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Primo congresso mondiale sul lavoro minorile – i tre giorni di confronto

La parola ai bambini e alle bambine perché l’eliminazione del lavoro minorile e delle peggiori forme di sfruttamento avvenga a partire dai loro bisogni, dai loro progetti e dalle loro proposte

13/05/2004
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La parola ai bambini e alle bambine perché l’eliminazione del lavoro minorile e delle peggiori forme di sfruttamento avvenga a partire dai loro bisogni, dai loro progetti e dalle loro proposte. E i circa 150 bambini e bambine presenti al congresso, provenienti da 48 diversi paesi – avrebbero dovuto essere molti di più, ma il governo italiano ha negato i permessi per ragioni di sicurezza! - la parola la hanno presa davvero con coraggio e creatività, in una babele linguistica che non ha impedito la comunicazione, partendo dai loro vissuti, da realtà in cui i diritti elementari, quale quello all’educazione, sono ancora negati.

La denuncia è chiara: alla base del lavoro minorile e dello sfruttamento dei minori c’è l’estrema povertà in cui si trova la maggior parte della popolazione mondiale, per cui qualsiasi azione di sradicamento non può prescindere dallo stanziamento di fondi significativi e dalla messa in atto di tutte quelle misure (protezione sociale, sussidi alle famiglie, lotta alla disoccupazione, diritti del lavoro) che aiutano le famiglie ad uscire dalle proprie condizioni di povertà. E sono davvero pochi i soldi che i paesi ricchi destinano alla cooperazione e allo sviluppo, l’obiettivo di dedicare a tale scopo almeno lo 0,7% del PIL è raggiunto e superato solo da pochi paesi, soprattutto dell'Europa del Nord, mentre l’Italia si colloca alle ultime posizioni con lo 0,15%. Un investimento che, come dimostrato da una ricerca appena pubblicata dall’OIL, costituirebbe solo una minima frazione di quanto si spende annualmente per gli armamenti e avrebbe, inoltre, un ritorno economico sette volte superiore in termini di occupazione, miglioramenti nel campo della salute (e quindi sul fronte delle spese sanitarie), di competenze professionali e quindi di miglioramento dell’economia del paese, di retribuzioni.

Problema che va quindi affrontato in termini complessivi, intervenendo su più fronti. Un esempio, ampiamente citato negli interventi dei bambini, è stato quello dell’educazione; non basta il diritto all’accesso a scuola, occorre garantire anche il successo formativo e ciò significa una scuola gratuita a livello primario e secondario, distribuita sul territorio, di qualità, con insegnanti formati e ben pagati, flessibile ed in grado di accogliere bambini e bambine portatori di esperienze diverse, in cui i materiali didattici siano disponibili a tutti. Significativa, in quest’ottica, la testimonianza del ministro del lavoro del Costarica, dove l’abolizione dell’esercito, prevista dalla Costituzione del 49, ha consentito di dedicare risorse pubbliche alla scolarizzazione della popolazione, attraverso un insegnamento primario (obbligatorio) e secondario completamente gratuiti.

Nei loro interventi anche CGIl CISL e UIL ( promotori del congresso insieme con Mani Tese e la Marcia globale contro il lavoro minorile) hanno sottolineato come la lotta al lavoro minorile passi attraverso una serie di azioni diverse e complementari sul piano politico – cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo, abbattimento delle forme di protezionismo nel settore agricolo, aumento degli aiuti, ampliamento delle protezioni sociali – legislativo - attraverso la ratifica e l’attuazione delle convenzioni OIL - e contrattuale – allargamento dei diritti del lavoro, definizione dei codici di condotta e dei marchi sociali. Netto anche il ripudio della guerra, non solo perché strumento inadeguato a risolvere i conflitti, ma anche perché causa del lavoro minorile e dello sfruttamento dei minori.

A conclusione dei tre giorni di confronto e discussione, molte le proposte avanzate dai bambini: istituire ovunque a livello locale i parlamenti dei bambini – con la prospettiva di creare un parlamento mondiale-, potenziare le reti tra le diverse esperienze, aumentare l’informazione e la consapevolezza sul lavoro minorile a livello delle scuole e nella società, attraverso l’uso dei mass media, fare molta informazione alle bambine e alle famiglie sul problema dello sfruttamento sessuale, accrescere il lavoro congiunto tra bambini ed adulti.

Ultima nota, lo scarso interesse da parte della maggioranza di governo (come dimostrato anche dall’assenza dei ministri invitati) verso i diritti degli adolescenti, e in particolare il diritto all’istruzione e all’educazione. Giudicando irrealistico il programma dell’Oil per l’abolizione del lavoro minorile, l’onorevole Burani Procaccino (presidente della Commissione bilaterale sull’infanzia) non solo ha delineato un orizzonte in cui compare unicamente la convenzione sull’abolizione delle peggiori forme del lavoro minorile (182), ignorando che il Parlamento italiano e i governi di 135 paesi hanno ratificato la convenzione sull’età minima di accesso al lavoro (138), ma ha sostenuto il diritto dei bambini a lavorare, purché in modo protetto, organizzando sindacati di bambini lavoratori e rendendo compatibile la scuola con il lavoro.
Posizione subito rigettata da Cgil CISL UIL; nel suo intervento, Savino Pezzotta, partendo anche dalla personale esperienza di adolescente costretto a lavorare, ha ribadito la non negoziabilità del diritto dei bambini all’educazione .

Roma, 13 maggio 2004