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Mess.Veneto-Le scuole chiudono l'anno in rosso Aumentano i costi per le famiglie

Alunni in aumento e docenti in calo In molti istituti del Friuli occidentale la riforma Moratti è ancora ferma ai box Preoccupa il fenomeno dell'abbandono con 206 ragazzi persi per strada in tr...

30/12/2004
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MessaggeroVeneto

Alunni in aumento e docenti in calo In molti istituti del Friuli occidentale la riforma Moratti è ancora ferma ai box
Preoccupa il fenomeno dell'abbandono con 206 ragazzi persi per strada in tre mesi In cantiere nuove iniziative di protesta
Le scuole chiudono l'anno in rosso Aumentano i costi per le famiglie


Discesa agli inferi e ritorno, il 2004 nella scuola. L'Europa ci guarda mentre su banchi e studenti cala il colpo di karaté della stretta economica che mette il ticket alla cultura. Famiglie nella morsa del caro-scuola, organici docenti che rischiano il k.o tecnico ai punti, dei precari si sa il calvario e resta appeso alla calza della Befana il rinnovo del contratto di lavoro (circa 5 mila salari erosi dall'inflazione al galoppo, nel Pordenonese). Tutto nel piatto amaro dell'amarcord 2004.
Il "flashback" del quarto anno Domini del terzo millennio, scatta una fotografia ai minimi storici della serenità, perché ancora un po' e la festa si fa alla qualità della vita e della cultura a scuola. Le scommesse di farcela nel 2005, però, ci sono: la scuola è sempre la scuola e batte nel cuore nazional-popolare di tutti come la Fiat e la coccarda Tricolore, la Ferrari e la pizza, Sofia Loren e Umberto Eco, Dante e i Luna Pop filtrati dalla Mastrocola per intenderci. Basta sciogliere i nodi, stretti sul 2004 come quello scorsoio della "devolution" che in aula prende il suono sinistro di "deregulation" (ma sarà stata recapitata al ministro Moratti la lettera spedita da Don Milani?).
TICKET A CARICO DELLE FAMIGLIE. L'obbligo scolastico non è più gratis per 20 mila alunni del Pordenonese, da un anno in qua. Nei bilanci familiari pesano le voci della "crisi del banco": il caro-libri (non è una novità, d'accordo), corredo penne-quaderni-zaini con prezzi vistosi (c'è sempre l'outlet dietro casa per calmierare la spesa, vabbè) e la tassa di istituto (mica era prevista nella scuola popolare della Repubblica). Un contributo che è la gabella post-moderna dalle elementari alle medie (volontaria, per carità, ma c'è) e nelle superiori alza i tiro sugli zeri del bollettino di pagamento della tassa governativa. Scuole primarie e medie inferiori: la gratuità è un diritto sacrosanto, poi sui materiali si fa uno strappo (carta per fotocopie, colori, fondo-spese del consiglio di classe, assicurazione sanitaria, libretto delle assenze, pagella o scheda di valutazione, carta igienica e, tra un po', il portfolio). La "minimum tax" è una risma di carta a quadrimestre, più la carta igienica che si porta da casa nello zainetto, i 10 euro "una tantum" per fare cassa in una scuola sempre più povera di risorse. In alcune medie, circa 20 euro per assicurazione e libretto si versano a settembre, nelle superiori il botto. L'Isa "Galvani" a Cordenons sfonda il tetto dei 95 euro annuali di tassa extra di istituto, 33 nell'Itc "Mattiussi" di Pordenone, 50 euro nell'Ipsia "Zanussi" , 65 nel liceo "Grigoletti", 55 per i liceali del "Leopardi-Majorana" e 50 alle "Filandiere" nel Sanvitese. Sui progetti del Pof si chiede il contributo: i corsi di informatica, teatro, cineforum mica sono gratis. Saldi? Nemmeno a febbraio: un figlio nelle elementari e medie costa all'anno circa 200 euro (servizio mensa e scuolabus esclusi, pari a 600-700 euro), nelle superiori da mille a mille 200 euro (mille 600 con il "plus" trasporti).
