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Soldi alle famiglie che scelgono la privata: Il pensiero di Miriam Mafai

Pubblichiamo l'articolo di Miriam Mafai apparso oggi sul quotidiano "La Repubblica"

03/09/2003
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Pubblichiamo l'articolo di Miriam Mafai apparso oggi sul quotidiano "La Repubblica"

Roma, 3 settembre 2003

AGGIRATA LA COSTITUZIONE
MIRIAM MAFAI

UN SOSTANZIOSO regalo alle scuole private. Ecco ciò che resta, ad oggi, di una riforma scolastica che il ministro Moratti (e i suoi laudatores) avevano presentato come la prima vera riforma dopo quella di Giovanni Gentile. Alla vigilia ormai dell´inizio dell´anno scolastico, restano sul terreno i miserabili cocci di tanta spropositata ambizione. Nessuno degli impegni solennemente annunciati, in campagna elettorale e dopo, è stato realizzato: niente maestro tutor nelle elementari e solo in poche classi verrà introdotto (per un´ora la settimana...) l´insegnamento dell´inglese, proposto in campagna elettorale come vistoso segno della modernizzazione della nostra scuola. E ancora: ridotto, con gran danno delle madri che lavorano, il tempo pieno, assoluta incertezza per l´avvenire dei ragazzi che hanno finito le medie e che non sanno più a quale scuola iscriversi.

E sul fronte sindacale, caos tra i precari, migliaia di cattedre eliminate, stato di agitazione già proclamato dai dirigenti scolastici. La riforma insomma non c´è. Non ci sono i decreti attuativi. Non ci sono i soldi. Ma ieri all´improvviso i soldi si sono trovati. Non per l´inglese. Non per il tempo pieno. Non per i precari. Ma per finanziare la scuola privata.
Il decreto con il quale si mettono a disposizione del ministero 30 milioni di euro l´anno, per tre anni, da assegnare alle famiglie che - quale che sia il loro reddito - scelgano, per i propri figli, una scuola privata anziché la scuola pubblica è stato approvato ieri. È una misura con la quale il governo risponde ad una richiesta che gli è giunta, ripetutamente, da ambienti vaticani e dall´Udc, il partito più inquieto della sua maggioranza. Trenta milioni di euro l´anno possono considerarsi, tutto sommato, un prezzo equo se, in una situazione politica così turbolenta, può garantire alla maggioranza la benedizione del cardinale Ratzinger e il sostegno dell´on. Follini.
E non si tratta, si badi bene, di un aiuto alle famiglie a più basso reddito, come in un primo tempo si era ipotizzato. Ma di un contributo-spese per tutte le famiglie che scelgano la scuola privata anziché quella pubblica. Siamo dunque, paradossalmente, di fronte a una discriminazione, ad una misura cioè che punisce coloro che mandano i propri figli alla scuola pubblica (e che per le spese per questo sostenute non avranno né aiuti né rimborsi) a favore di coloro che, quale ne sia il reddito, preferiscono la scuola privata.
Si tratta, insomma, in modo esplicito, di un finanziamento alle scuole private, da tempo in crisi. La percentuale degli iscritti a queste scuole che si aggirava, qualche anno fa, attorno al 15 per cento degli studenti è scesa di qualche punto. La scuola pubblica, pur meno dotata di servizi (piscine, campi da tennis, ecc.) finora ha vinto la gara, non perché gratuita ma perché più seria e pluralista, un luogo nel quale vengono messe a confronto opinioni e tesi diverse, aperto al dibattito e al confronto. Ed è di questo, tutto sommato, che i giovani hanno bisogno nel periodo delicato della loro formazione.
La decisione del governo si configura dunque come una scelta, insieme di natura economica (aiuto alle scuole private), politica (ricerca del sostegno del mondo cattolico) e ideologica. Con la formula dell´aiuto e del rimborso delle spese sostenute dalle famiglie si intende infatti superare il divieto che la nostra Costituzione esplicitamente oppone al finanziamento delle scuole private. Su questo scoglio, dell´articolo 33 della nostra Costituzione, inciampò e cadde nei lontani anni ´60, un governo dell´on. Moro. Anche, va ricordato, per l´opposizione tenace dell´alleato socialista.
Eravamo dunque più laici allora di oggi? Eravamo più laici sotto il regime democristiano, nella tanto deprecata Prima Repubblica, che oggi? Alle volte persino questo dubbio sembra legittimo. E non vediamo, tra gli alleati di Berlusconi e i componenti della Casa delle Libertà, molti laici (o socialisti) disposti a battersi, come i socialisti di allora, per la difesa della scuola pubblica, in nome della laicità dello Stato, un principio che, del resto, è stato sottoposto, come la nostra Costituzione, a tanti strappi, lacerazioni e correzioni da far temere sempre ulteriori strappi, lacerazioni, correzioni.

MIRIAM MAFAI