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Strage di Brescia 28 maggio 1974-2008: una testimonianza lunga 34 anni, una comune memoria nel segno dell'antifascismo

Il programma delle iniziative per non dimenticare.

28/05/2008
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Programma delle iniziative

Delle otto vittime della strage fascista di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974 cinque erano insegnanti: Livia Bottardi, Giulietta Banzi, Clementina Calzari, Alberto Trebeschi, Luigi Pinto, assassinati con Bartolomeo Talenti, Euplo Natali, Vittorio Zambarda.

Il recente rinvio a giudizio di noti esponenti del fascismo di allora e di altri collusi con i servizi segreti deviati rappresenta, per tutti i cittadini, una conferma di quanto già acquisito dalla verità storica, dalla consapevolezza civile che, da subito, seppe identificare le responsabilità politiche del gesto criminale promuovendo una reazione collettiva caratterizzata da enorme consapevolezza di quanto stava avvenendo.
Incontrarsi nella memoria dopo trentaquattro anni rappresenta per noi, per la città, un gesto di comune appartenenza che ha permesso e permette di dare alla ritualità della ricorrenza un valore ogni anno diverso in grado di condividere con le nuove generazioni legami per una solidarietà rinnovata.

Questo avviene poiché la strage era anch'essa "consapevole", non scelleratamente indistinta nel terrore come sui treni, nelle stazioni, nelle banche, per strada.
L'atto era direttamente rivolto contro le lavoratrici ed i lavoratori, contro il sindacato che quel mattino, a fronte del reiterarsi di attentati nella città aveva deciso di guidare la risposta civile con una manifestazione antifascista.

Ma quel sentire comune che oggi vive in tutti è stato nutrito, in questi anni, anche attraverso la restituzione, in testimonianza, in ricerca, della vita delle vittime attraverso quel passaggio indispensabile che è la sofferenza, il dolore dei familiari.

Così è stato possibile conoscere la vivacità con la quale quelle donne e uomini insegnanti:

  • indagavano nuove metodologie didattiche capaci di tradurre l'assunto di una scuola democratica,

  • sviluppavano raffinati studi e ricerche destrutturando e ricomponendo campi dei saperi,

  • curavano nel dettaglio il rapporto con gli allievi, descrittori tutti questi della passione per l'insegnamento. Passione che li accomunava nella discussione, nello scambio e dunque nella presenza quel giorno.

L'idea della politica scolastica era costruita sul collante delle condizioni materiali: il precariato degli insegnanti non era "altra cosa" rispetto al diritto allo studio gratuito per i figli dei lavoratori.

Da ciò dipendeva la scelta limpida del sindacato, il luogo ideale per dare significato a quello slancio, la conseguente iscrizione all'allora nascente sindacato della scuola CGIL del quale erano dirigenti.

Questo avveniva entro un contesto che sembrava offrire nuove speranze: erano appena stati pubblicati i decreti delegati che sancivano la necessità di rendere vicendevole lo scambio tra scuola e società per rilanciare la vitalità democratica di entrambe.
Ma, ancora, questo non appariva loro sufficiente.

Insieme quelle compagne e compagni erano promotori di iniziative di approfondimento culturale e politico su temi allora "scomodi": la presenza delle donne, la loro volontà di decidere sul tema del divorzio, allora contingente, doveva amplificarsi in un progetto più ampio di diritti ed eguaglianza.
Questa loro giovane vitalità che si arricchiva con contaminazioni del linguaggio del cinema, con gli stimoli di pubblicazioni irrituali da diffondere, li ha facilmente, per noi allora, accomunati ad altri giovani che per la dignità, la giustizia, la libertà erano stati uccisi anni prima dallo stesso fascismo.

L'oggi è fatto di tentazioni violente: il desiderio mai sopito di coloro che vogliono riscrivere i libri di storia con l'intento di rimuovere le responsabilità, così come si fece scientemente lavando immediatamente Piazza della Loggia perché i frammenti di bomba erano impronte degli assassini.
L'intento, ormai non più celato da alcun pudore, è quello di costruire esclusione, di immaginare una società fondata su modelli di certezza che poggino su un'individualità sempre più contratta, fortemente diseguale, gerarchicamente organizzata, intimamente autoritaria, molte volte esplicitamente fascista nei fatti e non solo nei simboli.

Per noi che riteniamo la conoscenza, il suo piegarsi al riconoscimento e alla comprensione degli altri, la gioia che deriva dall'approccio ai saperi, l'azione quotidiana del lavoro come condizione qualitativamente esclusiva dell'affermarsi della persona, la condivisone delle riflessioni per promuovere la giustizia sociale agendola con coerenza quali momenti, variamente articolati, di uno stesso agire politico è agevole riconoscere che ci sono motivi sufficienti per rinnovare le ragioni del nostro impegno con la presenza in Piazza della Loggia, ogni giorno nelle scuole, negli atenei, nei laboratori: per questo testimoni di memoria, antifascisti.

Roma, 28 maggio 2008