Conoscenzanews ed. Speciale
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Anno IV n. 68 del 23 dicembre 2008
   
Editoriale
   
Notizie
   
 

Ci congediamo da un anno difficile.
Auguri a tutti per un 2009 sereno e felice

 

Un'Onda che non lasceremo prosciugare

Gli interventi del Governo nei settori della conoscenza arrivano sempre quando scuole e atenei sono chiusi, per ferie e gli Enti Pubblici di Ricerca in pausa estiva. Quest'anno più odiosi non potevano essere.

L'estate è passata ma la consapevolezza del disastro tardava a emergere.
Diradato il fumo lanciato negli occhi della gente, per impegnare il Paese in discussioni futili sulla necessità di tornare al grembiulino e al voto in condotta, sono apparsi in tutta la loro crudezza i tagli alle risorse per scuola, università e ricerca.

La FLC ha lanciato l'allarme già a luglio, ma solo più tardi, pian piano, la mobilitazione è cresciuta.
Il mese di ottobre è stato segnato da manifestazioni diffuse, occupazioni, notti bianche, fiaccolate, presidi, documenti di denuncia, striscioni fuori dei luoghi di lavoro. Centinaia e centinaia di persone, lavoratori, studenti, genitori sono scesi in piazza. Hanno unito le forze e gli slogan per un'unica, grande, partecipata, diffusa, colorata mobilitazione che ha avuto il culmine nelle manifestazioni e negli scioperi del 30 ottobre e del 14 novembre. Adesioni mai viste per altre simili iniziative sindacali di categoria.

Unitario lo sciopero della scuola, pur fra tante difficoltà, mentre nell'università e ricerca hanno scioperato solo FLC Cgil e UIL di categoria. Anche nei nostri settori poi si sono fatte sentire le divisioni sindacali con il "tirarsi indietro" degli altri, dopo un "piatto di lenticchie".
Lo stesso giorno dello sciopero del 30 ottobre, dopo gli slogan lanciati a gran voce dal palco, nel pomeriggio i segretari di CISL e UIL hanno sottoscritto un protocollo con il Governo per un rinnovo dei contratti del pubblico impiego di pochi euro.

Siamo arrivati a dicembre. Prima un inutile incontro a Palazzo Chigi (lo stesso Ministro ha dichiarato che era inutile) e poi la firma da parte di CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS e Gilda di un contratto impossibile (per il secondo biennio economico), un'umiliazione per i lavoratori della scuola. La FLC, che non ha firmato, ha chiesto il referendum per dare la parola ai lavoratori.
Le contraddizioni, nel Governo e fra le organizzazioni sindacali che si dibattono fra minacce di mobilitazioni e firme qualunque esse siano, sono evidenti. La mobilitazione paga. Un ministro che contraddice l'iniziativa del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, iscritti di altri sindacati che ci mandano lettere di solidarietà e incoraggiamento ad andare avanti, questo è quello che accade.

Anche lo sciopero del 12 dicembre, proclamato dalla sola Cgil, ha visto in piazza un'Italia che non si rassegna, che non vuole pagare la crisi al posto di chi l'ha provocata.

L'anno nuovo speriamo porti consiglio a chi scommette sull'ignoranza e a chi accetta supino le logiche dei tagli. La FLC sarà ancora, con le sue proposte, insieme a chi non si arrende, insieme ai lavoratori e alle famiglie di quei settori che pagheranno la politica dei tagli indiscriminati. Nei prossimi mesi l'Onda invaderà ancore strade e piazze per ridare dignità al lavoro, difendere i diritti, riportare la conoscenza fra le priorità del Paese.

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Scuola. La FLC non firma l'ipotesi di contratto per il biennio 2008-2009

L'ipotesi contrattuale per il secondo biennio economico della scuola, sottoscritto il giorno 17 dicembre 2008, non porta la firma della FLC Cgil. I motivi sono gli stessi che hanno portato il 30 ottobre 2008 la Cgil, a differenza di Cisl, Uil e Snals-Confsal, a non sottoscrivere l'intesa con il Governo sui contratti pubblici: mancanza di risorse, nessun intervento per ridurre il precariato e limitare i danni dell'erosione fiscale degli ultimi anni che dà ai lavoratori una percezione distorta degli aumenti realmente percepiti. La proposta di incremento retributivo è del tutto inadeguata se correlata all'aumento reale del costo della vita che, a fine biennio, sarà più del doppio dell'aumento proposto (3,2%).

