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Il MIUR contro assegnisti, dottorandi e borsisti: niente DIS COLL per i giovani ricercatori

Il sottosegretario Faraone (PD) si esprime contro l'estensione dell'indennità di disoccupazione ai precari di università e ricerca.

18/01/2016
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Dopo averlo invocato per lunghi mesi, è finalmente arrivato l'intervento del MIUR sul tema dell'estensione della DIS-COLL a dottorandi, borsisti e assegnisti di ricerca.

Il 13 gennaio è stata presenta un'interrogazione in Commissione Cultura alla Camera in cui l'On. Pannarale  (SEL) chiedeva al MIUR "se non ritenga di fornire dati circa il prezioso ed indispensabile lavoro che quotidianamente svolgono negli atenei italiani gli assegnisti di ricerca, i dottorandi ed i titolari di borse di studio per il progredire della conoscenza, anche in vista dell'adozione di eventuali iniziative di tipo normativo, da assumere anche d'intesa con le altre competenti strutture amministrative, per estendere ad essi le tutele e gli ammortizzatori sociali già riconosciute dal nostro sistema giuridico agli altri lavoratori.".

Nonostante il recente ordine del giorno approvato in Parlamento che impegna l'esecutivo a valutare l'estensione della DIS-COLL ad assegnisti, dottorandi e borsisti, la risposta del MIUR, arrivata tramite il Sottosegretario Faraone (PD), non lascia alcuno spiraglio: i giovani ricercatori "non rientrano nell'ambito di applicazione soggettivo della nuova indennità di disoccupazione mensile, seppure iscrivibili alla gestione separata INPS, [...] in quanto tali soggetti svolgono attività non riconducibili alle collaborazioni coordinate e continuative. Tali fattispecie, infatti, hanno una finalità diversa da quelle per le quali è stata introdotta la norma sopra richiamata, ovvero quello di formare studiosi altamente qualificati mediante lo svolgimento di attività di studio e di ricerca scientifica.".

Il MIUR sceglie dunque di schiacciarsi sulle posizioni del Ministero del Lavoro e di non riconoscere la ricerca e lo studio - che ne è sempre alla base - come attività dotate della dignità di un vero e proprio lavoro.

Così facendo, il MIUR continua nell'opera di delegittimazione delle migliaia di giovani ricercatori che nel corso di questi difficilissimi anni hanno dato un contributo fondamentale al quotidiano funzionamento di atenei privi di risorse economiche e della possibilità di un efficace ricambio del corpo docente. Invece di provare a segnare un cambio di rotta, il MIUR sceglie di assestare un altro colpo a quelle "fattispecie" che nonostante la crescente precarizzazione del loro percorso di vita e di ricerca, nonostante il drastico restringersi delle prospettive di valorizzazione delle loro competenze, hanno continuato a contribuire alla crescita della conoscenza nel nostro Paese.

Non pago di affermazioni così offensive nei confronti di categorie così vitali per il nostro sistema accademico, il rappresentante del MIUR rivendica le misure contenute nella Legge di Stabilità, che dovrebbero: "concorrere a ridimensionare notevolmente il fenomeno del precariato nelle istituzioni universitarie e di ricerca", mostrando di ignorare completamente quelle analisi che da più parti evidenziano come tali misure siano insufficienti e destinate ad aumentare gli squilibri all'interno del sistema accademico e le disuguaglianze fra le sue componenti.