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Bussetti: così cambia la ricerca

Il ministro anticipa le novità in cantiere in vista della Fiera dei brevetti che si terrà a Milano

30/04/2019
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Tradurre la conoscenza in valore industriale». È il leitmotiv della nuova strategia intrapresa dal ministro dell'istruzione e università, Marco Bussetti, per rilanciare il settore della ricerca italiana. Non più comparto a se stante, ma motore dello sviluppo del Paese, spiega Bussetti nell'intervista a ItaliaOggi con la quale anticipa alcune delle novità in cantiere. Nuove linee guida per università ed enti di ricerca, più peso ai dottorati industriali, co-progettazione di percorsi di ricerca anche con il mondo imprenditoriale, avvio di una diplomazia internazionale della ricerca che rafforzi il ruolo dell'Italia. E per favorire le ricadute industriali dei brevetti, è allo studio la creazione di una fondazione, «finanziata in gran parte da fondi privati, che abbia lo scopo di favorire il trasferimento tecnologico». Fondazione che avrà tra gli obiettivi, spiega Bussetti, «anche l'individuazione di fondi di investimento per dare concretezza alle idee delle nostre migliori menti». Intanto, la prossima settimana a Milano, Bussetti inaugura InnovAgorà, la prima fiera italiana dei brevetti che mette in contatto ricerca pubblica e impresa privata. Una manifestazione con la quale, annuncia il ministro, «Milano si candida a diventare sede del Tribunale europeo dei brevetti».

Domanda. Ministro, come nasce InnovAgorà?

Risposta. Da una consapevolezza: la nostra ricerca è eccellente. E può e deve essere concretamente motore di crescita sociale, culturale ed economica dell'Italia. Purtroppo finora il nostro Paese non sempre è stato in grado di trasformare la conoscenza scientifica in innovazione. Lo testimonia la bassa propensione del sistema a trasferire sul mercato le tecnologie brevettate dalle Università e dagli Enti di ricerca. InnovAgorà sarà quindi non solo una vetrina dei prodotti delle nostre migliori menti, ma una vera e propria piazza in cui le aziende potranno toccare con mano i prototipi progettati dai nostri ricercatori. In cui faremo incontrare domanda e offerta di sviluppo.

D. È un evento per il quale lei pensa a un seguito? E se sì, avrà sempre luogo a Milano?

R. Il nostro obiettivo è farne un appuntamento annuale e itinerante. Cominciamo quest'anno, dal 6 all'8 maggio a Milano, nel Museo dedicato al genio di Leonardo da Vinci, proprio in occasione del cinquecentenario della sua morte. E colgo l'occasione per ringraziare l'importante istituzione che ci ospita e il Consiglio Nazionale delle Ricerche che organizza l'evento. Ma lavoreremo per replicare quest'esperienza e dare la visibilità dovuta a un comparto del sapere che è determinante per il progresso della nostra società.

D. Qual è la situazione dei brevetti italiani? Che impatto hanno in termini di produttività per il sistema universitario e la ricerca?

R. Come dicevo prima, l'impatto dei brevetti italiani in termini produttivi è ancora basso, appena 1,8 milioni di euro con riguardo ai brevetti delle università. Non possiamo permettercelo. Sin dal mio insediamento ho preso l'impegno di potenziare il trasferimento tecnologico. Per creare un legame più stretto tra mondo della ricerca e delle imprese. Dobbiamo mettere in relazione Atenei, Enti, mondo produttivo, fondi di investimento per far sì che lo straordinario bagaglio di conoscenze generato dalla ricerca si traduca in sviluppo. InnovAgorà è un importante primo passo in tal senso.

D. Rispetto al resto d'Europa, com'è messa l'Italia?

R. L'alta densità scientifica del nostro Paese non riesce a tradursi spesso in una commisurata risposta brevettuale. In altre parole, il lavoro e l'impegno delle nostre migliori intelligenze faticano a trovare un giusto riscontro economico. E questo non è un danno soltanto per i singoli ricercatori. Ci riguarda tutti. Perché le innovazioni possono incidere significativamente sul progresso della nostra società. Lo vedrà con i propri occhi chi sarà a Milano: saranno esposti 171 brevetti dei nostri ricercatori, suddivisi in 7 aree tematiche che rispecchiano temi prioritari per il rilancio della nostra economia.

