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ENEA: continuano assegnazioni d’incarichi e relative responsabilità con procedure molto discutibili

Si confermano le critiche da parte della FLC CGIL.

16/07/2018
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Il comma g dell’articolo 68 comma 4 del contratto 2016-2018 riguardante materie di contrattazione nelle relazioni sindacali, recita:

g) i criteri per l'attribuzione delle indennità correlate all'effettivo svolgimento diattività comportanti l'assunzione di specifiche responsabilità.

Ma non vi è traccia minima, anche per tutti gli ultimi provvedimenti assunti dall’Ente, di alcuna contrattazione avvenuta sui criteri per l’attribuzione delle indennità di responsabilità. Parliamo, appunto, di una modalità di contrattazione inserita nel nuovo contratto, quindi distinta da quella della procedura di mera informazione, anche perché riguardante retribuzione accessoria, peraltro in ENEA con importi di rilievo. Una modalità che presuppone sulla materia una parità di ruolo al tavolo e anche la necessità di accordi da sottoscrivere, ma ignorata dal vertice dell’Ente. Una modalità d’altro canto voluta proprio dalla Funzione Pubblica all’interno dei contratti al fine di contrastare nella P.A. pratiche improprie diffuse, ben oltre quelle eclatanti che finiscono sulla stampa quotidiana, nell’uso della discrezionalità nella gestione di risorse pubbliche.

Proprio ieri si leggeva una dichiarazione di un neoministro sulle ormai indispensabili verifiche nell’utilizzo delle funzioni direttive all’interno della P.A.. Mentre un rappresentante della Lega in Commissione Cultura, a nostro parere impropriamente, ha parlato a proposito degli enti controllati dal MIUR di risorse del fondo ordinario utilizzate in “poltronificio”. L’ENEA, che ha superato di tre volte la media di incarichi del CNR, due volte quelle dell’INFN, ecc., e al 90% di essi senza seguire scrupolosamente le norme previste dalla stessa legge Brunetta nonché dalla Madia per la loro assegnazione, dovrebbe intraprendere tutt’altra strada dell’attuale, non solo quantitativamente, ma anche perché i centri di ricerca presenti nel territorio nazionale con le loro attività progettuali sono delegittimati da una concezione tutta centralistica.

Ma nemmeno negli aspetti d’informazione per i provvedimenti di competenza dell’amministrazione si è stati coerenti con le disposizioni della FP. Laddove, anche nell’ambito della discrezionalità, è previsto che essa debba essere preventiva ed esaustiva, atta a far comprendere l’insieme delle motivazioni e ripercussioni dei processi.  

Comunemente le OO.SS. hanno espresso perplessità, dubbi, rilievi sul modo di procedere in quello che viene chiamato processo di “manutenzione”,  che appare non un processo episodico, ma  una sequenza continua di provvedimenti che presuppongono azioni di ristrutturazione o di adattamento spesso finalizzate a mere promozioni di singoli dipendenti, sostanzialmente per risvolti economici, apparentemente formulati come ridefinizione dei ruoli svolti.

Ma le osservazioni critiche delle OO.SS. non si sono concentrate tanto e solo sui metodi degli incontri,  ma sul fatto che questi ragionamenti e processi vengono determinati nelle poche stanze dei vertici. Si tratta di provvedimenti che hanno invece un impatto diretto sul modo di operare dei lavoratori della ricerca, essendo l’ENEA non già un luogo di lavoro fordista, ma uno nel quale i lavoratori dovrebbero essere resi consapevoli delle modalità con cui operare e anche dire la propria, no, non è un bestemmia, nella conduzione degli specifici ambiti di attività e dell’impatto delle scelte fatte sull’insieme dei colleghi. 

L’Unità di Studi è indicativa, in proposito, e la questione è stata già sollevata. Se ne parla, paradossalmente, ormai da due mesi. Ci si trova, per cercare una soluzione credibile per delegittimare la situazione attuale di quest’unità, addirittura in un clima di continue giravolte e ripensamenti nelle stanze dei decisori al punto che nemmeno l’informazione che viene data alle OO.SS. riesce a starne al passo. Infatti, già circa due mesi fa si era annunciato di essere in procinto di alcuni ritocchi in quell’unità, salvo poi scoprire, poco dopo, che non erano più limitati ritocchi, ma, di fatto, un declassamento sostanziale, in sostanza una liquidazione, con la sua trasformazione in mero servizio alle dipendenze dell’organo di vertice. Tutte le OO.SS hanno protestato per una  informazione non conforme a quanto veniva successivamente comunicato al personale. Ma ancora il 26 giugno scorso le OO.SS. venivano nuovamente informate che l’unità suddetta non si scioglieva, anche se veniva ridimensionata a Unità di secondo livello. La relativa indennità di primo livello, denominata contrattualmente di particolare rilievo, sarebbe così stata trasferita, insieme a quella della disciolta Unità dei Certificati Bianchi, alle due nuove Divisioni del Dipartimento Efficienza Energetica.Il contenuto di quanto riferito è confermato da tutte le sigle sindacali, ma si realizza invece un altro contraccolpo che è comunicato subito dopo al personale.

