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D.Lgs 626/94 nella scuola: gli esiti del monitoraggio MIUR

Pubblichiamo una sintesi sugli esiti del monitoraggio effettuato dal MIUR

24/04/2002
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Il punto sullo stato di applicazione del D.Lgs 626/94 nella scuola.

Gli esiti del monitoraggio del MIUR.

In occasione dell’emanazione della c.m. 85 dell’8 maggio 2001, peraltro sollecitata dallo stesso osservatorio nazionale, avevamo avuto modo di segnalare l’insoddisfazione dello stato di applicazione del disposto legislativo in materia di sicurezza nella scuola.

La precedente indagine, promossa dal Ministero, aveva dato un quadro preoccupante della situazione su cui era necessario intervenire con maggiore decisione.

Da allora ad oggi, il quadro disegnato dai risultati del monitoraggio sono decisamente più incoraggianti, anche se mettono in luce ancora discrasie e contraddizioni soprattutto sia in relazione all’affermazione del principio della partecipazione che in relazione ad alcuni indicatori sullo stato degli immobili.

Sotto quest’ultimo punto di vista l’avvio di un processo di progressiva messa a norma degli edifici scolastici iniziata con la cosiddetta legge Masini segna decisamente il passo per via dell’esaurimento delle risorse finanziarie e soprattutto per via dell’assenza di ulteriori risorse finanziarie da parte del Governo.

Se in occasione delle prossime leggi finanziarie e dei prossimi interventi legislativi in merito non dovessero essere predisposte risorse finanziarie per l’edilizia scolastica, sarà ben difficile per gli Enti locali, proprietari degli immobili, mantenere gli impegni entro la scadenza del 31 dicembre 2004 fissati dalla legge 265/99.

Mentre sulla realizzazione di un sistema di prevenzione nella scuola veramente partecipato e condiviso, pur registrando una inversione di tendenza, non possiamo considerarci ancora soddisfatti.

Ciò che più è venuto a mancare in questo periodo non è stato tanto né l'iniziativa degli rls e delle rsu né le riluttanze ad affrontare con spirito partecipativo l’azione di prevenzione da parte dei dirigenti scolastici né l’azione unitaria delle organizzazioni sindacali su questo terreno quanto il mancato decollo, in tutti i sensi, quasi ovunque degli organismi paritetici territoriali considerati, non a caso, come il volano per consentire una effettiva affermazione dello spirito partecipativo necessario per raggiungere quegli standards di qualità richiesti dalla legge.

Come è noto la legge ed il contratto affidano all’organismo paritetico territoriale compiti e funzioni di notevole rilevanza, anche sotto il profilo contrattuale, quali appunto la direzione politica degli interventi di formazione, di programmazione e di risoluzione dei contenziosi. A ben guardare i risultati del monitoraggio confermano questa nostra considerazione.

Gli organismi territoriali paritetici, se attivati correttamente, possono e debbono essere il luogo strategico in cui passa e si consolida quella filosofia prevenzionale, richiesta dalla legge, necessaria per collocare la nostra scuola al livello europeo. Rappresentano, anche, quel momento di orientamento politico per costruire quella cultura della prevenzione e della sicurezza indispensabile alle nuove generazioni per affrontare il mondo del lavoro. Solo, così, è possibile realizzare quegli obiettivi strategici per dare effettivamente vita alle risoluzioni di Carta 2000.

Ma vediamo più da vicino i risultati dell’indagine.

Sotto il profilo metodologico facciamo notare che la rilevazione si fonda su quesiti d’ingresso sottoposti alle scuole e che pertanto l’intera rilevazione si fonda sulla presumibile veridicità delle risposte.

Il monitoraggio ha coinvolto 9728 scuole su 10824, ossia hanno risposto alle domande l’88,60% delle scuole statali presenti nel territorio nazionale, per un totale di 37083 edifici scolastici su 41328, ossia l’89,73% delle strutture.

E’ bene ricordare che l’attività di prevenzione voluta dal legislatore si fonda inizialmente con la valutazione dei rischi presenti nel luogo di lavoro.

