Convegno Nazionale "Per una scuola interculturale" - Catania - Seconda giornata

  • 13:00

    Terminato il dibattito, è Morena Piccinini, segretaria nazionale CGIL, a concludere i lavori di queste due intense giornate di lavori, mettendo in evidenza l’importanza del percorso, per la confederazione e per l’idea di Paese e che ha avuto al centro l’evoluzione dell’integrazione, che parte dalla scuola con l’affermazione della interculturalità, per arrivare alle altre attività del sociale.

    Con il dispiegarsi dell’attività di questo governo, però, il tema dell’interculturalità assume anche una nuova dimensione, quella della difesa di una scuola pubblica e laica che sta per essere distrutta dall’iniziativa legislativa in discussione in Parlamento.

    L’usa della decretazione d’urgenza è funzionale sia all’accelerazione dei tempi, sia al tentativo di frantumare l’alleanza tra diversi soggetti sociali.

    Ci vengono proposte leggi che cercano di rendere irreversibili nella testa e nei comportamenti delle persone modelli sociali per noi inaccettabili e di cui cita alcuni esempi:

    • i fenomeni di razzismo sono in forte aumento, frutto del seme di intolleranza tipico della destra;

    • nascono sindaci sceriffi che sulla base del tema della sicurezza mettono in risalto gli aspetti autoritari del governo delle città;

    • dispositivi legislativi diversi a seconda che si sia immigrati o no (vedi ad esempio il caso delle impronte dei ROM);

    • uso improprio del ruolo degli apparati delle istituzioni (dai vigili all’esercito) mettendo in difficoltà soprattutto le seconde generazioni degli immigrati che rischiano di non sapere più quale sia la loro appartenenza;

    • l’idea fondamentale della destra che l’immigrazione è una anomalia.

    La CGIL ha deciso di promuovere una grande campagna di mobilitazione contro il razzismo e di cui le tematiche dellascuola costituiscono una parte assai rilevante, proprio adesso che la scuola è sotto attacco.

    In particolare lo sono i 4 principi base che ci ha illustrato prima Gentile: l’universalismo, la scuola comune, la centralità della persona e l’interculturalità.

    E’ questo che è stato messo in questione dalla Moratti ieri e che oggi vede un salto di qualitàcon la Gelmini anche attraverso tagli intenzionali a partire dalla scuola primaria.

    Nel momento in cui sarà reso impossibile all’insegnante unico la possibilità di insegnare e di insegnare intercultura dovendo gestire classi sempre più numerose (29/30 alunni), saranno le stesse famiglie a chiedere l’allontanamento dei bambini con maggiori difficoltà per consentire agli altri di imparare più velocemente: è così che si riformeranno le classi e le scuole differenziali.

    La scuola italiana è stata la pioniera dell’educazione interculturale; sono state fatte esperienze sulla cui base si sono costruiti modelli inclusivi, dall’organizzazione del lavoro alla pedagogia interculturale. Questo fa la differenza per costruire una società di uguali.

    Il concetto dell’universalità non vale solo per la scuola. Il libro verde pretende di ridisegnare tutto lo stato sociale, dalla sanità all’assistenza, alla previdenza agli ammortizzatori sociali e appunto alla scuola, secondo una idea di corporativizzazione dei diritti.

    Lo sciopero del 30 ottobre riafferma il valore della scuola e il no ai tagli per un modello di stato sociale diverso.Lo sciopero è unitario e quindi è un valore aggiunto, in un momento di difficoltà dei rapporti unitari, ma siamo in una fase di cambiamento epocale che non può essere accettato nemmeno dagli altri sindacati.