L’Unità Studi, infatti, risorge, resta di primo livello, ma con un’altra sigla e in questo modo si vorrebbe giustificare formalmente e finalmente il voluto cambio del responsabile. Come tutti potranno verificare, se si mettono a confronto le declaratorie della soppressa Unità e quella che si fa risorgere con una pomposa nuova sigla vi sono cambiamenti limitati, non tali da giustificare rivoluzioni formalistiche. Incrementi o riduzioni di compiti o di personale non hanno mai determinato azzeramenti pretestuosi. Per esempio, come già avvenuto in Dipartimenti, sono annunciati ora ritocchi all’Unità di gestione amministrativa, ma a nessuno è venuto in mente di azzerare Unità e responsabili. Curiosamente, comunque, nel confronto tra declaratorie passate e future dell’Unità Studi, si nota che scompaiono proprio i collegamenti con le associazioni energetiche.  Chissà perché proprio quest’aspetto, tra tutti,  si è ritenuto sforbiciare!

Non solo, ma s’indice una procedura selettiva, preceduta come si è visto da una informazione diversa da quella effettivamente avvenuta, con una tempistica da vero blitz, che non trova precedenti. Tre giorni lavorativi come tempo per fare la domanda di partecipazione! Procedura tambur battente, tutto predisposto accuratamente, e quindi prova finale colloquio dopo soli altri quattro giorni lavorativi. Evidentemente non si prevedono numerose candidature di rilievo, fatto curioso giacché si prevede per il suddetto incarico un importo d’indennità pari a oltre due passaggi di livello. 

I titoli richiesti, poi, ancora una volta richiamano incarichi di responsabilità precedenti, requisito non in sintonia con quanto stabilito dallo stesso Decreto Madia, il quale evidenzia appunto regole opposte, giacché dare priorità a chi ha avuto incarichi alimenta autoreferenzialità e continuismo della gestione, a prescindere, quindi, dai risultati e dall’attinenza con ciò che ci si aspetta. Ma, poi, comunque, oltre i titoli, vi sarà il colloquio sulle “capacità manageriali” ( per l'Unità di studi ?!?) che si pensa di individuare a tavolino con qualche domanda ad hoc. Il punteggio del colloquio è tale da ribaltare quello degli altri requisiti, e quindi determinarne l’esito. Un esito che dipende quindi, di fatto, dalla Commissione nominata, anzi, in questo caso, autonominatasi. Infatti, abbiamo una commissione che non garantisce il minimo sindacale nell’imparzialità dovuta, blindata con un Responsabile esterno che viene utilizzato costantemente in ogni procedura e nominato membro nel Consiglio tecnico-scientifico ENEA dal Presidente dell'Ente, il quale presiede anche quello stesso Consiglio. Il responsabile di Commissione è affiancato dai quattro capidipartimento, tutti dirigenti, ma che comunque rientrano nel complesso della gerarchia dell’Ente, i quali agli orali, probabilmente non godendo della totale fiducia, vengono integrati incredibilmente dalla partecipazione dello stesso Presidente, che è anche Direttore Generale dell’Ente (con un modello di Governance unico nel nostro paese e definito appunto per questo "eccentrico" dagli ex ministri Calenda e Padoan).  Quindi, tutto il vertice è mobilitato al fine di determinare la nuova nomina dell’ex Unità Studi, ora ribattezzata con un altro nome!

Peraltro, quale fenomeno sta affiorando nell'Ente sulle procedure d’incarico? Dopo la fase in cui il 90% delle nomine retribuite è stato realizzato in modo anomalo con modalità di secca investitura individuale, si è corso recentemente ai ripari prevedendo procedure formalmente più aperte per garantire, come da legge, una paragonabilità delle professionalità in campo o potenziali. Ma, cosa avviene, però, nel concreto? Che, di fatto, partecipa solo il  candidato che sarà il vincitore!

Qualcosa significherà tutto questo e comunque la cosa fa riflettere. Forse le modalità delle procedure sono percepite come un deterrente alla partecipazione. Oppure, si ha la mera sensazione che il vincitore sia stato già individuato, così che altre eventuali candidature rischierebbero di apparire come inopportune.  Si pensi se alla Presidenza del Consiglio per una nomina a responsabile di un Ufficio si nominasse per la Commissione di valutazione Conte, Salvini, Di Maio, Fico, Giorgetti. Oppure per una nomina al Comune di Roma si fosse formata una Commissione con la Sindaca e quattro assessori. Il caso vuole, peraltro, che la Sindaca di Roma sia in corso di procedimento giudiziario proprio su segnalazione dell'Anticorruzione interna al comune, la quale non è alle dirette dipendenze del sindaco, mentre in ENEA è evidentemente in conflitto d’interesse ricoprendo due ruoli.

Il continuo traccheggiamento che emerge da quanto sopraesposto rende evidente che l'obiettivo è stato quello di trovare dei meccanismi credibili per sostituire il responsabile dell’Unità Studi, vuoi per sfiducia per il suo operato o invece per una mera estromissione in quanto ritenuto scomodo in una unità delicata per i rapporti che si tengono all’esterno. Desta preoccupazione il fatto che questi motivi siano stati opportunamente segregati e nessuno sa con certezza cosa è successo due mesi fa.  A ciò va collegato che si stanno diffondendo, tra il personale, illazioni sull'origine di questa vicenda. Una vicenda seria e indicativa di una ossessione al controllo e alla centralizzazione.  In una situazione d’incertezza esterna all’Ente un vertice lungimirante vedrebbe in un nuovo e forte rapporto col personale e con i centri di ricerca un punto di forza. Invece, senza alcuna utilità per l’Ente, siamo ancora a logiche antagoniste e a cadute di stile.

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