Delle scuole censite la valutazione dei rischi è stata effettuata in 9110 istituti, ovvero il 94.99%, mentre in 480 scuole non si è proceduto alla valutazione dei rischi. Ovviamente la statistica contiene dati analitici più dettagliati suddivisi non solo per singole realtà territoriali (provinciali e regionali) ma anche per circoli didattici, scuole secondarie di I grado, istituti comprensivi e scuole secondarie di II grado.

Per motivi di spazio rimandiamo ad un altro momento e alla stessa pubblicazione del MIUR un’analisi più articolata. In questa sede ci limiteremo soltanto a dati sintetici nazionali, considerando questo momento una prima lettura e una prima analisi della statistica.

Ancor oggi a distanza di un anno dalla scadenza (31 dicembre 2001, L. 265/99) degli obblighi posti dalla legge a carico dei datori di lavoro, ovvero dei dirigenti scolastici, ben 480 di essi non hanno ancora provveduto all’adempimento iniziale ovvero alla rilevazione dei rischi presenti nella loro istituzione scolastica. Ciò appare decisamente sconfortante! La stesura del documento di valutazione dei rischi è stata effettuata da 8876 scuole (92,55%), mentre in 714 scuole (7,45%) non è stato dato seguito alla procedura; ciò significa che questi istituti sono privi di un documento di valutazione dei rischi.

Se poi si analizza il blocco delle domande che ineriscono i presupposti della filosofia partecipativa contemplata nella legge si può notare che in 8351 (87,08%) istituzioni scolastiche sono stati eletti o designati i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (rls), un dato inferiore rispetto alla stessa presenza delle rappresentanze sindacale unitarie (rsu). Il significato di questo dato mette in luce una carenza o se si vuole una certa disattenzione alle problematiche inerenti la salute e la sicurezza anche da parte delle stesse organizzazioni sindacali.

L’assenza in 1239 (12,92%) scuole del rls deve far riflettere le stesse organizzazioni sindacali.

Se poi questi dati si comparano con il dato relativo alla consultazione del rls in occasione della redazione del documento di valutazione dei rischi risulta che solo in 7343 (77,58%) scuole sono stati coinvolti i lavoratori e i suoi rappresentanti.

Sempre su questo blocco di domande c’è da registrare il dato più negativo: solo in 4797 scuole (56,24%) si è proceduto alla formazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

Quest’ultimo dato la dice lunga sul tipo di consultazione realizzata e sull’effettivo stato del tasso di coinvolgimento e partecipazione dei lavoratori, mediante i loro rappresentanti, ai processi di prevenzione e protezione messi in essere dalle scuole. Il dato richiede, pertanto, una ripresa dell’iniziativa sindacale su questo terreno da parte delle stesse organizzazioni sindacali.

I ritardi dei momenti formativi degli rls sono però imputabili anche al ritardo dei finanziamenti destinati alla formazione di queste figure e delle altre figure previste dalla legge. I 40 miliardi di lire stanziati nel 2001, benché suddivisi secondo i bisogni formativi delle scuole, ancora non sono materialmente utilizzabili perché bloccati, come altri fondi, al Tesoro.

Mentre in questi giorni all’Osservatorio nazionale si sta procedendo alla discussione sugli ulteriori fondi (40 miliardi) previsti per il 2002.

Anche sul versante dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione (rspp) la situazione non è certamente ottimale: sono stati designati in 8446 (88,07%) scuole, mentre in 1144 (11,93%) scuole non è avvenuta la designazione.

Solo in 2408 (25,115) i dirigenti scolastici hanno assunto direttamente il ruolo di rspp. Anche in questo caso si registrano le consuete carenze sul versante della formazione, solo 6301(74,60%), anche se va segnalato il ricorso da parte delle scuole di esperti esterni non soggetti a formazione perché in possesso delle specifiche idoneità.