    Questo sciopero rappresenta quindi un buon viatico per recuperare con CISL e UIL l’unità anche su altri temi: reddito, fisco, contrattazione; una contrattazione che sia adeguata a recuperare capacità di acquisto del reddito dei lavoratori dipendenti, perché sicuramente c’è una difficoltà delle borse, ma le misure recessive predisposte dai governi determineranno stati di sofferenza sempre più elevati dei redditi medio bassi, con il rischio che si accentuino atteggiamenti autoritari e intolleranti per spostare l’asse dell’attenzione da quello della rivendicazione dei diritti a quello della paura.

    Il percorso sviluppato con le tre iniziative di Reggio Emilia, Torino e Catania, noi lo vogliamo trasferire all’interno di una discussione più ampia per allacciare i diritti interni alla scuola a quelli del resto del sociale, e questo sarà il tema della iniziativa nazionale che farà sintesi e darà concretezza a tutto il lavoro fin qui svolto.

  • 11:45

    Ha inizio il dibattito, che si apre con l'intervento di Maria Citro, FLC Cgil Molise, e prosegue con Michele Vivaldi, FLC Cgil Basilicata, in sostituzione di Patrizia Di Franco che per motivi di salute non è potuta essere presente al convegno.

    Al dibattito hanno portato il loro contributo Rosario Loretta, docente di Partanna (Trapani), Calogero Guzzotta, docente di Piana dagli Albanesi (Palermo), Blundo Ivana, docente di Ragusa, Lidia Trobia, docente di Caltanissetta.

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    Pubblichiamo di seguito il testo dell'intervento che ci ha lasciato
    Rosario Loretta.

    "Per otto lunghi e bellissimi anni sono stato un docente "alfabetizzatore" e facilitatore per l'insegnamento della lingua italiana come L2 e per l'inserimento e l'integrazione degli alunni stranieri all'interno di un C.T.P. per l'istruzione e la formazione in età adulta.

    Dal 2000 al 2008 ho insegnato la lingua italiana a corsiste e corsisti stranieri comunitari ed extracomunitari, di tutte le età e provenienti da diverse parti del mondo, ciascuno con la propria storia personale e con il proprio bagaglio culturale: ho diversificato la mia azione didattica, plasmandola, "leggendo" ognuno dei miei utenti poliglotti, insegnando diversamente a tutti le stesse cose, insistendo precipuamente: sulla struttura sintattica dei testi, sulla concordanza morfologica e sulla qualità del lessico usato; sulle regole ortografiche; sul riconoscimento delle principali parti del discorso e delle loro caratteristiche; sulla capacità di discernere la lingua nazionale dai dialetti; sull'utilità del dizionario per risolvere problemi di lessico e di ortografia, così come per acquisire informazioni (anche grammaticali) sulle parole; sul riconoscimento di sinonimi e contrari e di parole con più significati; sui metodi per individuare le etimologie; sulla comprensione di espressioni figurate e di modi di dire.

    Tutti gli anni mi sono sforzato, con lucido orgoglio, di appassionare i delegati delle nazioni del pianeta – che si sono serviti della mia modesta opera – alla nostra bellissima e difficilissima lingua… e ci sono riuscito spesso perché i miei alunni si sono accorti che il primo studente appassionato sono io.

    Mi sono adoperato per dare un contributo all'effettiva integrazione socio-culturale delle persone immigrate, aiutandole ad affrontare e superare il disagio comunicativo, alleviando il peso della perdita di identità. Ho cercato di fungere da raccordo fra la cultura di origine di questi miei corsisti - il cui numero presentava un trend in costante crescita – e la nostra; mi sono proposto a loro come promotore e sostenitore di interazioni e scambi tra civiltà distanti, valorizzando l'interculturalità: la ritengo elemento fondamentale per la costruzione di una società che accetti il "diverso" non come ostacolo, bensì come patrimonio a cui attingere, come fonte di arricchimento interpersonale.

    Da questa esperienza è nata la mia tesi di laurea, dal titolo "Insegnare l'Italiano agli alunni stranieri: osservatorio privilegiato", in cui ho trattato delle differenze tra l'Italiano come L2, come LS, come LE e come LI e, attraverso un attento e accurato lavoro di ricerca, ho parlato delle reali opportunità formative che noi forniamo ai nostri "fratelli" da aiutare nel loro processo di integrazione.

