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Scuole, mancano i fondi per le aperture estive Progetto a rischio flop `

«La Scuola al Centro» è rimandata a settembre. Rimandata nei tempi, ma soprattutto nelle intenzioni. Le proposte delle scuole ci sono, la graduatoria pure, però il progetto del Miur - nato per contrastare la dispersione scolastica e favorire l'inclusione sociale - non prenderà il via prima di due mesi.

18/07/2017
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Il Messaggero

ROMA «La Scuola al Centro» è rimandata a settembre. Rimandata nei tempi, ma soprattutto nelle intenzioni. Le proposte delle scuole ci sono, la graduatoria pure, però il progetto del Miur - nato per contrastare la dispersione scolastica e favorire l'inclusione sociale - non prenderà il via prima di due mesi. Niente moduli didattici, sportivi e culturali in estate. Niente porte aperte e ragazzi coinvolti in attività che dovrebbero invogliare a restare in aula oltre gli orari scolastici e soprattutto utili per tenerli lontani dalle tentazioni della malavita, che nei minorenni trova sempre facili prede e manovalanza. E i bambini delle famiglie disagiate, che tanto si erano impegnati e divertiti nelle innumerevoli attività proposte la scorsa estate, stavolta resteranno a casa, vedendo il loro zelo vanificato. Il Miur ha bluffato. Gonfiando il petto e promettendo qualcosa che nei fatti non ci sarà. Quest'anno si dovrà attendere l'autunno per accogliere di pomeriggio studenti e famiglie. Cioè quando le scuole apriranno normalmente, aggiungendo così alle ordinarie attività didattiche quotidiane, altri impegni. Eppure l'anno scorso il progetto pilota andò a gonfie vele, sebbene ci fosse un piccolo stanziamento che permise l'apertura in estate di 400 scuole in quattro capoluoghi (Napoli, Milano, Roma e Palermo). L'allora ministro Stefania Giannini visitò in agosto anche una scuola di Barra che accolte undici dei 148 istituti di Napoli che parteciparono a «La Scuola al Centro», coi ragazzi pronti a descrivere le singole attività e a esporle l'importanza di sentirsi impegnati anche d'estate. La promessa in quei giorni fu che il progetto sarebbe andato avanti soprattutto perché «la scuola deve continuare a essere il centro della comunità». Quando a settembre scorso il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha lanciato il bando nazionale, quindi, si cantò vittoria. Se per il progetto pilota servirono appena 5 milioni di euro per coprire 4 città, il bando stavolta prevedeva un investimento iniziale di 240 milioni di euro e almeno 6 mila scuole. Almeno queste erano le intenzioni. Da settembre a oggi però è successo davvero di tutto. È stata fissata una proroga a novembre per la presentazione dei moduli, poi c'è stato il cambio di Governo. Solo a fine giugno arriva la graduatoria provvisoria e si scopre che le scuole finanziate in tutta Italia saranno 4.633 su 8 mila totali, mentre lo stanziamento totale sarà di 187 milioni di euro. Rispetto alle intenzioni iniziali, mancano all'appello 53 milioni di euro e soprattutto 1.500 scuole. Inoltre, soltanto il 13 luglio è stata comunicata agli istituti assegnatari la graduatoria definitiva, con i singoli progetti approvati e i fondi per ciascuno. La procedura però non è finita qui: essendo i 187 milioni di euro su fondi Pon e non ministeriali, come era successo l'anno scorso, bisogna seguire un iter burocratico molto preciso e lungo per l'assegnazione. Il Miur dovrà comunicare alle scuole l'autorizzazione a procedere (cioè la spendibilità), e finalmente si potranno preparare e pubblicare i bandi per ciascun modulo didattico (ogni scuola in media ne presenta 5) e aspettare i 30 giorni fissati per legge per ricevere le proposte. Dopo di che saranno vagliate le richieste e finalmente assegnare il progetto ai vincitori. A conti fatti se ne parlerà per la fine di settembre ma è ragionevole pensare che si partirà a ottobre inoltrato. Il 10 per cento delle scuole finanziate ha presentato progetti che prevedono aperture durante il periodo estivo, progetti che si svolgeranno però l'anno prossimo. 
Mariagiovanna Capone