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Conoscenza e precarietà: appello di Pantaleo alle istituzioni e alla politica

Il futuro dei lavoratori precari della conoscenza è il futuro dell'Italia. Il 10 aprile 2013 presidio nazionale al MIUR con la FLC CGIL.

04/04/2013
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Da anni in Italia si assiste ad un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro di centinaia di migliaia di donne e uomini. Lavoratrici e lavoratori come tutti noi che con stipendi miseri non riescono ad arrivare alla fine del mese, che vivono il presente con ansia e il futuro come permanente incertezza.

Diritti negati, protezioni sociali inesistenti, l'impossibilità di programmare una propria vita, il continuo vivere senza un'occupazione stabile e duratura: tutte condizioni che oggi accomunano intere generazioni. È il prezzo pagato alle politiche neoliberiste che hanno trasformato il lavoro in merce e che hanno fatto prevalere gli interessi del mercato sul benessere delle persone.

È in questa breve sintesi il contenuto della lettera, pubblicata di seguito, che Domenico Pantaleo ha inviato ai neo eletti alla Camera e al Senato.

Il Segretario generale della FLC CGIL nel ricordare l'appuntamento del 10 aprile con il presidio sotto il Ministero dell'Istruzione, sottolinea anche che per superare la precarietà "serve una vasta rete di alleanze sociali e politiche. Il conflitto, la funzione dei corpi intermedi e dei movimenti sono decisivi per ridare un senso alla rappresentanza politica e sociale".

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Care neo elette, cari neo eletti alla Camera e al Senato,
Presidente della Camera, Laura Boldrini e Presidente del Senato, Piero Grasso,

la politica è stata assente per più di un decennio, non si è mai posta il problema del precariato, e lì dove è intervenuta ha solo peggiorato le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.

Parole come responsabilità, meritocrazia, sacrifici sono diventate macigni sulla testa di una intera generazione che ha visto la propria dignità mortificata e la propria vita precarizzata in nome di una crisi finanziaria che andava affrontata in modo radicalmente diverso rispetto alle devastanti politiche di austerità.
La politica negli ultimi anni ha tagliato le risorse alla Scuola, all'Università, alla Ricerca, all'AFAM. In realtà dietro quei tagli vi era una idea inaccettabile di società che anziché superare le enormi disuguaglianze ha riproposto una divisione di classe non garantendo più a tutti il diritto al Sapere. Non si è voluto prendere atto che il vecchio modello di sviluppo e le enormi disuguaglianze sono state le vere cause della crisi. Ci vuole una nuova visione del futuro del Paese e dell'Europa partendo dal valore del lavoro.

Noi che lavoriamo all'interno dei luoghi della conoscenza proviamo sempre a dare senso alle parole e crediamo che essere responsabili oggi significhi assumersi l'impegno di dare delle risposte chiare alle tante donne e ai tanti uomini che oggi sono fuori dal mercato del lavoro, a chi non riesce ad entrarci, a chi rischia di essere condannato a una condizione di povertà, a chi viene escluso dalle tutele e dai diritti sociali.
Il diritto al sapere e al lavoro sono i moderni beni comuni per garantire ad ogni persona effettiva libertà e non essere costretti a subire umiliazioni e ricatti.

Per questi motivi, noi che ci impegniamo nella FLC CGIL lanciamo per il 10 aprile un presidio nazionale sotto il Ministero dell'Istruzione. Non vogliamo un'iniziativa di parte perché siamo convinti che per superare la precarietà serve una vasta rete di alleanze sociali e politiche. Il conflitto, la funzione dei corpi intermedi e dei movimenti sono decisivi per ridare un senso alla rappresentanza politica e sociale.

Non vogliamo più avere a che fare con i tanti Berlusconi, Gelmini, Tremonti, Brunetta, Monti, Profumo, Fornero che della Conoscenza e dei Saperi hanno fatto carta straccia e del diritti dei lavoratori macelleria sociale.

Occorre un impegno civile di tutti i cittadini che hanno a cuore la sostenibilità sociale e ambientale e che vogliono ricostruire un nuovo patto intergenerazionale.
È necessario impegnarsi perché i precari siano rappresentati nei luoghi di lavoro perché senza Democrazia la politica resta vecchia, il Lavoro perde valore e le persone sono più sole.
È necessario investire in Conoscenza e in Ricerca, avviare piani di stabilizzazione dei precari e aumento degli organici nelle scuole, università, enti di ricerca e AFAM. I tagli della legge 133/08 devono diventare un lontano ricordo e per questa ragione la FLC CGIL ha proposto un piano d'investimenti aggiuntivi di 20 miliardi in cinque anni.
Bisogna ridare centralità al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro perché non è più possibile avere dei luoghi in cui convivono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Ferie, malattia, maternità, orari di lavoro non devono essere più una chimera per chi non ha un contratto a tempo indeterminato. Ma noi vogliamo andare oltre prevedendo che i processi di stabilizzazioni possano essere affidati anche alla contrattazione.
È fondamentale applicare gli articoli 3 e 34 della nostra amata Costituzione attraverso una legge quadro per garantire l'accesso all'Istruzione alle persone prive di mezzi perché tutti i cittadini abbiano il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Lo studente è una risorsa su cui investire, non su cui speculare; non può essere trasformato in debitore dello Stato attraverso il prestito d'onore.

Non è più rinviabile l'introduzione di un progetto esteso ed inclusivo di welfare e tutele sociali per tutti i precari. L'universalizzazione di Aspi e miniAspi e l'introduzione di un reddito minimo garantito sono misure oggi necessarie per rimuovere le disuguaglianze esistenti nel mondo del lavoro e per affermare la piena autonomia sociale di un intero popolo di sfruttati.

Il 10 aprile sarà per noi l'ennesima occasione di ribadire alla Politica e alle Istituzioni la necessità di un radicale cambiamento per uscire dalla crisi. L'esito del voto del 24 e 25 febbraio segna una nuova fase nella quale deve essere sanata la frattura tra condizione sociale e rappresentanze politiche e sociali. La FLC CGIL che è stata in campo in questi anni per ricomporre le diverse condizioni di lavoro nei comparti della Conoscenza intende raccogliere questa sfida. Noi non abbiamo modificato valori e coerenze! Ma è anche la “politica” che deve cambiare passo per trasformare il Paese. Se il lavoro non c'è o è precario non ci potrà mai essere giustizia sociale e si allargherà la sfiducia nelle istituzioni e nei partiti che rimangono l'architrave della democrazia.

Domenico Pantaleo,
Segretario Generale FLC CGIL