    Solo chi è padrone della lingua, della parola, non si fa calpestare.

    Insegnare l'Italiano agli alunni stranieri è un osservatorio privilegiato, perché mi ha permesso di stare a contatto con l'Umanità, e mi ha fatto capire che gli "Altri", gli alunni stranieri, non sono i diversi, ma sono "gli Uomini"

    Per professionalizzarmi e per evitare di legare il mio lavoro solo alle mie doti empatiche e ad estemporanee improvvisazioni ho frequentato diversi corsi di formazione e di aggiornamento, mi sono confrontato con tanti colleghi… e ho studiato. Soprattutto ho studiato i miei alunni, che mi hanno insegnato ad insegnare.

    Tuttavia, da quest'anno non svolgo più questo lavoro: il dirigente dell'Istituto in cui prestavo servizio ha precorso i tempi, e in modo lungimirante ha anticipato le iniziative messe in campo dal nostro nuovo ministro dell'Istruzione. Ha capito che la Gelmini avrebbe ridimensionato pesantemente e grossolanamente l'organico degli operatori nell'educazione permanente, così ha pensato bene di eliminare un posto, facendomi così risultare soprannumerario.

    Sono tornato a lavorare nella scuola primaria, dove agisco ogni giorno con rinnovato impegno. Però: morale della favola: oggi sono diventato un esperto esterno, e metto a frutto e a servizio le mie competenze - a pagamento - nella "scuola – progettificio". Mi pagano in più per continuare a fare quello che fino all'anno scorso facevo in orario curriculare. Paradossale!!!".

  • 11:15

    L'intervento di Italo Tripi, segretario generale CGIL Sicilia, inizia con la constatazione di essere alla presenza di un convegno accorato e appassionato, in netta opposizione con quanto affermato e fatto dalla ministra Gelmini. La CGIL è interessata alla scuola e esprime una posizione moderna e non conservativa, come affermano membri dell'attuale governo.

    Il tema del convegno è di grande attualità: dati alla mano l'Italia è un paese multietnico. La società italiana ha al suo interno nuovi italiani e deve essere all'altezza di reali politiche di integrazione. L'integrazione può essere spiegata meglio con una metafora: si faccia conto che alcune persone stiano discutendo con passione su uno scompartimento ferroviario. Ad una fermata sale un nuovo passeggero. All'inizio sarà visto come un elemento di disturbo, un intruso non gradito. Col passare del tempo, con naturalità, il nuovo passeggero sarà coinvolto nella discussione, non più avvertito come sospetto. L'integrazione così assume connotati di dinamicità.

    Ma quali sono oggi i luoghi dell'integrazione? Un primo luogo è la famiglia italiana che accoglie come membro supplementare il lavoratore straniero sotto la forma di colf, badanti. È una forma di integrazione estremamente spontanea.

    Un secondo luogo sono i luoghi di lavoro dove i lavoratori italiani di alcuni settori, come l'edilizia, condividono la loro esperienza lavorativa con compagni di lavoro stranieri, costretti a lasciare i propri paesi da forme estreme di bisogno.

    Un terzo luogo di integrazione spontanea è la scuola, la punta più avanzata dell'integrazione, il luogo dove il confronto è intrinseco.

    Poi ci sono i luoghi geografici che permettono l'integrazione, uno di questi è la Sicilia. Come più volte ribadito ieri, si tratta di una terra sin dagli albori della storia da sempre multiculturale. Ma la Sicilia ha tutto l'interesse ad essere terra accogliente. La sua posizione geografica, nel cuore del Mediterraneo la costringe ad essere interlocutrice privilegiata e positiva dei popoli che gravitano sul Mare nostrum.

