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Due pesi e due misure: i docenti di religione in ruolo, gli altri precari nei guai

Comunicato stampa di Enrico Panini

15/07/2003
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Comunicato stampa di Enrico Panini

Oggi la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente una legge che immette in ruolo, primo caso nella storia italiana, personale che insegna una materia facoltativa (religione cattolica) e che ha potuto lavorare solo grazie all’idoneità attribuita discrezionalmente dal vescovo sulla base di regole che non sono quelle definite dalla nostra Repubblica ma da un altro Stato.
Il Governo ha scelto di stravolgere le regole che governano il mercato del lavoro nella scuola, ha abdicato alle proprie responsabilità in particolare per quanto riguarda la non discriminazione in materia di assunzione, ha dimostrato che i problemi di spesa che impedirebbero (a detta del MIUR) le immissioni in ruolo agiscono discrezionalmente in quanto valgono solo per i soliti noti, i precari dello stato!
La legge appena approvata è iniqua e destinata a modificare rapidamente la stessa platea dei docenti in servizio grazie alle tante possibilità previste nell’articolato, dopo che un insegnante di religione sarà immesso in ruolo.
La Cgil Scuola intende difendere tutti i lavoratori, ma si oppone con fermezza allo stravolgimento delle regole e alla riduzione della dimensione laica della nostra scuola.

Contemporaneamente, per gli altri precari della scuola, cioè quelli che hanno insegnato materie obbligatorie e che sono stati nominati supplenti in rigoroso ordine di graduatoria, neanche uno straccio di immissione in ruolo, nonostante siano disponibili decine di migliaia di posti vacanti.

Inoltre, il caos è alle porte considerato che il TAR Lazio ha dato torto, e non poteva essere diversamente, su una serie di ricorsi, per l’ennesima volta, al MIUR.
Da quando due anni fa, il Governo ha debuttato unificando, per avvantaggiare le scuole private, le ultime fasce delle graduatorie permanenti ed ha equiparato i punteggi per il servizio fra scuola pubblica e scuola privata è successo di tutto.
Decine di ricorsi al TAR persi dal Ministero, scelte contraddittorie assunte di volta in volta a distanza di pochi mesi, graduatorie fatte e disfatte più volte per esclusiva responsabilità politica.
Sono riusciti a buttare nel caos tutto e a fare “litigare” tutti contro tutti.
Un altro esempio di irresponsabilità che colpisce duramente i diritti dei lavoratori più deboli (i precari) e le loro aspettative, che introduce incertezza e paralisi nelle operazioni di avvio dell’anno scolastico, che sancisce definitivamente la condanna della saccenteria e del pressappochismo.
Peccato che a pagare queste scelte siano sempre e solo coloro che a scuola lavorano e coloro che la scuola la frequentano.

Roma, 15 luglio 2003