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Alle scuole per il Recovery subito fondi per 1,5 miliardi

In Commissione cultura e istruzione alla Camera, all'unanimità, è stato votato dopo tre anni di gestazione il progetto di legge di riforma del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore

26/06/2021
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Il Messaggero


ROMA L'idea è quella di provare a dare una risposta a uno dei problemi da sempre denunciati dalle imprese: quello del mismatching. Il paradosso italiano è noto. Da un lato c'è un alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile. Dall'altro le imprese fanno fatica a trovare i profili tecnici specializzati di cui hanno bisogno. Così il Parlamento ha deciso di accelerare sulla riforma degli Its, gli Istituti tecnici superiori. In Commissione cultura e istruzione alla Camera, all'unanimità, è stato votato dopo tre anni di gestazione il progetto di legge di riforma del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore. Un percorso iniziato nel 2018 con la proposta Gelmini-Aprea. Lunedì il testo andrà in aula. La maggioranza, ma anche l'opposizione rappresentata da Fratelli d'Italia è fermamente intenzionata ad approvare la proposta di legge. E il governo fino ad ora non ha sollevato particolari obiezioni. Anche perché la riforma degli Its è una di quelle, come si dice, «chieste dall'Europa» in vista del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E, in effetti, lo stesso Recovery destina agli Its ben 1,5 miliardi contro un finanziamento attuale di una sessantina di milioni l'anno. Era stato lo stesso Mario Draghi, durante il dibattito sul Recovery, a ricordare che «in Francia e in Germania questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo» spiegando che era necessario «innovarne l'attuale organizzazione».
Ma cosa prevede la riforma? Innanzitutto gli Its, che offrono corsi biennali o triennali di specializzazione ai quali si accede con un diploma di scuola superiore, cambieranno nome. Si chiameranno «Its Accademy». Insomma, siccome si tratta di un percorso parallelo e alternativo all'Università, si è deciso innanzitutto di dargli un nome che avesse un maggiore appeal per gli studenti. Anche perché, come prevede la riforma, nei prossimi cinque anni queste nuove Accademie dovranno organizzare corsi coerenti con i grandi capitoli del Recovery plan: dalla digitalizzazione alla transizione ecologica. La proposta che sarà votata lunedì alla Camera prevede di «incrementarne significativamente l'offerta formativa su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento agli obiettivi correlati all'attuazione del Pnrr». A questo fine, il fondo finanzia anche interventi per dotare gli Its Academy di laboratori e infrastrutture tecnologicamente avanzati. Tradotto, aule 4.0. 
I TEMPI«Abbiamo fretta di attuare la riforma», spiega Gabriele Toccafondi, deputato di Iv e relatore del provvedimento, «perché nei prossimi cinque anni ci sono i finanziamenti del Pnnr da utilizzare. Ma anche perché il sistema degli Its funziona. A un anno dal diploma», aggiunge Toccafondi, «l'80% dei diplomati trova un'occupazione e di questi il 90% in un'area coerente con il proprio percorso di studi». Da un punto di vista giuridico gli Its-Accademy rimarranno fondazioni di diritto privato, al cui interno devono essere presenti un istituto superiore, statale o paritario, una struttura formativa regionale, un'impresa del settore produttivo di riferimento, un dipartimento universitario ovvero un centro di ricerca, pubblico o privato, operante nel settore dell'Its. La riforma, inoltre, prevede che il 60 per cento dei docenti delle nuove Accademie debba arrivare dal mondo del lavoro. Anche il raggio di azione sarà ampliato. Gli istituti tecnici superiori entreranno anche nella formazione e nell'aggiornamento in servizio, anche dei docenti di scuola, oltre che diventare uno strumento delle nuove politiche attive per il lavoro. 
Restano da sciogliere un paio di nodi. Il primo riguarda il riconoscimento di crediti per l'Università. Un esame presso un Its vale anche per esempio, in una laura d'ingegneria? La proposta dice di sì. Ma le Università vorrebbero che questa decisione fosse presa d'accordo con i singoli atenei. C'è poi la questione del riscatto degli anni del diploma, che sarebbe equiparata a quella della laurea. Qui la proposta di legge è chiara: il riscatto ai fini della pensione dovrà essere permesso. Ma per avere la certezza che si possa fare manca ancor il parere della Ragioneria. 
Andrea Bassi