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Appunti nascosti e aiutini dei prof «In questo test si può copiare»

al «quizzone» si copia, e non è un caso se alla fine questa terza prova scritta, diversa da scuola a scuola, è stata eliminata dall’esame di Stato.

26/06/2018
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Rispetto alle attese, c’era molta più possibilità di copiare: tutto dipende dalla commissione, e la nostra è stata abbastanza clemente»: Edoardo Fimiani, 18 anni, maturando in un liceo scientifico di Salerno, ha appena finito la terza prova. E non fa che confermare quello che è evidente da battute, indagini, gruppi su Facebook e WhatsApp: al «quizzone» si copia, e non è un caso se alla fine questa terza prova scritta, diversa da scuola a scuola, è stata eliminata dall’esame di Stato.

Pochi controlli? «Era difficile comunicare tra banchi perché la classe era separata in due file», nega Edoardo. Ma «ci siamo fatti un po’ aiutare dagli interni»: ovvero, dai professori del liceo, incaricati come commissari che, avendo partecipato anche alla stesura delle domande, non sono rimasti indifferenti alle richieste degli studenti. E hanno finito per supportarli, indirizzarli, facilitarli.

Un «fenomeno» che quest’anno, forse perché era quello dell’addio, si è amplificato. Senza invadere (troppo) la privacy dei maturandi, basta farsi un giro sui social per capire che aria tira. C’è chi pubblica la foto delle gambe ricoperte di pizzini, chi passa i foglietti all’amico, chi chiede un «suggerimento» o un’interpretazione al prof: per rispondere alle domande «chiuse» (a risposta multipla) o «aperte» tutti gli aiutini vanno bene.

Secondo un sondaggio di Skuola.net su 1.000 maturandi, 1 su 10 già sapeva che avrebbe avuto via libera. L’anno scorso il 32% degli studenti aveva ammesso la «sbirciatina». Secondo un’altra indagine, realizzata da Found per Maxibon via web su 1.200 studenti dell’ultimo anno delle superiori, un ragazzo su 4 si è scritto le nozioni più importanti sul braccio o sulla mano, mentre uno su sei ha preferito scambiarsi i fogli con il compagno più preparato. «Il fattore “copiaggio” però dipende molto dalle commissioni — nota Aurora, maturanda in servizi sociosanitari —. Ho visto professori di altre classi suggerire, ma la mia non voleva neanche traffico di dizionari». E «le ingiustizie del quizzone» sono state rilevate anche dal Codacons: «A seconda della commissione esaminatrice — nota il presidente Carlo Rienzi, pronto a rivolgersi al Tar — è stato possibile copiare, ottenere aiuti o conoscere in anticipo le domande. Una situazione che realizza palesi disparità: alcuni studenti sono stati avvantaggiati, altri, quelli cui è capitata una commissione più scrupolosa, no».

Quello che è successo a Leonardo Barbara, 18 anni, maturando al Convitto nazionale a Roma: «Le misure cautelari erano così efficienti che non c’è stato neanche modo di rimproverarci — dice —. La sorveglianza era strettissima». Ma allora, la terza prova non aveva senso? «Il rischio di copiare durante la terza prova non è così remota — ammette Mario Rusconi, associazione nazionale presidi Lazio —. Sarebbe stato necessario pensare a una prova multidisciplinare nazionale». Studenti «copiatori» assolti, dunque? «Copiare è sempre un autogol — nota la preside del liceo Malpighi di Bologna, l’ex sottosegretaria all’Istruzione Elena Ugolini —: nella terza prova si vede la capacità di sintesi e giudizio critico dei ragazzi e i prof capiscono se quel che scrivono non è farina del loro sacco».