La FLC Cgil ha presentato una serie di proposte finalizzate ad un vero riconoscimento sociale ed economico del personale della scuola a partire da un aumento del 6% nel biennio per tutelare il reale potere d'acquisto dei salari.

Durante la trattativa non abbiamo registrato alcuna apertura da parte del Governo, né sull'utilizzo delle risorse dovute in quanto già esistenti e definite con il precedente biennio economico, né sugli impegni già assunti in occasione della firma del CCNL 2006/2009.
Abbiamo al contrario rilevato la difficoltà di una trattativa che, fin dall'emanazione dell'atto di indirizzo, è stata caratterizzata da arroganza e da incursioni continue sulle prerogative contrattuali, fino alla attribuzione per decreto-legge dell'indennità di vacanza contrattuale.

Questo accordo è un arretramento persino rispetto all'esistente. Infatti, il Fondo per l'istituzione scolastica risulta ridimensionato e le disposizioni sull'attribuzione delle risorse non utilizzate per il personale Ata sono addirittura peggiorative rispetto a quanto previsto dalla sequenza contrattuale del 25 luglio 2008.
In una fase in cui si porta un attacco senza precedenti alla scuola pubblica, si saccheggiano gli organici del personale e si riduce la qualità dell'offerta formativa, questa intesa rappresenta un ulteriore schiaffo a oltre un milione di lavoratori.

Su questo accordo, sbagliato ed umiliante, è necessario dare la parola ai lavoratori attraverso la consultazione referendaria.

Approfondimenti su contratto Scuola e sequenze contrattuali.

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I rinnovi contrattuali dell'Università, della Ricerca e dell'Afam

Il 2008 si chiude con la firma definitiva, nel mese di ottobre, del CCNL 2006-2009 dell'Università. Un buon contratto che, pur in presenza di scarse risorse economiche, rafforza i diritti e la contrattazione integrativa negli Atenei.

Non è così per il CCNL della Ricerca che, dopo mesi di stallo dovuto alle difficoltà tra CGIL, CISL e UIL nel definire una proposta comune, potrebbe essere concluso a gennaio 2009. È infatti convocato, per il 14 gennaio, un incontro presso l'Aran dove si discuterà una proposta unitaria dei Sindacati Confederali sui principali temi del rinnovo contrattuale, sul versante sia economico che normativo, e che erano già stati illustrati nell'incontro del 27 novembre scorso.

La FLC Cgil ha espresso un giudizio negativo sul Protocollo di Intesa sottoscritto dal Governo e da CISL e UIL che ha avviato le trattative per tutti i comparti pubblici. E questo avrà delle conseguenze.
Per l'Università la trattativa per il secondo biennio economico 2008-2009 si aprirà l'8 gennaio 2009 presso l'Aran. Nei giorni scorsi abbiamo espresso un giudizio negativo sull'atto di indirizzo emanato dalla Conferenza dei Rettori (CRUI) perchè non prevede risorse aggiuntive a quelle, inaccettabili, individuate dall'intesa con il Governo di fine ottobre, e le stesse sono a carico dei bilanci degli Atenei già pesantemente colpiti dalla manovra economica contenuta nella Legge 133/08.

Per quanto riguarda Ricerca e Afam prima dell'avvio del confronto sul secondo biennio si dovrà sottoscrivere il contratto normativo per il quadriennio 2006-2009 e per il primo biennio 2006-2007.
In particolare si preannuncia molto grave la situazione del contratto del personale dei Conservatori e delle Accademie.
Nonostante impegni assunti più volte ed in modo autorevole dal Governo, non conosciamo ancora le effettive risorse disponibili per il rinnovo contrattuale in un comparto attraversato da processi di riforma consistenti e dal conseguente aumento di responsabilità e del carico di lavoro per il personale docente e tecnico amministrativo .

