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Cattedre di italiano dimezzate in Francia la protesta dei prof

Quest'anno le cattedre di italiano ai due concorsi per diventare insegnante di ruolo (Agrégation, il più prestigioso, e il Capes) saranno in tutta la Francia 21, la metà dell'anno scorso, un terzo rispetto a qualche anno fa

30/04/2019
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Il Messaggero

Cinque secoli fa moriva in Francia Leonardo da Vinci. Giovedì, Sergio Mattarella e Emmanuel Macron si raccoglieranno sulla sua tomba, nel castello di Amboise. Ma secondo gli italianisti francesi, sostenuti da una bella schiera di intellettuali italiani, da Andrea Camilleri a Dacia Maraini, a Luciano Canfora e Emma Dante, ben altro funerale dovrebbero celebrare i due presidenti: quello dell'insegnamento dell'italiano in Francia. Morto e sepolto. Per colpa di tutti: di Macron che è Presidente, del suo ministro dell'Educazione Jean-Michel Blanquer che ha immaginato una riforma che decima le cattedre di italiano alle medie e al liceo, e colpa anche dell'Italia, che non sostiene più la sua lingua e la sua cultura all'estero. Risultato: quest'anno le cattedre di italiano ai due concorsi per diventare insegnante di ruolo (Agrégation, il più prestigioso, e il Capes) saranno in tutta la Francia 21, la metà dell'anno scorso, un terzo rispetto a qualche anno fa. Un disastro.
IL CONFRONTOApprofittando dell'anniversario leonardesco e dell'incontro tra Macron e Mattarella, un collettivo di universitari messo insieme da Jean-Luc Nardone, docente all'Università di Tolosa e entusiasta presidente della Società degli italianisti francesi nell'insegnamento superiore, lancia un grido di dolore e di rabbia: mentre celebrate Leonardo e l'eterna amicizia tra Francia e Italia, «il ministro francese dell'Educazione nazionale prepara l'asfissia dell'insegnamento dell'italiano in Francia». In realtà è già qualche anno che gli italianisti di Francia cercano di farsi sentire: le cattedre di italiano nelle medie e nei licei del Paese continuano a diminuire. E senza ragione. Visto che imparare l'italiano (anche se meno necessario dell'inglese, meno diffuso dello spagnolo, meno prestigioso del tedesco, meno utile del cinese) resta un'insana passione per decine di migliaia di ragazzi francesi.
«L'unico problema che non abbiamo è trovare studenti che vogliano studiare la lingua e la letteratura italiana, l'interesse per la nostra cultura non è mai venuto meno negli anni in Francia, dal teatro al cinema, alla letteratura con un numero incredibile di traduzioni», assicura Maria Pia De Paulis, docente di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Nouvelle-Paris 3, anche lei firmataria della petizione per salvare l'insegnamento dell'italiano in Francia che ha già raccolto settemila firme. Per la professoressa De Paulis, che ha appena pubblicato in Italia Curzio Malaparte. Il trauma infinito della Grande Guerra per le edizioni Cesati, l'italiano soffre in Francia l'ingiustizia di essere considerato nei corridoi del Ministero come una lingua minore, secondaria rispetto non solo allo spagnolo, ma anche al tedesco o al portoghese: «Il taglio è stato brutale ed è scandaloso se si considera il numero enormemente più alto di posti riservati al tedesco (50 contro 5 per l'italiano) che pure attira meno candidati. Sono decisioni politiche». Il professore Nardone conferma: «È la politica che deve intervenire».
L'INDIFFERENZAIeri è stato ricevuto da un consigliere del ministro dell'Educazione nazionale e gli ha chiesto un gesto: aprire nuove cattedre di italiano come seconda lingua straniera nei licei, per compensare la mannaia che si abbatte sull'italiano come terza lingua, che oggi riguarda 45mila studenti francesi: «La riforma declassa totalmente l'insegnamento della terza lingua straniera, per l'italiano è un colpo fatale. Ogni cattedra in meno, sono studenti in meno, che non impareranno l'italiano, che non lo potranno insegnare. Non posso accettare che questo accada in Francia».
E un gesto gli italianisti di Francia lo chiedono anche all'Italia: «Per noi c'è un'indifferenza incomprensibile, per esempio è stato diminuito in modo drastico il numero dei lettori nelle università», continua Nardone, che adesso confida in Leonardo da Vinci e nell'incontro tra Macron e Mattarella per salvare l'italiano: «Anche se mi dispiace che nessuno di noi italianisti sia stato invitato a Amboise. A Tolosa avevamo anche inserito Leonardo nel programma per il concorso dell'Agrégation».
Francesca Pierantozzi