Ancora negativo è comunque il dato rispetto al servizio di prevenzione e protezione (spp), ossia quel servizio necessario e indispensabile per la gestione dell’antincendio, delle emergenze e dell’evacuazione. Il servizio è stato istituito solo in 7938 (82,77%) occasioni: il servizio antincendio è stato istituito in 8067 (84,175) scuole, mentre il servizio di primo soccorso è presente in 7692 (80,21%) istituti.

Anche in questa circostanza si registrano le consuete carenze sul versante della formazione: nel caso dell’antincendio sono stati formati 43794 su 72368 addetti, mentre sui 57590 addetti al primo soccorso sono stati formati solo 37494 addetti.

Come si sa fa parte del servizio di prevenzione e protezione il medico competente ove necessario.

Ricordiamo che in questa circostanza il medico competente è indispensabile in alcune specifiche istituzioni scolastiche e la sua presenza è direttamente necessaria proprio a seguito della valutazione dei rischi effettuata nella scuola.

La statistica rileva uno scarto tra necessità registrata in 1763 scuole e designazione effettuata in 512 istituti.

Ancora sul versante della formazione e dell’informazione dei lavoratori e degli studenti equiparati il dato che emerge dal monitoraggio lascia a desiderare: la formazione è stata completata solo in 3799 (48,96%) casi, mentre l’informazione è stata effettuata e completata solo in 5082 (58,01%) circostanze.

Chiudiamo questa nostra sintetica analisi con due dati connessi tra loro: l’attività di vigilanza da parte degli organismi preposti ASL, VV.FF. ecc. e lo stato degli edifici scolastici.

Ebbene nel primo caso sono state oggetto di visita ispettiva 4633 (48,31%) scuole, sono stati redatti verbali in 2712 (58,54%) istituti di cui a carico dei dirigenti scolastici 590 (21,76%) e ben 2450 (90,34%) a carico degli enti locali proprietari degli immobili. Ossia le irregolarità più consistenti e più carenti si registrano sullo stato delle strutture scolastiche decisamente inadeguate.

Negli ultimi 5 anni sono stati realizzati interventi di manutenzione su 8560 (89,26%) scuole; un dato come si vede consistente coincidente con i fondi stanziati per l’edilizia scolastica; ma decisamente insufficiente in quanto ben 9257 (96,53%) scuole hanno fatto esplicita richiesta di intervento da parte degli enti locali di cui solo il 58,72% sono stati soddisfatti.

In particolare le richieste riguardano le scale di sicurezza (36,96%), le porte antipanico (20,65%), gli impianti elettrici (36,10%), le barriere architettoniche (29,67%).

Per non parlare dell’assenza del certificato di agibilità (57,02%), del certificato di agibilità igienico sanitaria (57,35%), del certificato prevenzioni incendi (73,21%).

Come si può vedere dal monitoraggio esce un quadro sullo stato di applicazione delle norme sulla salute e sicurezza ancora lontano da una situazione ottimale della scuola italiana.

Alle carenze storiche delle strutture si affiancano anche i ritardi degli obblighi posti a carico delle istituzioni scolastiche.

Certo rispetto a qualche anno fa si registra un miglioramento complessivo, ma il ritardo è ancora notevole. Per portare la scuola ad una condizione più consona alla sua funzione e alla condizione di sicurezza ritornano urgenti sia interventi strutturali sul versante dell’edilizia scolastica e sulla manutenzione degli impianti sia gli interventi più efficaci di natura sindacale per realizzare al meglio lo spirito partecipativo.

In questo senso è necessario, come si diceva all’inizio, rilanciare il ruolo degli organismi paritetici e rilanciare il ruolo propositivo e decisivo degli rls sulla base della piattaforma di Modena.

Per fare questo sia le organizzazioni sindacali territoriali sia le rsu-rls devono porre al centro del dibattito, già in occasione del rinnovo del ccnl, la centralità della sicurezza nella scuola con l’avvio di specifiche piattaforme rivendicative.

Una scuola più sicura significa una scuola di qualità più adeguata ai livelli europei.

Roma, 24 aprile 2002