La FLC Cgil ritiene urgente e non più rinviabile la prosecuzione e la conclusione, in tempi rapidi, della trattativa all'Aran, sulla base delle risorse aggiuntive impegnate da Governo e finalizzata ad incrementare gli stipendi del personale docente e tecnico amministrativo.

I tagli prodotti dal Governo nei settori della conoscenza colpiscono innanzitutto i lavoratori che operano in questi settori. Per questo il rinnovo positivo dei contratti di lavoro è una delle condizioni per rilanciare il ruolo di Università, Ricerca ed Alta Formazione, strategico per lo sviluppo del Paese.

Approfondimenti sui contratti Università, Ricerca e Afam.

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Gli enti di ricerca: un'occasione perduta

Le politiche adottate dal Governo in materia di lavoro hanno effetti pesanti anche sugli Enti di ricerca: dall'impossibilità per i dipendenti pubblici di fruire appieno del diritto alla salute, alla decurtazione delle risorse disponibili per la retribuzione accessoria; dalla difficoltà di programmare assunzioni per il rinnovo del turn-over alle aberranti misure di "rottamazione" della forza lavoro. Gli effetti della Legge 133/08 si prefigurano pesanti come per gli altri settori del lavoro. Unico parziale ma significativo risultato ottenuto sinora dal movimento sorto contro l'emendamento "ammazza precari", la retromarcia del Governo sulla riduzione del 10% delle dotazioni organiche, che per Enti come Ingv, Infn, Inrim avrebbe comportato conseguenze drammatiche.

Inoltre, è andato avanti il processo di limitazione dell'autonomia degli Enti. Già a partire dai primi mesi dell'anno, il cosiddetto "decreto milleproroghe" ha reintrodotto il regime autorizzatorio per assunzioni, stabilizzazioni ecc. La programmazione dei fabbisogni, quindi delle attività, torna così ad essere condizionata da macchinosità tali da rendere il concetto stesso un'astrazione senza alcun significato concreto: tant'è che, grazie anche all'ostinazione con cui il Governo intende arrestare le stabilizzazioni, gli enti sono ancora nell'attesa dei Dpcm di autorizzazione di assunzioni e stabilizzazioni per il 2008.

L'esecutivo ha inoltre adottato la prassi di rivedere assetti e missione di enti significativi fuori da qualunque logica di sistema, ricorrendo anche alla decretazione d'urgenza. La soppressione di Apat, Icram e Infs e la contestuale istituzione dell'Ispra così come l'intervento sull'Enea sono operazioni pericolose non solo perché non portano a una reale razionalizzazione della rete: esse sottendono il rischio che, continuando a costituire enti etero vigilati, invece d'agevolare la piena integrazione progettuale delle competenze presenti nel Paese, se ne accentuino gli elementi di frammentazione e autoreferenzialità. Per non parlare, poi, del caos in cui gli addetti, precari in particolare, sono piombati. Il tutto, nell'attesa che, entro la prossima primavera, siano emanati i provvedimenti di riordino previsti per gli enti vigilati dal Miur dalla Legge 165/2007.

Il quadro complessivo, infine, non lascia intravedere ripensamenti da parte del Governo, la cui linea politica non riesce ad essere intaccata neanche dall'acuirsi della crisi finanziaria. Gli investimenti in istruzione, formazione, alta formazione, ricerca non sono ancora percepiti come elementi essenziali di quelle infrastrutture cognitive in assenza delle quali sarebbe impossibile, per il nostro Paese, reggere la competizione internazionale, ancor più a fronte della crisi finanziaria. A partire dal reclutamento, sono necessarie e urgenti misure volte ad arrestare il devastante fenomeno del brain drain. Occorre puntare sul rilancio dell'attrattività del nostro sistema, in particolare per i ricercatori. Ciò sia per quel che concerne gli attori pubblici sia per quanto riguarda il tessuto produttivo. Ma di tutto ciò nell'azione di Governo non c'è traccia.

