partito socialista propone invece incarichi e rotazioni triennali.

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