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Cantone: «Università zavorra vanno chiuse». Insorgono gli studenti

Il presidente dell’Anticorruzione interviene sui meccanismi di finanziamento del sistema universitario che crea differenze tra Nord e Sud del Paese. Gli studenti: «Sistema malato per competizione tra atenei e scarsità delle risorse»

19/01/2018
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Corriere della sera

A.D.G

L’università deve essere una «casa di vetro»: nella gestione degli atenei «la trasparenza è un dovere morale e un’opportunità». Frasi echeggiate al convegno su «Il ruolo degli Atenei tra Autonomia, Trasparenza e Legalità», che si è svolto nei giorni scorsi a Palazzo Bo, sede dell’Università di Padova e che è stato occasione per un confronto su progetti e considerazioni sul contrasto del fenomeno della corruzione nella pubblica amministrazione. Tra i relatori, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, che ha richiamato il ruolo e il valore dell’università in questa sfida. Sfida di cui «l’università è uno dei principali attori» per la sua capacità «di non chiudersi in modo autoreferenziale, di formare professionalità ma anche uomini, donne e cittadini».

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Nord-Sud

Ma al convegno Cantone si è anche soffermato sulla situazione delle università italiane. E ha affermato che: «Stante il divario Nord-Sud provocato dai distorti meccanismi di finanziamento del sistema universitario - che viene amplificato ancora di più dalla logica di dare i contributi a chi lavora meglio - alcuni atenei “zavorra” dovrebbero chiudere». Un’affermazione che ha acceso lo sdegno degli studenti universitari rappresentati dall’Udu (Unione degli Universitari), che ha bollato l’intervento come «molto grave e inopportuno». «Chiunque conosca i meccanismi di finanziamento, basati su una valutazione punitiva, sa che si tratta della principale causa del divario tra atenei del Nord e atenei del Sud - ha affermato Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu -. Definire “zavorre” gli atenei più colpiti e lasciati indietro dalla modalità di distribuzione del finanziamento pubblico può significare solo due cose: concordare con la strategia ormai decennale di ridimensionamento del sistema universitario e ritenere auspicabile la desertificazione dell’istruzione terziaria nel Mezzogiorno e una contrazione complessiva del sistema universitario».

 LA PROPOSTA

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Atenei telematici

E al presidente dell’Anac, che ha anche accennato alle università telematiche «su cui andrebbe fatta una riflessione che porterebbe a mettere in discussione un tabù», quello «del valore legale del titolo di studio», sempre l’Udu manda a dire che gli studenti sono assolutamente contrari: «Esiste il tema delle università telematiche e per questo bisogna aprire una riflessione seria su come queste dovrebbero effettivamente operare, ma la risposta non può di certo essere quella di abolire il valore legale del titolo di laurea. Quello che chiediamo da sempre è un sistema universitario adeguatamente finanziato, in grado di garantire la qualità e allo stesso tempo di accogliere tutti coloro che desiderino proseguire gli studi».

Competizione e risorse scarse

Competizione tra atenei e scarsità delle risorse, insomma, le piaghe del sistema universitario, sostiene Marchetti. Mentre «l’Università pubblica deve garantire standard uniformi e per far questo vanno radicalmente cambiati il sistema e l’entità del finanziamento pubblico».

Il test di Medicina

E tornando al tema dell’incontro, la coordinatrice dell’Udu sostiene che per risolvere il malfunzionamento e la corruzione nelle università «bisogna agire sulle cause che ne sono alla base«. E ha ricordato l’esposto che l’organizzazione degli studenti ha presentato proprio all’Anac in merito alle «domande non inedite dei test di medicina commissionati dal MIUR agli stessi soggetti che fanno profitto sulla commercializzazione degli eserciziari di preparazione».