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Esami di Stato: resta il nodo delle prove INVALSI e della nuova alternanza (PCTO)

Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

30/01/2020
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Roma, 30 gennaio - La ministra Azzolina ha appena annunciato le materie della seconda prova degli Esami di Stato, la prova che caratterizza i diversi settori di studi.

Abbiamo già espresso il nostro apprezzamento per la scelta di reintrodurre la traccia di storia tra le prove della maturità, riteniamo lo studio della storia, in particolare quella del ‘900, una importante chiave di lettura e uno strumento di partecipazione alla vita sociale per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, tanto più necessaria in un'epoca come questa caratterizzata dalla recrudescenza dei peggiori fascismi e razzismi.

Così come condividiamo l’eliminazione del sistema delle tre buste chiuse per la prova orale, sistema che marcava una separatezza tra docente e studente, una asettica imparzialità che non coglieva il senso della relazione educativa che i docenti si sforzano di realizzare ogni giorno in classe.

Restano però due grossi nodi per i quali chiediamo un intervento immediato della ministra: l'obbligatorietà delle prove INVALSI e dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, oggi PCTO, come requisiti di accesso all'esame. Chiediamo che vengano esclusi sia dall’esame che dalla costruzione del curricolo dello studente.

Non spetta all’INVALSI la certificazione delle competenze di uno studente che spesso durante il corso di studi sperimenta una didattica del tutto diversa da ciò che viene proposto nelle prove. E non può essere requisito d’accesso un'esperienza di alternanza che tante volte è una “scatola vuota”, organizzata dalle scuole solo per corrispondere alle indicazioni ministeriali e non ad un autentico percorso di crescita.

Questi due elementi, da sempre discussi dal punto di vista didattico e oggetto di polemiche e contestazioni da parte di docenti e studenti, vanno rivisti coinvolgendo in un ampio dibattito tutto il mondo della scuola, che è quello che dà sostanza e vita alle riforme e che dunque non può subirle come imposizioni dall'alto.