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La scuola primaria smantellata per regolamento

Il Consiglio dei Ministri del 18 dicembre 2008 ha approvato le bozze di due regolamenti relativi rispettivamente alla riorganizzazione della rete scolastica e alla revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione. I testi, diffusi in via ufficiale solo lunedì 22 dicembre, contengono alcune modifiche peggiorative rispetto alle precedenti bozze e disattendono, in parte, gli impegni assunti dal Governo durante l'incontro dell'11 dicembre a Palazzo Chigi.

Per tutti gli ordini e gradi di istruzione il "congelamento", per il prossimo anno scolastico, dei limiti massimi di alunni per classe riguarda le scuole individuate in un apposito piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica adottato dal Miur d'intesa con il Mef.

Il tempo pieno nella scuola primaria e il tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado possono essere incrementati solo subordinatamente ad una verifica preventiva da parte del Miur di concerto con il Mef.

La scuola primaria, poi, paga il prezzo più alto. Infatti, si destruttura l'attuale modello organizzativo, abolendo il modulo ed eliminando le compresenze in tutte le classi dalla prima alla quinta, tempo pieno compreso. La possibilità di scelta dei modelli orari "lunghi" da parte delle famiglie trova il limite invalicabile delle risorse in organico.
Tali provvedimenti provocheranno confusione e ingestibilità delle scuole per quanto attiene l'organizzazione degli orari e della didattica, oltre a determinare la distruzione del modello di scuola primaria che tanti risultati positivi ha prodotto in questi anni.

Si conferma, quindi, la riduzione degli organici per i docenti già determinata nel Piano Programmatico e che dovrebbe portare ad un "risparmio" per il prossimo anno scolastico di circa un miliardo di euro. Ricordiamo, inoltre, che nello stesso Piano è stabilito il taglio del 17% nel triennio della dotazione organica del personale Ata.
Le ricadute saranno pesantissime, dal licenziamento di tanti precari alle situazioni di sovrannumero per il personale di ruolo.

La necessità di "far cassa" guida le scelte di questo Governo, che saccheggia senza scrupoli le dotazioni organiche della scuola, disattendendo gli impegni presi e procedendo senza confrontarsi con il mondo della scuola e le organizzazioni sindacali.

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Università: un anno vissuto pericolosamente

Il 2008 è stato un anno denso di pesanti difficoltà e vistose contraddizioni. Lo scorcio finale del Governo Prodi, nell'impasse legislativa, non ha potuto concludere quasi nulla dei provvedimenti avviati, a cominciare dal Regolamento per il reclutamento dei ricercatori, lungamente discusso, e oggetto di un contenzioso  senza fine. Delle Finanziarie del Governo Prodi restano i fondi triennali (20-40-80 milioni di euro) dedicati al reclutamento straordinario. L'unico provvedimento strutturale di grande portata realmente definito, e si tratta di un passo importante, è la costituzione dell'Agenzia per la valutazione, peraltro immediatamente congelata dal Ministro Gelmini.

Da giugno in poi le difficoltà sono diventate bufera: emblematicamente, i primi atti sull'Università non provengono dal Miur, ma dal Ministero dell'Economia, evidenziando una minorità ed una sovranità limitata del primo. La formulazione della Legge 133/08, la vera Finanziaria del 2008, è esclusiva responsabilità di Tremonti, che ha giocato a tutto campo sulla distribuzione dei tagli tra i settori senza alcuna vera capacità di contrattazione da parte degli altri Ministeri, al punto che, pochi minuti prima del famoso Consiglio dei Ministri che ha varato la manovra, il Ministro Gelmini ha pubblicamente dichiarato che non ci sarebbero stati tagli per l'Università.

