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Bambini senza vaccinazioni Centinaia sospesi da scuola

In 300 solo a Bologna, da oggi niente ingresso in aula. Migliaia le irregolarità. Il ministero: il problema è il morbillo

12/03/2019
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Corriere della sera
Margherita De Bac Valentina Santarpia

Ogni città sta facendo i conti con i bambini non vaccinati: non potrebbero andare a scuola. Trecento a Bologna, 28 a Rimini, poi Udine, Prato, Cesena, Modena. E via. Un elenco lungo che coinvolge tutta Italia. Lettera dei presidi.

Trecento alunni non in regola a Bologna, 28 a Rimini, tre bambini bloccati a Pagani (Salerno), uno a Prato, 37 in Veneto, tre in provincia di Udine, tre a Procida (Napoli), 350 a Cesena, 600 a Modena, 1.200 in Liguria: non dovrebbero essere ammessi in scuole d’infanzia e nidi. Anche se i dirigenti scolastici parlano di «fenomeno limitato», spuntano centinaia di «inadempienti», nell’ultimo giorno per presentare i documenti che attestano le vaccinazioni obbligatorie degli studenti. La scadenza era il 10 marzo, ma trattandosi di un giorno festivo, è slittata a lunedì 11 marzo. In tutt’Italia — tranne che in Alto Adige, dove per deroga regionale se ne parlerà a settembre — si applica la legge Lorenzin: chi è senza certificati esce. Gli studenti di elementari, medie e biennio del liceo restano in classe anche se non in regola (sanzioni fino a 500 euro per i genitori). Ieri già alcuni presidi sono passati ai fatti comunicando il divieto di ingresso alle famiglie di bambini non in regola.

E in alcuni casi, come nel Bolognese — dove ci sono in totale 5 mila bambini non in regola, 4.200 tra i 6 e i 16 anni — la procedura è immediata: è il Comune a comunicare via email che i bambini si trovano in una situazione irregolare. Gli uffici di Palazzo D’Accursio stanno preparando le pratiche per la sospensione, che dovrà essere notificata dai messi comunali casa per casa. Questo vuol dire che il personale scolastico non saprà se in classe si presenta un bimbo non in regola. I genitori, però, sapranno che mandarlo a scuola vorrà dire violare la legge.

Nel 2018 le coperture vaccinali sono cresciute un po’ ovunque rispetto al 2017, primo anno di applicazione dell’obbligo. Per l’esavalente (antipoliomielie, tetano, difterite, epatite B, pertosse, emophilus infuentiae) le percentuali superano la soglia del 95%, considerata necessaria per proteggere anche i non vaccinati dal contagio. Per la trivalente (antimorbillo, parotite, rosolia) la media è inferiore al 90%, dunque c’è ancora molto da fare malgrado il recupero. Per Vittorio Demicheli, coordinatore del tavolo vaccini al ministero della Salute «le Regioni hanno compiuto uno sforzo enorme e il compito di richiamare sedici generazioni non era facile. Il problema è che appena il 40% dei ragazzi della scuola dell’obbligo sono stati riportati ai servizi vaccinali. Significa che abbiamo ancora troppi giovani esposti al morbillo, da 800 mila a un milione».

E quello contro il morbillo sarà infatti l’unico vaccino a rimanere obbligatorio. Lo ha confermato la ministra della Salute Giulia Grillo ieri, in un lungo post su Facebook: con il disegno di legge in discussione al Senato «intendiamo superare l'obbligo delle 10 vaccinazioni». L’idea base è quella esposta più volte da M5S e Lega, l'obbligo «flessibile»: «L’obbligo va introdotto solo se serve, partendo dai dati sulle coperture raccolti dall'anagrafe vaccinale, o in base ad eventuali epidemie. Per questo è fondamentale l'Anagrafe nazionale vaccini, istituita da noi ad ottobre», scrive Grillo.

Un’Anagrafe che però ancora fa fatica a decollare: ieri il rappresentante dei presidi del Lazio, Mario Rusconi, segnalava una serie di disservizi nelle comunicazioni con le Asl che hanno messo a dura prova i dirigenti scolastici.