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Alternanza scuola-lavoro, due anni deludenti: 57% studenti confessa: "Non funziona"

Il monitoraggio su 15mila liceali di nove Regioni: oltre la metà dice di partecipare a percorsi non inerenti ai propri studi e 4 su 10 ammettono di non essere messi nelle condizioni di studiare. Sottosegretario all'Istruzione: "Credo sia uno strumento utilissimo, va fatto bene e per tutti"

31/05/2017
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la Repubblica

ROMA - Studenti costretti a pagarsi le trasferte di tasca propria, a seguire attività avulse dall'indirizzo scolastico frequentato e a tralasciare per diverse ore lo studio delle discipline di insegnamento settimanali. Ecco il quadro del secondo anno di applicazione dell'Alternanza scuola-lavoro delineato dall'inchiesta, presentata ieri e portata avanti dall'Unione degli studenti, su un campione di 15mila ragazzi che frequentano le scuole superiori di nove regioni italiane: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Toscana, Abruzzo, Sardegna, Sicilia, Campania, Puglia.

Secondo il monitoraggio, il 57 per cento degli studenti intervistati "ha partecipato a percorsi di alternanza scuola-lavoro non inerenti al proprio percorso di studi" e 4 su dieci ammettono di essere caduti in situazioni in cui sono stati negati loro diritti, come quello di essere seguiti da un tutor o di non essere stati messi nelle condizioni di studiare.

"L'inchiesta Uds è utile perché ci aiuta a migliorare. Per farlo occorre però dire dove e come non funziona e non generalizzare. Come ho sempre detto servirà tempo perché nessuno ha la bacchetta magica che consenta dopo 50 anni di immobilismo di cambiare in un anno" ha replicato Gabriele Toccafondi, sottosegretario all'Istruzione -. Però chiedo agli studenti dell'Uds di esprimersi sullo strumento dell'alternanza. È utile? Almeno una volta si esprimano. Per me è utilissimo e va fatto bene e per tutti. Per loro?"

La Buona scuola ha introdotto la novità già per le terze classi dello scorso anno, esteso quest'anno alle quarte classi: l'obbligo di 200 ore di attività in azienda (musei, enti no profit, associazioni professionali, camere di commercio ed altri enti) se liceali e 400 per gli studenti iscritti nei percorsi tecnici e professionali da completare nell'arco dell'ultimo triennio di studi.

In pratica, 67 ore all'anno nei licei e 133 nei tecnici e nei professionali. E se in questi ultimi l'Alternanza sembra la logica conseguenza del percorso di studi, per i licei trovare attività da fare svolgere ai propri alunni non è stato facile. Anche perché le aziende non hanno risposto con entusiasmo alla chiamata del Miur. Più di un terzo dei ragazzi interpellati (il 38 per cento) dichiara di avere sostenuto spese per frequentare le ore di Alternanza.

"In Sardegna o nel Molise - spiegano dall'Uds - per mancanza di un tessuto produttivo sul territorio in grado di sopperire alla mole di studenti, le scuole si sono trovate costrette a far spostare gli alunni dalla Regione chiedendo a questi ultimi di sopperire alle spese per lo spostamento con somme che hanno raggiunto i 300-400 euro".

Il tutto per attività che nell'87 per cento dei casi sono state calate dall'alto senza alcun coinvolgimento dei diretti interessati. "Al Pacinotti di Taranto le studentesse e gli studenti hanno portato avanti il proprio percorso di alternanza scuola-lavoro all'Ilva, industria siderurgica famosa sul territorio per le gravi responsabilità di inquinamento ambientale", si legge nel dossier.

E per seguire attività - come quella che ha visto centinaia di studenti impegnati a prendere ordinazioni in una nota catena che vende panini con hamburger o impegnati a fare esperienza in una notissima catena di abbigliamentospagnola - i ragazzi hanno tralasciato lo studio delle materie scolastiche, sia di mattina sia nel pomeriggio. A confessarlo il 57 per cento dei 15mila entrati nel nuovo obbligo e per i quali il sindacato degli studenti spinge per uno Statuto a favore degli studenti in Alternanza scuola-lavoro.