    L'integrazione e l'interculturalità sono un patrimonio acquisito della CGIL, appartengono alla tradizione socialista di "proletari di tutto il mondo unitevi!". Oggi, come sindacato e come società civile, devono essere temuti i singoli episodi di razzismo dei giorni scorsi. Siamo di fronte a dinamiche sociali che stanno portando a visioni egoistiche e classiste della società. L'azione di governo non è responsabile, non cerca di ricomporre le fratture ma alimenta la paura ancestrale del diverso. Il sindacato da sempre ha sviluppato idee che vanno oltre le nazioni. Oggi c'è il pensiero unico su cui il governo fa leva: lo straniero, va respinto. Una forte battaglia per l'integrazione va ripresa e proposta.

    In quest'ottica lo sciopero del 30 ottobre va al di là dell'operato sindacale: alle lavoratrici e ai lavoratori del mondo della scuola si richiede una grande responsabilità: interrompere il sonno della ragione.

    La battaglia del mondo della scuola oggi deve essere un traino per l'intera società italiana, così come furono da traino le battaglie degli operai metalmeccanici negli anni '70.

    Una battaglia sindacale che abbia i connotati di una battaglia culturale.

    In conclusione: la scuola, terreno privilegiato per l'integrazione, è il luogo del confronto. Nell'ottica siciliana, oggi con una forte ripresa della tematica autonomista, è necessario considerare siciliani le migliaia di lavoratori stranieri impiegati nella pesca, come a Mazzara del Vallo, nell'agricoltura, come a Vittoria, nell'edilizia, in tutta la Sicilia. Politiche di reale integrazione renderanno la Sicilia una terra accogliente, più equa, più giusta, più solidale, più degna di essere vissuta.

  • 10:40

    I lavori proseguono con il contributo dei rappresentanti delle comunità straniere. La prima ad intervenire è Laouini Amel, nata in Tunisia e residente in Italia da 17 anni.

    "Mediatrice culturale nella provincia di Ragusa, da più di 10 anni lavoro nel settore "mediazione linguistico-culturale". Le situazioni che viviamo in tutti settori, scuola, sanità, lavoro e famiglie chiedono giorno dopo giorno l’intervento dei mediatori per poter aiutare gli immigrati a risolvere i vari problemi che affrontano nella loro vita quotidiana, dal bambino a scuola, dal lavoro che oggi c'è ma domani non si sa, al rinnovo del permesso di soggiorno che da un giorno all’altro ritarda ancora di più.

    Non vogliamo dare la colpa a nessuno, ma speriamo che si troverà una soluzione che migliora lo stile di vita di uno straniero che da tanti anni rende e partecipa allo sviluppo economico nel paese che lo ospita.

    Per quanto riguarda le scuole… i bambini dalle scuole materne fino a dove riescono ad arrivare, media inferiore o superiore, devono essere assistiti e sostenuti nelle spese scolastiche… affiancare i ragazzi e le ragazze che arrivano dopo tanti anni di attesa per "ricongiungimento famigliare" …il disagio di inserimento… il problema linguistico… il problema d’indifferenza dai propri compagni di classe oppure dall’istituto… la scuola che lo accoglie, che cerca con i loro mezzi e impegni a sostenere questi ragazzi… ma in tanti casi alla fine li troviamo al lavoro con i genitori nei vari lavori pesanti: agricoltura o muratore o altro ancora in giovane età…

    Non voglio parlare solo di questo, perché fortunatamente qualcuno ancora ci pensa a tutto ciò e cerca di intervenire e risolvere alcuni situazioni o sensibilizzare, così magari qualcuno ascolta le loro e le nostre richieste di "immigrati" e penserà di conseguenza a cambiare qualcosa per il bene di tutti.

    Spero che un giorno si parlerà soltanto di progetti che diano servizi all'immigrato in tutti i campi o magari nei campi ove si sente di più l'esigenza".