L'EFFETTO RIFORMA. Tempo lungo la prima vittima del riordino dei cicli: nel 2004 sono state richieste dalle famiglie e non autorizzate 22 classi "full time" nelle elementari del Pordenonese. Altre 2 a tempo prolungato negate nelle medie di primo grado e nelle scuole dell'infanzia 3 sezioni congelate fino a novembre (a tre mesi dall'avvio delle lezioni) prima dell'ok del ministero dell'Istruzione (sono nell'istituto neo-statalizzato "Vittorio Emanuele II" di Pordenone). L'integrazione a scuola va a bilancio con 570 alunni disabili in provincia e una trentina di posti docenti del sostegno richiesti e non concessi (un caso clamoroso nel circolo didattico di San Vito al Tagliamento, dove mancano 6 insegnanti per l'handicap). L'aumento degli alunni c'è, il calo degli organici anche: mille iscritti in più nell'ultimo biennio e cattedre sempre blindate dalla Finanziaria. Se la riforma è ancora ferma ai box nelle superiori, nelle medie di primo grado cancella 70 cattedre di educazione tecnica nell'arco del triennio e 91 posti di maestro di inglese nelle elementari del prossimo biennio. Una crisi di crescita necessaria per i filo-riformisti, una sciagura per tutti gli altri che credono nel binomio qualità ' occupazione.
LA QUARTA "I": INTEGRAZIONE. Più stranieri nelle aule provinciali, con 2 mila 958 alunni in arrivo da un'ottantina di Paesi del pianeta. Balzo in avanti della scuola "united color" e nel 2004 si aggiungono 2 punti in percentuale alla platea di ragazzi immigrati: 9.03% soprattutto albanesi, con punta al 13.80% nel settore dell'infanzia. Nelle elementari la percentuale scende al 10.56%, poi 10.21% registrato nel settore medie inferiori e per le superiori 5%. Massimo storico nel primo circolo di Pordenone (nella materna di via San Vito si raggiunge il 34.8% di alunni stranieri e per l'elementare "Gabelli" il primato provinciale tocca il 24,1%), a Prata l'oscar delle presenze straniere nel settore medie di primo grado (20.2%) e nelle superiori record dell'Ipsia "Zanussi" di Pordenone con 100 ragazzi di nazionalità straniera e in arrivo tutto l'anno. L'ordine professionale fa da traino perché garantisce un diploma immediatamente spendibile (anche dopo il triennio con la qualifica) sul mercato del lavoro. In coda, i licei (fermi al 2.63% di immigrati tra i banchi) che promettono un percorso di lunga durata fino all'università: un investimento generazionale che molte famiglie straniere non possono permettersi. Sull'integrazione, il progetto-pilota Sam (stranieri-accoglienza-mediazione) a Spilimbergo brucia le tappe dell'emergenza. Nelle superiori gestite da Alfonso Pecori, si creano percorsi intrecciati al curricolo standard per il recupero delle competenze (soprattutto linguistiche) per colpire l'obiettivo del diploma di licenza media e la contemporanea frequenza del biennio superiore. Sistema di classi aperte, curricoli individualizzati, dosi massicce di sostegno e potenziamento delle abilità e la formula brevetta il successo dell'integrazione. Per esportarla altrove, è sempre una questione di risorse che non ci sono.
