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Anche il Parlamento si accorge della inadeguatezza delle misure del Governo su occupazione e sostegno al reddito

Passa alla Camera, con voto unanime, la mozione Pezzotta (UDC) su riforma, esigibilità ed estensione degli ammortizzatori sociali. Per Damiano (PD) ci vogliono misure più radicali per sostenere reddito e occupazione. Le critiche della CGIL al decreto anticrisi e al Libro bianco del Governo. Altro che politiche neoliberiste qui ci vogliono più diritti e più tutele.

21/07/2009
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Che a fine anno il nostro Paese avrà una forte contrazione del reddito e dell'occupazione e che, di conseguenza, il prossimo autunno sarà molto pesante per le famiglie, per i lavoratori e per le stesse imprese più che una semplice previsione è una amara certezza.
Quello che ci aspetta al ritorno dalle vacanze, per chi se le può permettere, sarà, purtroppo, una triste realtà.

Le scelte compiute dal Governo – sono praticamente rimasti solo Berlusconi e Tremonti ad essere ottimisti – non sono state sicuramente all'altezza per fronteggiare una crisi così profonda e così ampia sia dal punto di vista del sostegno alla domanda, sia dal punto di vista della politica industriale, sia dal punto di vista del sostegno al reddito e all'occupazione.

Come ampiamente segnalato da più fonti, non solo sindacali ma anche di parte padronale, lo strumento degli ammortizzatori in deroga, varato dal Governo, per far fronte alle crisi aziendali e occupazionali, è risultato essere largamente insufficiente sia dal punto di vista finanziario – le risorse stanno per esaurirsi - sia sotto l'aspetto del sostegno al reddito e all'occupazione per un numero sempre più crescente di lavoratrici e lavoratori espulsi ogni giorno dal ciclo produttivo e per la platea crescente di lavoratrici e lavoratori precari che non possono accedere a tale strumento.

Ora più che mai si richiede al Governo, per fronteggiare questa crisi gravissima, di imboccare la via di una estensione e di un allargamento universale degli ammortizzatori sociali.

Di questo se ne è accorto lo stesso Parlamento che nella seduta della Camera del 15 luglio scorso ha approvato, tra le altre, la mozione dell'on.le Pezzotta (UDC) sugli ammortizzatori sociali che mette in chiara evidenza, qualora ce ne fosse bisogno, l'insufficienza delle misure adottate dal Governo, giudicate tampone, comprese quelle dell'ultimo decreto anticrisi.

Con la sua mozione, approvata con voto unanime, l'on.le Pezzotta impegna il Governo a porre in essere le iniziative adeguate che valorizzino il confronto tra Governo e parti sociali, in maniera tale da consentire un chiaro indirizzo per una riforma strutturale del sistema degli ammortizzatori sociali; che garantiscano a tutti i subordinati il ricorso agli ammortizzatori sociali; che migliorino le tutele per i parasubordinati, ampliando le possibilità di accesso alle misure previste; che tutelino le situazioni di sospensione e perdita del lavoro; che rendano finanziariamente sostenibile la riforma anche attraverso un sistema misto ove concorrano anche gli enti bilaterali.

Si tratta, come si può dedurre, non solo di un'ammissione implicita dell'inadeguatezza delle misure governative adottate, ma soprattutto del riconoscimento, anche da parte dello schieramento di maggioranza, di un'emergenza e, quindi, di un'esigenza di intervenire per far fronte ai problemi occupazionali e reddituali posti dalla crisi indipendentemente dal Sacconi pensiero.

Nel presentare la sua mozione, respinta a maggioranza dall'assemblea, l'on. Damiano (PD) ha sottolineato che con il perdurare de "…l'inazione o la frammentarietà delle misure fin qui varate si rischia di far ricadere esclusivamente sui lavoratori e, in particolare, sui lavoratori più deboli, quali risultano i lavoratori precari e i lavoratori delle imprese artigiane e delle piccole imprese, gli effetti della crisi economica".

Da qui l'invito al Governo ad adottare misure più radicali quali l'istituzione di un assegno mensile di disoccupazione per tutti i lavoratori attualmente esclusi pari al 60% della retribuzione, l'estensione a tutti i lavoratori delle tutele della cassa integrazione e a procedere, con il consenso della parti sociali, al varo di una riforma universalistica del sistema.

Insomma non solo il mondo del lavoro, le parti sociali, l'opinione pubblica ma lo stesso Parlamento, con toni più o meno diversificati, chiede a questo Governo un cambiamento radicale di rotta sul sostegno all'occupazione e al reddito tale da consentire a chi perde il lavoro la protezione necessaria per affrontare la crisi. E la via non può che essere quella, già indicata a suo tempo anche dalla CGIL, di una riforma che estenda in maniera veramente universale, quindi a tutti i lavoratori, il sistema degli ammortizzatori e soprattutto che ci siano risorse finanziarie certe, consistenti ed effettivamente esigibili. Ora ci aspettiamo che dalle parole si passi rapidamente ai fatti.

Lo stesso piano anticrisi sia sotto gli aspetti mercato-lavoristi sia sotto quelli relativi agli interventi nel pubblico impiego e nella scuola recentemente varato dal Governo, proprio perché va in tutt'altra direzione, risulta del tutto inadeguato ad affrontare i problemi che oggi investono in modo particolare il mondo del lavoro pubblico e privato .

Il paradigma neoliberista, che ci ha portato all'attuale crisi, fondato sul corollario che identifica nella crescente disuguaglianza la condizione della crescita, è risultato del tutto fallimentare. Oggi per uscire dalla crisi occorre un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che ponga al centro la persona a partire dal ruolo e dalla dignità del lavoro.

Questa affermazione di principio rischia, però, di cadere nel vuoto se non si rilancia la sfida della riforma del sistema delle tutele e dei diritti nel senso della loro generalizzazione ed universalizzazione che si contrapponga, in modo efficace, all'idea di società elaborata dal Governo con il Libro bianco.

È su questo terreno che il mondo del lavoro, i lavoratori, la CGIL, le altre organizzazioni sindacali e i partiti progressisti dovranno cimentarsi nei prossimi mesi per far uscire il nostro paese dalla crisi e determinare, contestualmente, condizioni di uno sviluppo economico e sociale all'insegna dei diritti e delle tutele per una società più eguale e più inclusiva.

Roma, 21 luglio 2009