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Scuola. Su obbligo istruzione, organici di fatto e sezioni primavera incontro politico con il viceministro Bastico

Aperto finalmente uno spazio di interlocuzione sui temi di politica scolastica e sulle emergenze dovute ai tagli degli organici

12/06/2007
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L’incontro politico di ieri fra le organizzazioni sindacali e il viceministro Bastico ha permesso finalmente una apertura di spazio per un’interlocuzione su temi di grande importanza per la politica scolastica del nostro Paese e per le emergenze determinate dai tagli di organico conseguenti alla legge finanziaria.
Dall’approvazione della legge finanziaria, che contiene novità importanti su questi temi, la sola occasione di confronto su un tavolo politico è stata quella che ha riguardato una prima presentazione dell’ipotesi di sezioni primavera nella scuola dell’infanzia il 13 dicembre 2006.
Nessun tavolo politico si è mai costituito sull’attuazione dell’innalzamento dell’obbligo scolastico previsto dalla finanziaria 2007, nonostante le sollecitazioni culturali e politiche siano state numerose da parte della scuola e delle sue rappresentanze.
La costruzione della proposta di attuazione da parte del MPI si è finora svolta nell’assenza di confronto democratico.
Diamo conto qui dell’esito del confronto su obbligo e sezioni primavera, rimandando ad altra nota le informazioni sull’organico di fatto.

OBBLIGO
E’ stato inviato al CNPI un dossier contenente una bozza di Regolamento per l’attuazione dell’obbligo di istruzione, un documento tecnico e due allegati riguardanti gli assi culturali dei 5 saperi di base che definiscono le relative competenze, abilità e conoscenze da conseguire al termine del biennio obbligatorio e le competenze chiave di cittadinanza.
Il viceministro ha informato che tale Regolamento ha natura transitoria e agisce su un impianto normativo invariato, sia per quanto riguarda gli ordinamenti che i curricola nazionali della scuola superiore. Infatti non cambia l’impianto organizzativo e didattico dei licei e degli istituti e l’obiettivo comune delle competenze da acquisire rappresenta soltanto una modalità innovativa per lavorare sui curricula immodificati.
L’unitarietà dell’obbligo si realizza nel risultato dell’apprendimento dei ragazzi.
La transizione si estende fino all’anno scolastico 2009/2010 quando dovranno andare a compimento le norme riguardanti i percorsi tecnici e professionali, la revisione del D.lgs 226/05 e la piena attuazione del comma 622 della finanziaria 2007.
La formazione dei docenti dovrà confluire sui contenuti dell’innovazione.
Alla sperimentazione devono partecipare tutte le scuole secondarie superiori ed essa verrà documentata e monitorata.
L’intento è quello di coniugare la norma con un processo coerente e condiviso di attuazione evitando il rischio di slittamento della norma stessa.

La FLC Cgil ha fatto rilevare l’assenza di confronto democratico su questi temi e l’assenza di una adeguata strategia di accompagnamento per una innovazione di grande importanza strategica, su cui è caduto il silenzio dell’istituzione.
La formazione dei docenti, che deve essere ampia e approfondita e riguardare tutti perché relativa a modifiche di ordinamento didattico, deve essere fatta con risorse specifiche messe a disposizione dall’amministrazione e non con le risorse ordinarie finalizzate alla formazione dei docenti.
Vanno poi scritte norme chiare e cogenti sulla praticabilità effettiva di spazi di ricerca nella scuola e vanno integrate le norme sull’obbligo con l’introduzione di sanzioni contro l’evasione dall’obbligo stesso.
Il Regolamento poi deve contenere l’indicazione specifica della data in cui andrà a regime questo processo, per non lasciare nell’indeterminatezza un percorso che deve invece avere scansioni precise pur dentro una logica di sviluppo processuale.
Ci deve poi essere l’impegno a realizzare una convergenza anche ordinamentale dei bienni di istruzione superiore e, cogliendo l’occasione della riscrittura di tutti i curricoli nazionali, realizzare uno sviluppo verticale delle competenze, dalla scuola dell’infanzia alla scuola superiore, condizione essenziale per una vera lotta alla dispersione scolastica.

SEZIONI PRIMAVERA
È stata data informazione alle organizzazioni sindacali di una bozza di accordo da portare in Conferenza Stato-Regioni e di una bozza di circolare successiva.
Il viceministro ha presentato l’iniziativa: un servizio per bambini nella fascia di età 24-36 mesi che si muove nell’ambito dei servizi socio-educativi di competenza regionale su cui il MPI non ha potere autorizzatorio. I finanziamenti derivano da tre ministeri, il MPI, il Ministero per la famiglia e il Ministero per la solidarietà sociale. Gli standard qualitativi sono definiti da leggi regionali, l’autorizzazione viene data dai Comuni ai soggetti che hanno le condizioni di fattibilità.
Si tratta di una sperimentazione di durata annuale a cui possono partecipare i comuni, le scuole paritarie e le scuole statali.
E’ prevista una cabina di regia nazionale con il compito di selezionare le richieste accolte dai comuni, sulla base di un principio di perequazione territoriale.

La FLC Cgil ha rivendicato la necessità di mettere in atto tutte le strategie necessarie a garantire condizioni di qualità di un servizio che parla ai diritti dei bambini, in una fascia di età in cui i soggetti che agiscono sul territorio per fornire servizi, sono plurimi e non riconducibili a norme cogenti che ne garantiscono la qualità. Anche l’attuazione degli anticipi scolastici, su cui la FLC ha sempre espresso profondo dissenso, si è realizzata nella generale assenza di controllo sulle condizioni effettive messe in atto nelle scuole.
La natura ibrida della competenza istituzionale, che muove da un servizio socio-educativo di competenza regionale, ma comprende anche la scuola statale e paritaria, richiama la responsabilità anche del MPI nella garanzia sulle condizioni di qualità reali in cui si realizzerà l’esperienza.
Infine la FLC Cgil ha rivendicato la necessità di comprendere nel testo di Accordo che si andrà a stipulare la presenza di intese regionali con le organizzazioni sindacali confederali e di categoria in quanto rappresentative di interessi diffusi e quindi in grado di esercitare un ruolo nella realizzazione di questi servizi.

Roma, 12 giugno 2007