L'ABBANDONO CRESCE. Chiamalo dispersione, "drop-out", mortalità scolastica, ma il fenomeno dell'abbandono preoccupa. Ultimi dati registrati dal confronto tra organico di diritto e di fatto 2004-2005: 10 mila 541 studenti iscritti nelle superiori provinciali contro 10 mila 335, pochi mesi dopo in aula. Mancano 206 ragazzi all'appello, spariti e persi per strada. I monitoraggi ufficiali sulla provincia che incassa la perdita secca dopo che la riforma ha cancellato il monoennio obbligatorio, non ci sono e l'Ipsia "Zanussi" fa i conti in casa. A 14 anni l'abbandono colpisce soprattutto il professionale: un anno fa 50 "dispersi" e negli ultimi 3 mesi 2004 un'altra decina di studenti ha gettato la spugna (soprattutto stranieri albanesi e africani). Nel 1999 la legge sull'obbligo scolastico ha innescato il boom delle iscrizioni nell'area Ipsia, poi il patatrac del 2004 dà l'aria di recessione. L'"escalation" verso l'abbandono è direttamente proporzionale alle sacche urbane di devianza giovanile: la scuola è la cura al disagio - si sa -, ma non può fare da Croce rossa ai problemi sociali senza strutture e con i tagli di cassa. Per esempio, lo scoperto di 500 mila euro nel quadrimestre settembre-dicembre è la cartina tornasole dello stato di salute dei 49 istituti provinciali. Denunciato dai sindacati, il bilancio di sintesi tracciato a fine 2004 è una bella gatta da pelare per il 2005.
GIRANDOLA IN CATTEDRA E IL CONTRATTO LATITA. Valzer delle graduatorie di istituto di seconda e terza fascia per mille 300 precari provinciali. Una beffa per la continuità dell'insegnamento a scuola e nuovo giro di giostra per i supplenti assunti a settembre con formula sibillina "fino all'avente diritto". Il diritto sembra finito: entro gennaio le nomine-bis faranno crollare il mosaico di almeno 200 incarichi, concentrati soprattutto nelle superiori. Caroselli per gli studenti al rientro dalle vacanze natalizie e nuovi precari in cattedra. Un problema anche per le segreterie, impegnate nel doppio fronte dei ricorsi sui punteggi (scattano in questi giorni tanti reclami, rendicontano i sindacati) e dei nuovi contratti da stipulare a fine gennaio. Procedure kafkiane, ma chi vive nella trincea della scuola ci fa il callo. L'avvicendamento significa lunghe telefonate alla caccia del supplente "giusto" per gli amministrativi della scuola e bollette telefoniche da infarto per gli enti locali: il sistema di reclutamento ha le maglie allentate della disorganizzazione, intanto il precariato cuoce a fuoco lento sulla graticola dell'incertezza. Le prove tecniche di sopravvivenza sono il rodaggio anche nel settore docenti di ruolo: zero segnali di rinnovo contrattuale a un anno dalla scadenza fisiologica dell'accordo sul lavoro in aula. Scarso l'assegno a fine mese, forti i rincari di mercato e quella dell'insegnante sembra una carriera a rovescio. Però, la fila dei precari si allunga anno dopo anno. Tutti masochisti?
2005, ANNO DI SVOLTA. A colpi di riforma, forse. A sgomitate sul contratto, magari. La protesta sindacale, studentesca (è rinato il collettivo a Pordenone, con le due anime di "Sms" e "Spartacus") e dei comitati genitori provinciali (il gruppo "Per la scuola pubblica" da appuntamento a volantinaggi e assemblee nella seconda metà di gennaio) sale con la marea delle questioni lasciate in sospeso dal palazzo romano dell'Istruzione: promettono iniziative di piazza per bloccare lo sfascio dell'architettura formativa delle superiori. Il malumore si taglia a fette anche nelle sale docenti più moderate (in fibrillazione i docenti degli istituti professionali che non vogliono saperne di fare le valigie per passare alle dipendenze dirette della Regione) e il 2005 non sarà facile da vivere, a scuola. In ballo anche le leggi sulla carriera e status giuridico dei docenti, la riforma degli organi collegiali, il pacchetto gestionale della scuola assegnato alla Regione e, sullo sfondo, di nuovo la carta contrattuale da rinnovare. Vertenze e contenzioso a fiumi nell'oroscopo dei prossimi mesi. L'importante è non mollare.
Chiara Benotti