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Autonomia differenziata: no dei sindacati. Lettera a Conte e al Parlamento

Cgil, Cisl e Uil chiedono uno stop del progetto che dovrebbe vedere la luca il 15 febbraio: mina l’unità culturale del Paese e rende più iniquo il sistema

07/02/2019
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Corriere della sera

I sindacati scendono in campo contro le intese per l’autonomia differenziata di Veneto e Lombardia che finiscono per avere al loro centro anche la regionalizzazione dei sistemi scolastici. Come aveva anticipato il ministro Bussetti infatti non solo si tratta di questioni amministrative, ma addirittura gli insegnanti diventeranno dipendenti della Regione che potrà anche intervenire sui programmi.

La lettera

I segretario della scuola di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di scrivere due lettere a tripla firma, una al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’altra ai presidenti di Camera e Senato perché fermino il processo per come si sta delineando: il testo di intesa concordato con il governo dalle due Regioni dovrebbe infatti vedere la luce il 15 febbraio, per poi essere approvato dal Parlamento. Le prime bozze sono già abbastanza precise per quanto riguarda la scuola.

I rischi per l’unità culturale

«Quello che si ipotizza - scrivono Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi e Giuseppe Turi - non è un semplice decentramento amministrativo: siamo in realtà in presenza di un progetto di vera e propria devoluzione, che investirebbe in pieno il sistema scolastico del Paese, minando l’unità culturale della nazione, per dare vita a progetti formativi regionali e localistici ben al di là di quella giusta attenzione alle specificità territoriali che, già a sistema vigente, sono assicurati dall’autonomia scolastica prevista dalla stessa Costituzione».

Un sistema iniquo

Il venir meno del carattere unitario e nazionale del sistema d’istruzione sarebbe, secondo i segretari generali dei sindacati scuola confederali, un vero e proprio tradimento del lavoro che quotidianamente la scuola svolge per promuovere in ogni angolo d’Italia l’effettivo esercizio del diritto allo studio e rafforzare la coesione della comunità nazionale e renderebbe di fatto meno giusto il sistema, creando differenze anche di risorse tra le diverse regioni, rischiando di impoverire di più proprio le zone del Paese che invece avrebbero bisogno di maggiori investimenti in istruzione.