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Basta note sul registro nelle scuole elementari Via le sanzioni del 1928

Il ddl: sì all’educazione civica come materia obbligatoria

03/05/2019
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

B asta note sul registro per i bambini delle elementari. Vietata anche la sospensione e la perdita dell’anno scolastico per motivi disciplinari. Lo ha deciso la Camera dei deputati che nella legge sulla reintroduzione dell’educazione civica a scuola, ha votato anche per la soppressione di due articoli di un regio decreto del 1928 che elencava le sanzioni, anzi le «punizioni per i fanciulli» indisciplinati. La legge, novant’anni fa serviva forse a impedire le sanzioni corporali, ma oggi appare datata, almeno a sentire i presidi che spiegano che nei fatti fosse già superata. Certo lo era la legge gemella del 1925 che riguardava le medesime sanzioni per i ragazzi delle medie e delle superiori, abolita vent’anni fa.

Ma che cosa resta oggi agli insegnanti per intervenire nei casi estremi in cui la disciplina e l’educazione siano fuori controllo? Probabilmente le stesse misure, note comprese, ma che devono essere condivise — così recita l’articolo 8 del ddl sull’educazione civica — attraverso il «patto educativo di corresponsabilità che già oggi regola i rapporti tra studenti e professori, tra famiglia e scuola per le scuole secondarie» e che ogni studente è chiamato a firmare all’inizio dell’anno.

La decisione

Saranno vietate anche la sospensione e la perdita dell’anno per motivi disciplinari

Sta di fatto che nella maggioranza l’interpretazione delle nuove regole assume significati diversi: per i 5 Stelle si tratta di «un atto di civiltà che si aggancia al 21esimo secolo e definisce che con i bambini il clima debba essere di fiducia», spiega il presidente della Commissione Cultura della Camera Luigi Gallo. Al ministero dell’Istruzione invece si ridimensiona la portata del cambiamento: «È un allineamento normativo in tutti gli ordini di scuola. Le sanzioni restano ma dentro un contesto attualizzato».

Il disegno di legge

Il voto alla Camera: né ore in più, né docenti ad hoc. E non c’è nulla sulla parità di genere

«Una bolla di sapone», secondo il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: «Sono norme che non si usano più. Questo non vuol dire che a fronte di comportamenti sbagliati non ci siano reazioni da parte della scuola: in caso di necessità si riprende il bambino e si chiama la famiglia per concordare soluzioni da adottare».

Ma oltre a cancellare le note, il testo approvato ieri con accordo trasversale — i voti a favore sono stati 451, nessuno contrario, 3 gli astenuti — ha reintrodotto l’educazione civica dalle elementari alle superiori: una materia non materia, che darà un voto in pagella ma sarà insegnata per 33 ore secondo un modulo flessibile, dalle maestre alle elementari e dagli insegnanti a disposizione della scuola in medie e superiori, nell’ambito dell’orario già previsto senza ore curricolari aggiuntive né — è esplicito il testo — spese aggiuntive. Ogni scuola si organizzerà, e da settembre, se ci sarà l’ok anche del Senato, cominceranno i corsi. La materia comprende un po’ di tutto: dalla Costituzione, ovviamente, alle Istituzioni europee, dall’ambiente al contrasto del bullismo e del cyberbullismo, dall’educazione digitale alla mafia. Nell’elenco, il relatore ha dimenticato di inserire l’insegnamento della parità di genere: c’è solo un ordine del giorno che parla di sperimentare «lezioni sull’educazione emotiva». La legge è frutto di un compromesso lontano dall’idea iniziale della Lega che avrebbe voluto ore aggiuntive con professori ad hoc: ma la norma è a costo zero e piace ai presidi. Protestano solo i professori di diritto ed economia che speravano di poter avere una cattedra. Salvini invece festeggia, comunque, e annuncia «il prossimo passo tra due settimane: il sì alla legge per le telecamere obbligatorie in asili e case di riposo»