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La gratuità dell'università, una questione di qualità

di Andrea Torti - coordinatore nazionale di Link

10/01/2018
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L'Huffington Post
  • Coordinatore nazionale di Link

Una manifestazione per l'istruzione gratuita a Milano

Dopo anni di politiche che hanno svuotato l'università pubblica di risorse e ne hanno alterato la funzione sociale, occorre più che mai una riforma complessiva che parta dalla gratuità e da una nuova università per una reale democratizzazione della società, contro l'esclusione e le disuguaglianze.

È stato detto fin dalle mobilitazioni contro la riforma Gelmini che ha reso l'università fabbrica di disuguaglianze e palestra di precarietà. È stato detto nelle mobilitazioni e nelle battaglie per il diritto allo studio, depositando in parlamento "All In! - per il diritto allo studio", la proposta di legge supportata da oltre 50.000 firme, per contrastare il progressivo aumento delle tasse e lo smantellamento del welfare studentesco universitario.

Al di là della fase elettorale in cui s'inserisce la proposta nel dibattito, un breve periodo fatto di promesse e di proclami, crediamo sia ancora più importante continuare questa lotta di civiltà e ripartire dalle parole e dalle mobilitazioni che i movimenti studenteschi hanno animato in Italia e in giro per il mondo.

Infatti, la gratuità e la riforma radicale dei sistemi educativi sono le parole d'ordine delle lotte studentesche di tutto il mondo: dal Cile al Sudafrica, dai movimenti anglosassoni a quelli olandesi e statunitensi.

Per questo, in questi anni abbiamo costruito e promosso una proposta complessiva per una "nuova università": libera, gratuita e accessibile a tutti, finanziata da un sistema fiscale progressivo, che tassi multinazionali, rendite e grandi patrimoni.

Perchè una nuova università?

L'università è una risorsa essenziale per la crescita della società nel suo complesso. Essa è necessaria per l'innalzamento del livello culturale del paese, per una cultura diffusa e di massa, perché si possa realmente ripensare il modello di sviluppo e affinché ci si possa confrontare con le sfide che oggi l'innovazione pone.

All'università a oggi è stato sottratto questo ruolo, non solo perché stenta a sopravvivere a causa della ormai strutturale mancanza di risorse, ma anche per come essa viene concepita. Chi ha governato il paese negli ultimi anni ha descritto come innovativa un'idea di università e di istruzione che produce e diffonde sapere acritico, funzionale esclusivamente ad allungare il curriculum del singolo studente, permettendogli di meglio competere in un mercato del lavoro in crisi.

L'università deve invece perseguire il bene collettivo, essere strumento di cambiamento del presente, per cambiare la società in senso positivo. La nuova università è quella che riesce a sviluppare un rapporto con il territorio e con la società, essendo motore propulsivo e propositivo per ciò che la circonda, che si interroga e diffonde sapere capace di rispondere alle sfide sociali, economiche e ambientali che la società oggi pone.

Perché gratuita e accessibile a tutti e tutte?

Quelle che vengono chiamate impropriamente tasse universitarie, e che oggi, in Italia, sono tra le più alte in Europa, costituiscono in realtà il pagamento di un ticket per chi usufruisce di un servizio pubblico essenziale sancito dalla Costituzione.

Il pagamento a carico dello studente e della studentessa della contribuzione studentesca viene considerata la normalità mentre i contributi richiesti continuano ad aumentare esponenzialmente. Questo significa considerare normale che un servizio essenziale come l'istruzione, così come lo è la sanità, venga pagato su prestazione individuale, esclusivamente da coloro che ne usufruiscono, non riconoscendo l'idea dell'interesse collettivo, subordinandolo alla logica privata della domanda e dell'offerta.

La sola esistenza della contribuzione ha aperto la porta all'attuale modello di università-azienda a numero chiuso, dove le poche borse di studio sono finanziate più dagli studenti attraverso la tassa per il diritto allo studio (227 milioni) che dal fondo Statale (216 milioni) [dati MIUR 2016] e l'Università è sempre più sostenuta dalla tassazione studentesca che da 1,3 miliardi dell'anno accademico 2008/09 ha raggiunto 1,7 miliardi nell'a.a. 2016/17: con una tassa media di 1200 euro siamo così diventati il terzo paese europeo per tasse universitarie, dietro Inghilterra e Olanda, mentre in Francia le tasse hanno un importo "simbolico" di massimo 200/300 euro, in quasi tutti i Land tedeschi, in Austria, Scozia e nei paesi scandinavi la tassazione è del tutto assente.

L'università oggi deve rappresentare un servizio che viene erogato alla collettività poiché un paese con una popolazione più istruita migliora le possibilità di sviluppo in direzioni nuove e sostenibili, necessario ancor di più oggi per far fronte alla crisi in cui versa il nostro paese.

Il sostegno economico degli studi, non può essere un investimento a carico individuale o della famiglia, ma una necessità collettiva per lo sviluppo del paese!

Chi paga?

Rendere quindi l'università gratuita, ben finanziata e accessibile a tutti e tutte è prioritario, invertendo la rotta perseguita negli ultimi anni, per farlo non basta però finanziare l'università e il diritto allo studio con fondi statali ma è necessario modificare il sistema generale di tassazione, utilizzando la leva fiscale per combattere le crescenti disuguaglianze, tassando i grandi patrimoni e le grandi rendite, e lottando contro l'evasione.

Per questo parlare di università gratuita, di qualità e accessibile a tutti vuol dire proporre una società senza disuguaglianze, radicalmente più giusta, per questo con la Rete della Conoscenza abbiamo dato vita alla proposta FreeEducation per una formazione libera e gratuita in ogni ordine e grado!