La Legge 133/08 è il vero cuore oscuro dell'intera strategia di Governo per i settori pubblici, che ne disvela per intero la filosofia e gli obiettivi: riduzione del ruolo dello Stato, incentivazione delle privatizzazioni, riduzioni di spesa del tutto indifferenti alle conseguenze per i cittadini, il sistema di welfare, le opportunità e i diritti. Si potrebbe dire che la riduzione delle opportunità nei settori della conoscenza è parte di un progetto di società più debole perchè più ignorante, e disarmata di fronte alla propaganda di un potere sfrontatamente autoritario e populista.

Poi il silenzio assoluto, anche quello dei media, che aveva avvolto il varo della Legge 133/08 ha cominciato ad incrinarsi, man mano che cresceva l'informazione e maturava la consapevolezza delle conseguenze di un provvedimento che è un'autentica sentenza di morte nei confronti dell'Università pubblica, il cui timer è regolato sul 2010. La crescita della mobilitazione e della protesta, sindacali e del movimento degli studenti, nell'autunno, ha portato all'attenzione del Paese ciò che si voleva occultare. L'elemento più dirompente è stato la rapidissima crescita dell'Onda: in poche settimane il movimento è passato dalla contestazione delle conseguenze della 133 sulla condizione studentesca (diritto allo studio, mense, alloggi, ecc.) ad una consapevolezza profonda degli effetti sistemici del provvedimento, giungendo a esprimere un disagio generazionale che parla di un futuro negato, del precariato come orizzonte inevitabile e mettendo in campo i temi del welfare e dell'accesso al lavoro. Un movimento che rifiuta apparentamenti e sponsorizzazioni ma che, al di fuori del terreno della politica e della rappresentanza tradizionale, si è oggettivamente costituito come soggetto politico (e, forse, anche come soggetto sociale?). Allo stesso tempo la Cgil, con la FLC in prima fila, ha contrastato le politiche del Governo presentando una serie di proposte alternative nei grandi appuntamenti unitari del 30 ottobre e del 14 novembre, fino allo sciopero generale del 12 dicembre della sola Cgil.

I primi risultati: il calo dei consensi in seguito alla manovra su Scuola e Università ha prodotto un ripensamento nel Governo e l'annuncio di non voler procedere oltre sulla strada della decretazione unilaterale, ma lavorare a un disegno di legge su cui aprire da gennaio tavoli di consultazione presso il Miur. Lo stesso decreto 180 è figlio di un tentativo di dimostrare all'opinione pubblica una correzione di rotta almeno degli aspetti più critici delle misure governative, a cominciare dai concorsi universitari. In realtà il 180 è un pasticcio raffazzonato, che sul fronte dei concorsi non sposta di una virgola il problema, mentre sul fronte del reclutamento aggrava ulteriormente le disposizioni della Legge 133/08. Un esercizio mediatico da apprendisti stregoni. A gennaio, secondo le dichiarazioni del Miur, verrà avviato un confronto su valutazione, Governo degli Atenei, reclutamento e stato giuridico, ecc. La FLC sarà a quei tavoli per discutere davvero, e verificare che non si tratti, di nuovo, di un falso movimento che prelude a decisioni già assunte. Abbiamo già chiarito che il nostro obiettivo resta, la cancellazione della Legge 133/08, la vera madre dei problemi, senza la quale la discussione sarà inutile perché non sposta il destino già scritto dell'Università pubblica.

Avremo davanti un percorso lungo e difficile, in cui dovremo saper coniugare protesta e proposta, trovare il modo di mantenere in vita un movimento di lungo periodo, di lotta e di discussione che veda insieme lavoratori, studenti, famiglie, cittadini. Siamo convinti delle nostre proposte e delle nostre buone ragioni, e che il Paese capisca quanto si sta tentando di sottrargli in termini di futuro e di opportunità.

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Un anno di provvedimenti contro i precari

Dopo alcuni provvedimenti che avevano aperto un spiraglio per il personale precario dei nostri comparti (stabilizzazioni, piani di assunzioni, emersione dal sommerso), il 2008 ha visto la realizzazione di una politica restrittiva e penalizzante per tutto il personale ed in particolare per i precari.