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    In rappresentanza della comunità dell'Eritrea interviene Arafayne Beraki.

    L'Eritrea è stata per 55 anni una colonia italiana. Durante il periodo fascista ai bambini eritrei veniva impedito di frequentare la scuola oltre la 4^ classe.

    Nel suo intervento racconta alcune delle proprie esperienze dopo l'arrivo in Italia avvenuto 32 anni fa. Dopo aver studiato presso la scuola italiana in Eritrea, pensava di potersi integrare con facilità nel nostro Paese; convinzione che si è poi rivelata erronea. Gli si è posta allora l'alternativa se lasciare l'Italia per continuare gli studi in un altro Paese, oppure rimanere per dare aiuto ai propri concittadini eritrei nell'affrontare i problemi connessi all'integrazione.

    E' rimasto nel nostro Paese ricorrendo alla CGIL come punto di partenza nell'affrontare situazioni di discriminazione e intolleranza. L'aiuto della CGIL si è rivelato decisivo nel dare sostegno legale al fine di evitare espulsioni indiscriminate e nella conquista di diritti di cittadinanza.

    Ha iniziato ad affrontare la questione dell'integrazione scolastica in seguito all'inserimento scolastico dei propri figli. E' intervenuto nel mondo della scuola svolgendo funzioni di mediazione culturale al fine di contribuire al superamento di situazioni di emarginazione e discriminazione.

    Attivare pratiche di integrazione non è solo compito della scuola, ma anche della Comunità e delle Istituzioni presenti sul territorio.

    Nella propria esperienza, più che nella scuola, ha trovato atteggiamenti di scarsa disponibilità da parte di altri organismi istituzionali.

    Gli stranieri che vivono stabilmente in Italia possono dare il loro contributo svolgendo il ruolo di mediatori culturali, ma i loro titoli di studio acquisiti in altri paesi, spesso non vengono riconosciuti.

  • 10:00

    L’intervento della professoressa Concetta Sirna, docente di Pedagogia, Università di Messina, ha per titolo Per una scuola interculturale: stranieri in classe e didattica dell’inclusione. Verte sui dati relativi alla presenza di minori stranieri nel nostro Paese, alla loro scolarizzazione e offre spunti di riflessione sui presupposti per attivare pratiche di integrazione e di inclusione.

    Questi i punti toccati:

    • Quadro giuridico e normativo internazionale e nazionale sul "Diritto all’educazione"

    • Minori stranieri in Italia, distribuzione geografica sul territorio, provenienza.

    • Fattori che incidono sul successo scolastico.

    • Alcuni dati sui nuovi arrivi.

    • Interventi recenti per l’educazione dei minori stranieri.

    • Condizioni che influiscono sulla dispersione scolastica.

    • Verso una scuola interculturale.

    • Didattica dell’ospitalità.

    • Bambini Rom.

    • Scuola come terra di frontiera e filtro per la governamentalità.

    • Dal disagio alla sinergia inter ed extra- istituzionale.

    • Scuola interculturale come comunità dialogante di diversi.

    Vai alle slide di presentazione.

  • 09:30

    Vai alla web cronaca della prima giornata

    La seconda giornata del convegno è aperta da Salvatore Tripodi, centro nazionale FLC Cgil, che illustra lo svolgimento dei lavori e i temi che saranno affrontati successivamente.

    È Giusto Scozzaro, segretario generale della FLC Cgil Sicilia, ad aprire la serie di interventi.

    Il 2008 è stato dichiarato dall'Unione Europea Anno europeo del dialogo interculturale : la diversità culturale viene considerata come uno dei propri più importanti patrimoni.

    La scuola è un laboratorio privilegiato per educare alla convivenza civile e costruire percorsi di inclusione capaci non solo di accogliere, ma anche di valorizzare tutti gli alunni, trasformando le diverse provenienze culturali in opportunità di crescita individuale per gli italiani e per gli stranieri.

