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«Risorse misere, i nostri atenei fanno miracoli»

Il rettore Luca Pietomarchi

06/10/2017
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Il Messaggero

Luca Pietromarchi, neoeletto Rettore dell'Università di Roma Tre, perché i laureati italiani sono trai più impreparati tra i Paesi internazionali? «Non è vero. Lo posso assicurare senza dubbio. Per anni sono stato il coordinatore del programma Erasmus per Roma Tre e so bene che i nostri studenti, che tornano dalle università estere, hanno spesso una preparazione insufficiente negli esami svolti fuori. Così come gli stranieri che vengono da noi a studiare ammettono di trovare esami troppo difficili. Non c'è paragone tra le università italiane e le altre università statali all'estero: le nostre sono eroiche».
In che senso?
«Si tratta di vera e propria resistenza eroica: abbiamo il sistema universitario meno finanziato d'Europa. Facciamo miracoli con quel poco che abbiamo: l'Italia investe l'1% del Pil nelle università, la Germania il 2,2% circa e i nostri ragazzi sono più preparati».
Però le competenze lessicali e matematiche risultano più basse.
«C'è da lavorare in questo senso. Soprattutto per la matematica: a Roma Tre abbiamo un ottimo dipartimento di matematica con 100 posti ma non arriviamo mai a coprirli. Andiamo male in matematica perché nessuno la studia. Ci sono settori da curare maggiormente, come quello delle lingue straniere: noi abbiamo il Cla, centro linguistico di ateneo, in cui tutti gli studenti possono seguire corsi di lingua gratuitamente anche se non previsti dal loro corso di studi».
Perché in Italia ci sono pochi laureati?
«Innanzitutto già oggi non abbiamo i fondi per seguirli bene, figuriamoci se fossero di più. Purtroppo la media europea prevede un docente per 16 studenti, in Italia il rapporto è 1 a 30. Inoltre quando un ragazzo trova un lavoretto lo prende al volo e lascia gli studi. Abbiamo infatti un'alta dispersione e un'alta presenza di laureati che prendono lavori in cui non c'è bisogno della laurea».
Come mai il lavoro spesso non è adeguato alla laurea?
«Il problema è il sistema Italia, il sistema lavoro che si basa sulla piccola e media industria che non richiede personale altamente qualificato. O, almeno, ne richiede poco. C'è chi trova posti d'oro all'estero e non torna in Italia e chi invece resta in Italia e si accontenta di posti non all'altezza delle loro competenze. Potrei fare mille esempi».
Ne faccia uno.
«Ho avuto tra gli studenti di Roma Tre due fratelli, entrambi laureati in ingegneria informatica a distanza di poco tempo l'uno dall'altro e sostanzialmente, posso dirlo, con la stessa preparazione: il loro primo impiego? Uno in Belgio a 3500 euro al mese, l'altro In Italia non arrivava a 1500».
Come si risolve?
«Il problema del Paese non l'università, capiamoci, il problema vero è che l'università non è sostenuta dal Paese».
L.Loi.