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Giornata dell'indignazione, cresce la richiesta di cambiamento

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

11/10/2011
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Il 15 ottobre, nella giornata internazionale dell'indignazione, deve alzarsi forte la richiesta del cambiamento. Bisogna farlo con la forza della ragione e con la mobilitazione non violenta delle tante soggettività sociali.

Indignarsi è importante ma non basta; occorre costruire un'altra visione del mondo cancellando i dogmi del liberismo che stanno massacrando le nuove generazioni. Il mondo non può essere più governato come un grande mercato nel quale si difendono rendite finanziarie e speculazione e si uccidono il lavoro e le protezioni sociali. Per uscire dalla crisi c'è bisogno di investire risorse nei beni comuni, nella sostenibilità ambientale e ridistribuire la ricchezza sempre più concentrata in poche mani. 

Le condizioni del lavoro non possono diventare una variabile del mercato. Cancellare l'art. 8 della manovra finanziaria, rafforzare la contrattazione collettiva, superare la precarietà, garantire il diritto al lavoro e nel lavoro, bloccare i licenziamenti sono le condizioni necessarie per restituire dignità, autonomia e libertà alle lavoratrici e ai lavoratori. Porre la questione di un reddito di base può essere un fatto concreto per ridare la speranza di un futuro migliore alle nuove generazioni escluse dal lavoro, dal diritto allo studio e dal Welfare e alle quali si pretende di far pagare i costi della crisi. Bisogna riconquistare la sovranità dei popoli e delle istituzioni perché la crisi economica determina la crisi della democrazia con la sudditanza della politica ai mercati. La verità è che l'attuale modello di sviluppo non è più in grado di garantire né crescita e né benessere delle persone.

Per queste ragioni bisogna opporsi ai ricatti della Bce che ripropone la riduzione degli stipendi pubblici, privatizzazioni, la svendita del patrimonio pubblico e licenziamenti più facili. Sono le stesse ricette che hanno devastato la Grecia e che s'intende imporre al nostro Paese approfittando di un Presidente del Consiglio inaffidabile, incapace di fronteggiare la crisi e moralmente impresentabile. Berlusconi e il Berlusconismo devono essere licenziati per salvare l'Italia dal baratro. 

Bisogna investire in conoscenza per garantire maggiore uguaglianza ed una idea di sviluppo basato su fattori qualitativi. Istruzione, formazione e ricerca sono anch'essi beni comuni e quindi non possono essere oggetto di chiusura proprietaria. In questi anni ci siamo opposti alle controriforme epocali della Gelmini che con i tagli hanno mirato a privatizzare i saperi a partire dalla messa in discussione del diritto allo studio. Costruiamo dal basso le riforme vere dei settori della conoscenza ripartendo dal diritto universale al sapere.

La giornata del 15 ottobre può essere un'ulteriore occasione per ricostruire le fondamenta collettive e democratiche nella società, riappropriandosi di quegli spazi pubblici dentro i quali pensare ed agire per l'alternativa.