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Decentramento dello Stato: salta un’altra scadenza?

Con il 1° settembre 2002 doveva trovare applicazione nel settore dell’istruzione il Decreto Legislativo n°112 del 31 marzo 1998

26/08/2002
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Con il 1° settembre 2002 doveva trovare applicazione nel settore dell’istruzione il Decreto Legislativo n°112 del 31 marzo 1998, "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59", che prevede il decentramento di numerose ed importanti materie ai livelli regionali, provinciali, comunali.

Nulla si conosce circa eventuali atti applicativi predisposti in questi mesi dal MIUR e tutto questo silenzio lascia intendere che, con forte probabilità, la data del 1° settembre non verrà rispettata.

Per questa ragione abbiamo iniziato questo commento scrivendo “… doveva…”.

Al riguardo la Cgil e la Cgil Scuola hanno scritto una lettera al Presidente della Conferenza dei Presidenti delle regioni, all’Unione Province e all’Associazione dei Comuni, ai Ministri interessati per sottolineare:

- la necessità che le scadenze previste dal D.L.vo n°112 siano rispettate onde evitare che aumenti la confusione sui referenti istituzionali e sulle competenze;

- l’opportunità che si attivi un tavolo di confronto anche con i sindacati di categoria per affrontare i problemi gestionali derivanti dal decentramento;

- l’esigenza che le Regioni assumano l’unitarietà delle ragioni fondanti del sistema scolastico come un vincolo di carattere costituzionale e, pertanto, non diano la loro disponibilità ad accordi separati fra Regioni e MIUR su questioni che riguardano l’assetto complessivo dell’istruzione.

Noi riteniamo che la dimensione dell’istruzione, e quindi la funzione della scuola, debba essere nazionale perché unitarie sono, e devono rimanere, le radici culturali e sociali del nostro Paese.
Per questa ragione abbiamo espresso il nostro parere contrario a soluzioni che abbiamo giudicato sbagliate nell’elaborazione della Bicamerale fatta nel 1998 in relazione all’assetto dell’istruzione.
Per la stessa ragione siamo contrari al progetto di devolution presentato dall’on.Bossi (il cui esame inizierà a Settembre al Senato) che, consegnando la scuola alle regioni, cancella ogni tratto di identità del nostro Paese, proprio quando il prossimo appuntamento è rappresentato dalla costruzione dell’Europa della cultura e del sapere.
Contestualmente avversiamo la pratica neocentralistica che caratterizza questo Governo, in particolare nella gestione dell’istruzione.
Negare un ruolo al territorio ed ai poteri del territorio nel determinare le condizioni di riferimento della scuola è una pratica sbagliata, per la scuola innanzitutto.
La dimensione nazionale è, per alcune materie, falsamente rassicurante; anzi la vera faccia dell’attuale neocentralismo è affermare il controllo politico sulle decisioni dei livelli decentrati.
Un esempio lo ricaviamo dalla cronaca di questi giorni: se la competenza del dimensionamento della rete scolastica fosse ancora in capo al Ministero l’elenco di circa 2000 scuole, giudicate “sottodimensionate”, reso noto a metà luglio dal MIUR avrebbe sortito una riduzione, con una decisione incurante delle peculiarità dei contesti territoriali.

Oggi non è così. Anzi il MIUR, se non vuole aprire uno scontro frontale con le regioni, deve confrontare le sue proposte con altri punti di vista.

Noi riteniamo che le competenze rilevanti contenute nel Capo III del D.L.vo 112 vadano trasferite nell’interesse della scuola.
Ogni rinvio non farebbe che premiare il neocentralismo ministeriale. Premierebbe anche quanti, fra gli Enti territoriali, vogliono un ruolo delle autonomie locali pigro nell’assunzione di responsabilità vere rispetto alle scuole ma pronto ed interessato al controllo sul personale e sui programmi d’insegnamento, non rispettoso dell’autonomia costituzionale della nostra scuola.

Roma, 26 agosto 2002