Nella scuola, la drastica riduzione del contingente di assunzioni per docenti e ATA, la sospensione delle SSIS e la mancata attivazione di nuovi percorsi di formazione iniziale, il mancato bando per il concorso da DSGA, i mancati finanziamenti per i co.co.co. e gli LSU, i pesanti tagli previsti dal Decreto Tremonti/Gelmini hanno determinato effetti già quest'anno. Nell'anno a venire gli effetti saranno ancora più drammatici: il piano di tagli previsto dal Governo avrà come primo effetto il licenziamento in tronco dei precari attualmente in servizio e il sostanziale azzeramento del piano di assunzioni.
Si tratta di migliaia di lavoratori in carne ed ossa che dal prossimo anno non avranno più un lavoro, neppure precario!

La situazione per i precari dell'università e della ricerca ha visto avverarsi la peggiore delle previsioni. Il Governo, all'interno di una gigantesca operazione di taglio alla spesa sociale, ha deciso di bloccare le stabilizzazioni dei lavoratori che ne avevano diritto e ridurre pesantemente la possibilità di assumere nelle università penalizzando in particolare il reclutamento del personale tecnico e amministrativo. Tuttavia questa volta Berlusconi e co. hanno fatto male i loro conti: la reazione dei lavoratori e dei sindacati (in particolare del nostro) è stata fortissima, per certi versi sorprendente. Dal 2 ottobre in avanti per tutto l'autunno i precari degli enti pubblici di ricerca e delle università hanno portato avanti una grande iniziativa di mobilitazione non solo per rivendicare il diritto all'assunzione, ma per difendere la scuola, la ricerca, l'università e l'alta formazione pubbliche. La protesta si è infatti legata a quella dei lavoratori delle scuole e al grande movimento studentesco che ha attraversato le nostre città incrociando gli scioperi generali del 30 ottobre, del 14 novembre e del 12 dicembre

Di fronte alla forza del movimento il Governo ha iniziato una timida marcia indietro sui provvedimenti più indecorosi cercando di mettere delle toppe, ma senza mai accettare di modificare chiaramente le norme e ritirare il taglio delle risorse. Così le disposizioni sul blocco delle stabilizzazioni vengono posticipate e la riduzione delle piante organiche negli enti ritirata. Nelle università alcuni interventi ripristinano parzialmente il reclutamento del personale docente ma continuano gravemente a penalizzare i precari tecnici amministrativi.

Naturalmente non basta. È necessario nel 2009 rilanciare la mobilitazione e l'iniziativa. La lotta ha iniziato a pagare. Andiamo avanti.

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Un anno difficile e pesante per chi lavora nella scuola non statale

Per le lavoratrici e i lavoratori della scuola non statale e dei settori della conoscenza privata si sta per chiudere un anno difficile e critico sia sul versante dell'occupazione che su quello dei redditi. Se nel primo semestre, per effetto dei rinnovi dei CCNL Agidae e Fism dell'anno precedente e del rinnovo del CCNL Aninsei dello scorso luglio, questi lavoratori hanno visto un aumento delle retribuzioni al di sopra dell'inflazione reale e, quindi, un aumento effettivo del potere di acquisto, nella seconda parte dell'anno hanno dovuto ingoiare gli effetti negativi degli interventi legislativi del Governo su mercato del lavoro e scuola.

Questi interventi hanno smantellato quanto di positivo era stato raggiunto con l'accordo sul Welfare dell'anno precedente in particolare nella lotta alla precarietà, all'evasione contrattuale e contributiva, per ammortizzatori sociali, ampliamento dei diritti e delle tutele individuali e collettivi. L'interruzione di quel processo virtuoso ha fatto regredire le condizioni di questi lavoratori a quelle che vennero a determinarsi all'indomani della legge 30 nel 2003. In un baleno, ovvero nell'arco di 60 giorni, il tempo di trasformazione in legge del dl 93 e del dl 112, a quella speranza positiva e decisamente innovativa si è sostituita una realtà più pesante e più incerta che, combinata con la gravissima crisi economica, rischia non solo di azzerare i risultati contrattuali, ma di portare questi lavoratori a un impoverimento preoccupante e a un ricatto occupazionale senza precedenti anche per effetto dell'inevitabile crollo della domanda

