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Free Ahmed Samir! Petizione contro l’arresto e i maltrattamenti dello studente della CEU in Egitto

FLC CGIL e CGIL sottoscrivono la petizione

09/04/2021
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Petizione contro l’arresto e i maltrattamenti di Ahmed Samir Santawy, studente della CEU in Egitto 

Condanniamo l’arresto di Ahmed Samir Santawy, studente del secondo anno nel Master in sociologia\antropologia sociale alla Central European University di Vienna. La sua ricerca si concentra sui diritti delle donne ed in particolare sulla storia dei diritti riproduttivi in Egitto. La detenzione di Ahmed, iniziata il 1° febbraio 2021, viola severamente i suoi diritti umani ed è un palese attacco alla libertà accademica e alla libertà d’espressione. Chiediamo perciò il rilascio immediato ed incondizionato di Ahmed. Insieme alla nostra petizione, supportiamo anche la petizione lanciata da Amnesty International la quale chiede la scarcerazione immediata ed incondizionata.

Da quando Ahmed ha iniziato a studiare alla CEU nel settembre 2019, le autorità egiziane lo hanno interrogato ad ogni arrivo all'aeroporto internazionale del Cairo sulle ragioni dei suoi viaggi all’estero e sulla natura dei suoi studi. Durante il suo ultimo arrivo, il 15 dicembre 2020, è stato brevemente interrogato dagli ufficiali della sicurezza nazionale. Il 23 gennaio 2021, sette poliziotti mascherati ed armati hanno fatto irruzione in casa sua durante la sua assenza. Non hanno presentato un mandato di perquisizione e hanno confiscato un registratore digitale dalle telecamere di sicurezza della casa, hanno inoltre intimato ad Ahmed di presentarsi all’Agenzia di Sicurezza Nazionale senza nessuna valida spiegazione. Come richiesto, Ahmed si è presentato agli uffici il 30 gennaio e gli è stato chiesto di presentarsi in un momento successivo. Come richiesto, si è presentato il 1 febbraio 2021 ed è stato arrestato. A partire da questo momento, la sua famiglia e gli amici hanno perso qualsiasi contatto con lui. Le autorità hanno negato che fosse stato arrestato. Dopo circa 72 ore senza alcun contatto con lui, la sua famiglia ha contattato l’ufficio del Procuratore Generale chiedendo il suo rilascio. Il 6 febbraio, Ahmed è stato portato all’ufficio della Procura Suprema per la sicurezza dello Stato. Solo in quel momento, la sua famiglia e gli avvocati sono stati informati delle sue condizioni e della situazione generale. 

Durante l’interrogatorio, i suoi avvocati hanno appreso che era stato oggetto di torture, è stato infatti bendato, ammanettato, schiaffeggiato e preso a calci più volte durante la sua detenzione illegale per costringerlo a confessare atti per cui non è colpevole. Durante la sessione del 6 febbraio, la Corte Suprema ha negato ad Ahmed e ai suoi avvocati di investigare ulteriormente questi abusi e ha ordinato il suo arresto per altri 15 giorni per condurre ulteriori indagini riguardo al suo caso con accuse che comprendono “adesione ad un gruppo terroristico con precedente conoscenza dei suoi obiettivi, trasmissione di fake news volte a sconvolgere l’ordine e la sicurezza pubblica e utilizzo di un account Facebook con l’obiettivo di diffondere fake news”. Il procuratore della Corte Suprema ha interrogato Ahmed riguardo i suoi studi e al suo passato accademico, incluse le sue ricerche in relazione all’Islam e al tema dell’aborto. Ahmed ha dichiarato che gli ufficiali della sicurezza nazionale lo hanno interrogato riguardo i suoi studi e riguardo il suo presunto coinvolgimento in una pagina Facebook chiamata “25 January Revolutionaries”, pagina critica nei confronti delle autorità, appartenenza da lui negata. La richiesta dei suoi avvocati di ottenere una visita medica a seguito degli abusi da lui subiti durante la detenzione è stata negata. Il 17 febbraio la sua detenzione è stata rinnovata per altri 15 giorni. Non è stato trasferito dalla sua cella e nemmeno portato davanti al procuratore o ad un giudice per l’udienza di rinvio, fatto che costituisce una seria violazione del percorso processuale. Il 23 febbraio ha avuto luogo un’ulteriore udienza presso la Corte Suprema con lo scopo di continuare le indagini. La Corte Suprema ha accusato Ahmed di aver inoltre sovvenzionato una organizzazione terroristica. Ahmed è tuttora in custodia alla prigione Liman Tora del Cairo.  

Durante queste procedure, le autorità hanno infranto le limitate garanzie previste dalla legge egiziana agli articoli 54 e 41. La detenzione di Ahmed costituisce inoltre una violazione dell’articolo 65 del 2014 della Costituzione Egiziana il quale garantisce libertà di parola in tutti i mezzi di espressione e di pubblicazione e l’articolo 23 che garantisce la libertà della ricerca scientifica. Inoltre, secondo gli articoli 9 e 14 della Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici, della quale l’Egitto è Paese firmatario, nessuno può essere detenuto arbitrariamente; chiunque viene arrestato ha il diritto di essere informato circa le motivazioni dell’arresto e deve essere portato prontamente davanti ad un giudice e poter fare ricorso circa la legalità della detenzione. Inoltre, secondo la sopracitata convenzione e secondo la Convenzione contro la Tortura ed altre Crudeltà, Trattamenti inumani e punizioni degradanti delle quali l’Egitto è firmatario, vige l’assoluto divieto di tortura e altri trattamenti violenti. 

Negli scorsi anni, migliaia di oppositori politici reali o percepiti come tali, sono stati arrestati e tenuti in custodia cautelare prima del processo con accuse infondate di terrorismo, a volte per periodi che eccedevano il limite massimo assoluto di due anni di detenzione prima del processo. Le persone prese di mira comprendono attivisti per i diritti umani, avvocati, politici, manifestanti, giornalisti, medici e accademici. I procedimenti a loro carico sono solitamente basati su indagini segrete, inaccessibili agli avvocati difensori, indagini spesso supportate con post pubblicati sui social media ed accusati di essere critici delle autorità. Casi simili di arresto, detenzione, tortura e nei casi più tragici come quello di Giulio Regeni morte per mano delle forze di sicurezza sono già stati riportati. Nel febbraio 2020, le forze di sicurezza hanno arrestato Patrick Zaki George, ricercatore e studente all’università di Bologna al suo arrivo all’aeroporto internazionale del Cairo. Attualmente Patrick è ancora detenuto con accuse simili a quelle di Ahmed. 

Considerata la storia degli abusi e degli attacchi verso la libertà accademica e di parola, le ripetute violazioni del diritto ad un giusto processo e gli abusi dell’ indipendenza giudiziaria in Egitto, chiediamo l’immediato rilascio di Ahmed Samir Santawy dalla detenzione, di far cadere ogni accusa contro di lui e di permettergli di tornare ai suoi studi e alla sua attività di ricerca.

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