    Il tema dell'alterità, delle differenze è, secondo Scozzaro, un processo "senza ritorno". È anche un tema che vede misurarsi schieramenti contrapposti piuttosto netti. Ecco perché abbiamo voluto costruire una serie di appuntamenti di riflessione sul fenomeno degli stranieri in Italia nel rapporto società-scuola-istituzioni.

    Nello scenario globalizzato, prosegue Scozzaro, l'esigenza di salvaguardare le proprie radici, le proprie peculiarità o diversità senza conflitti, o innalzare muri è pregnante non solo nel dibattito tra gli studiosi, ma anche nel sentire" delle persone.

    La CGIL, che si è sempre opposta ad una cultura assimilativa e allo scontro di civiltà, può e deve lavorare per incrementare la cultura cosmopolita e l'attenzione verso la scuola vuole essere parte di questa strategia.

    In Italia ci sono tante esperienze ma non c'è un modello vero e proprio, un progetto politico e culturale; eppure ci sono 600 mila alunni stranieri, di cui 400 mila di seconda generazione, e tra pochi anni saranno oltre un milione. La scuola, dunque, sarà sempre più interculturale e non può essere lasciata sola dalle istituzioni statali, regionali e locali. Invece, l'altra faccia della medaglia sono le ridicole risorse del Ministero, la colpevole disattenzione degli Enti Locali, l'assenza di una politica regionale sull'integrazione sociale tranne gli interventi di educazione degli adulti finanziati con risorse comunitarie che l'attuale Governo nazionale ha di fatto cancellato con i provvedimenti sugli organici.

    Scozzaro richiama la situazione siciliana, ampiamente illustrata ieri dal dott. Gentile. Condizioni difficili da gestire per la scuola, e per gli insegnanti in particolare, con esperienze sul campo rivelatrici di potenzialità, ma anche di difficoltà. In queste realtà gli insegnati per primi, ma anche tutto il personale della scuola, devono far fronte a problemi di ordine sociale, ma a problemi di carattere professionale.

    I dati di ieri hanno messo in evidenza il trend in aumento degli alunni stranieri con un +30% nell'ultimo anno. La scarsa conoscenza della lingua italiana, la mobilità lavorativa dei genitori, le condizioni economiche e la frequenza dell'anno scolastico a corsi inoltrati sono tra le cause che determinano la dispersione scolastica degli alunni immigrati in Sicilia. Eppure, il Ministero dell'istruzione riduce le risorse destinate alle scuole.

    Di fronte alle richieste non solo di autonomia culturale, ma di propri curricula da parte delle minoranze, quale atteggiamento deve assumere lo Stato, che ha fatto dell'omologazione culturale lo strumento principale dell'assimilazione dei diversi gruppi sociali, e culturali nel corso della sua formazione e stabilizzazione? Non possiamo non interrogarci su questo.

    Bisogna garantire a tutti i minori (anche senza permesso di soggiorno) l'accesso all'esercizio del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione. Bisogna porre la scuola nelle condizioni di favorire un'uguaglianza delle opportunità e una piena cittadinanza. È necessario facilitare la comunicazione fra scuola e famiglia e formare in modo specifico all'educazione interculturale e alla pro-socialità tutto il personale scolastico. È necessario sostenere esperienze interculturali all'interno di singole scuole e di reti di scuole e favorire la costruzione dell'identità cosmopolita.

    La sfida è quella di costruire valori condivisi e orizzonti comuni a partire da radici e storie differenti. La FLC siciliana lancia una proposta all'Ufficio Scolastico Regionale, all'Assessorato Regionale Pubblica Istruzione, alla formazione professionale e agli Enti Locali per avviare la campagna Per una scuola interculturale… oltre le parole, i fatti. Un progetto che definisca un programma di iniziative nelle scuole e nei Comuni attraverso incontri e azioni progettuali per sviluppare la cultura della diversità. E' un punto di partenza.

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