Se a tutto ciò si aggiungono le conseguenze degli interventi gelminiani sulla scuola, la situazione tenderà a peggiorare sensibilmente nel prossimo anno. Chiusure degli istituti, riduzioni d'orario, trasformazioni d'azienda e di rami aziendali, esternalizzazioni, aumento smisurato della precarietà e della disoccupazione sarà lo scenario con cui i lavoratori e le organizzazioni sindacali che li rappresentano dovranno fare i conti nel prossimo futuro anche in questo comparto.

Proprio la coscienza e la consapevolezza di un futuro incerto ha portato anche questi lavoratori a scendere in piazza in questo autunno caldo. Gli scioperi generali del 30 ottobre e del 12 dicembre sono la testimonianza più diretta. Quello che chiedono, al pari di tutti gli altri lavoratori pubblici e privati d'Italia, è: sostegno all'occupazione, sostegno al reddito e lotta all'evasione contrattuale, contributiva e fiscale. Solo in questo modo sarà possibile affrontare questa crisi senza precedenti e sperare di uscirne senza compromettere seriamente e definitivamente il nostro welfare, i diritti dei cittadini e il solidarismo inclusivo che è alla base di una società democratica.

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Formazione professionale. Un anno di risultati importanti

Il 2008 è stato un anno di importanti risultati per il comparto della Formazione Professionale, che il 25 gennaio ha rinnovato il Contratto nazionale di lavoro che, dopo una trattativa lunga e complessa, con momenti aspri, durata oltre un anno e mezzo, ha permesso ai lavoratori di questo settore di godere di adeguamenti economici e di istituti contrattuali innovati e migliorati sotto il profilo normativo.

Si sono fatti importanti passi avanti nella regolamentazione e riduzione del precariato, nell'organizzazione del lavoro, che anche attraverso l'istituto della "Banca delle ore" dovrebbe rendere più conciliabili i tempi della vita e del lavoro. Gli aumenti medi sono di 223 Euro a regime nella vigenza contrattuale 2007–2010. Si è introdotta la previdenza integrativa, dando una migliore prospettiva previdenziale alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto. In questo momento sono in corso le trattative per i contratti di secondo livello in quasi tutte le regioni.

Nel corso di quest'anno è stato costituito l'Ente bilaterale nazionale della formazione professionale, previsto dal contratto, il cui piano di lavoro è già in fase di avvio; per la parte sindacale il coordinamento del Dipartimento Formazione è stato affidato alla FLC. L'Ente bilaterale è un luogo di confronto non contrattuale e di elaborazione tecnico–scientifica, un utile strumento mutualistico e sussidiario, purché non venga snaturato e caricato di compiti impropri.

Non tutte le questioni sono state risolte, ma è apprezzabile l'impegno assunto per l'estensione degli ammortizzatori sociali all'intero comparto. In questo momento, dato che le politiche del Governo non consentono di dare corso all'Avviso comune in materia sottoscritto dalle Parti sociali, si sta trattando per raggiungere un accordo sui contratti di solidarietà difensiva.

Il comparto della formazione professionale ha partecipato attivamente alle lotte dei mesi scorsi e allo sciopero generale del 12 dicembre, consapevole dell'importanza di riprendere l'iniziativa sindacale per il rilancio e la qualificazione del sistema nazionale, la ridefinizione e stabilizzazione delle modalità di finanziamento e l'attribuzione di adeguate risorse economiche; le modalità di accreditamento delle sedi formative.

Sarà opportuno riprendere quanto prima il confronto con il Ministero del lavoro e la Conferenza delle regioni sulla costruzione di quel sistema nazionale di formazione professionale che la FLC e la CGIL hanno proposto il 3 dicembre nell'Assemblea nazionale "Uscire dalla crisi investendo sulla conoscenza", perché esso abbia una chiara identità nella filiera della conoscenza, e, forte della sua qualità, sia protagonista delle politiche attive del lavoro.

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