D. Ha intenzione di modificare i criteri di ripartizione delle risorse del Ffo per dare più peso alla brevettualità? Può anticipare come?

R. È chiaro che le nostre Università vanno sostenute: è per questo che abbiamo aumentato le risorse del Fondo di finanziamento ordinario universitario e distribuito maggiori risorse agli Enti di ricerca. Inoltre, stiamo definendo misure per favorire l'attivazione di dottorati innovativi e la co-progettazione di percorsi di ricerca anche con il mondo imprenditoriale. È una situazione che ci vede impegnati su più fronti.

D. Uno dei nodi dolenti è sempre stato il rapporto difficile, a volte inesistente, tra ricerca pubblica e industria. Come pensate di intervenire per migliorarlo?

R. Come dicevo, stiamo già intervenendo concretamente in questa direzione. È in corso di revisione il regolamento contenente le modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato. Miriamo a semplificare le procedure, mantenendo alti gli standard qualitativi, e favorire le collaborazioni nazionali e internazionali, anche con il tessuto produttivo. Sono state adottate le nuove Linee guida per gli Atenei e gli Enti di ricerca per l'accreditamento dei corsi di dottorato: vogliamo promuovere un aumento di proposte di dottorati innovativi, intersettoriali e interdisciplinari. E in legge di bilancio abbiamo previsto facilitazioni per l'assunzione di giovani laureati di talento.

D. Cosa pensa di fare in concreto per facilitare il trasferimento tecnologico?

R. È allo studio la creazione di una struttura, pensiamo alla forma giuridica di una fondazione, finanziata in gran parte da fondi privati, che abbia lo scopo di favorire il trasferimento tecnologico. Si dovrà occupare dell'intermediazione fra attività brevettuale e potenziali clienti. Come anche dell'individuazione dei fondi di investimento per dare concretezza alle idee delle nostre migliori menti.

D. Dal dinamismo del suo ministero emerge una nuova strategia della ricerca, dai dottorati industriali all'intelligenza artificiale. Che obiettivi si è dato?

R. Abbiamo un sistema altamente qualificato. Formiamo eccellenze. È nostro dovere non disperdere questo importante patrimonio. Tradurre la conoscenza in valore industriale. Sono questi gli obiettivi che mi sono dato e per i quali sto lavorando concretamente. Parlava di Intelligenza Artificiale: abbiamo deciso di costituire all'interno del CNR un tavolo tecnico per coordinare e potenziare al massimo la ricerca in questo ambito. E avere una cabina di regia strategica a livello nazionale per emergere e imporsi anche a livello internazionale. Prevediamo lo stanziamento di 4 milioni di euro per finanziare nuovi dottorati in questo settore. Dobbiamo costruire percorsi di sviluppo e progresso per il nostro Paese a partire dal nostro straordinario capitale umano.

D. Lei interpreta la conoscenza e la ricerca non più come comparti chiusi, slegati dal mondo produttivo ed economico del Paese. Ci sono sinergie con il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi di Maio, sul punto?

R. Metteremo in campo tutte le sinergie e le collaborazioni necessarie per dare spazio a questi settori strategici di crescita. A livello nazionale, certamente. Ma non solo. Pensiamo a una diplomazia della ricerca, per favorire l'espansione del sistema universitario italiano all'estero, in Europa e nei Paesi extraeuropei.

D. Ci sono state molte polemiche per la richiesta generica avanzata dal governo italiano di trasferire in Italia, dopo la Brexit, il Tribunale dei brevetti. Milano non è menzionata. È stata una voluta preclusione oppure la partita per Milano non è chiusa?

R. Milano con InnovAgorà si candida autorevolmente a ospitare il Tribunale dei brevetti. Il tema, non a caso, sarà anche oggetto di un'analisi e di un approfondimento durante l'iniziativa. È una grande occasione per l'Italia e dobbiamo mettere da parte polemiche sterili e avere una posizione chiara e decisa.