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Con l’Anpi, erigiamo insieme una barriera antifascista, nelle scuole e nelle università

L’articolo di Francesco Sinopoli, Segretario generale della FLC CGIL, pubblicato sull’Huffington Post.

28/10/2017
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L'Huffington Post

Il presidente dell'Anpi, Carlo Smuraglia, propone nell'intervista a Repubblica del 27 ottobre una risposta garbata, seria, doverosa, legittima e forte contro ogni forma di xenofobia, antisemitismo, negazionismo che sta alzandosi gravemente nel nostro Paese e non solo. Smuraglia ha voluto chiamare "Antifascismo in marcia" le manifestazioni del 28 ottobre, ricorrenza della nefasta Marcia su Roma che aprì le porte al drammatico ventennio mussoliniano. Noi della Flc Cgil aderiamo con convinzione alla proposta dell'Anpi e di Carlo Smuraglia, perché non solo ne condividiamo l'analisi ma soprattutto gli obiettivi. Non a caso, lo stesso Smuraglia cita la scuola tra le istituzioni principali del Paese che è chiamata a tenere desta la memoria, a incidere nella ricostruzione della cultura antifascista e a educare alla democrazia, secondo lo spirito della Costituzione del 1948. Aggiungo che non basta regalare copie della Costituzione agli alunni e agli studenti in occasione dei 70 anni della sua promulgazione se poi non ci si concentra sempre di più e sempre di nuovo sull'antifascismo e sui caratteri che assunse il totalitarismo nel Novecento. Le due cose vanno assieme.

Ha ragione da vendere perciò Anna Foa, che nel corsivo del 27 ottobre su Avvenire, a proposito delle iniziative "riparatrici" sull'episodio antisemita della effigie di Anna Frank usata da alcuni scellerati tifosi laziali: "il posto dove si deve leggere, dove i giovani si formano è la scuola", perché "lo stadio è divenuto la punta di un iceberg di un fenomeno molto più vasto rappresentato dall'incultura generalizzata, dall'analfabetismo di ritorno, dalla protesta indiscriminata, dalla violenza". L'antidoto, prosegue Anna Foa, con straordinario acume, è "che la cultura dell'odio sia piano piano debellata; che le persone smettano di guardarsi soltanto nel cellulare, e si parlino l'un l'altro; che si ricominci a leggere libri, che la cultura ridiventi da disvalore, valore". E dove è già possibile operare questa trasformazione? Anna Foa indica proprio le scuole, affinché "tornino ad essere pienamente un luogo di studio e di confronto, non anche e insopportabilmente di bullismo e di violenza". L'intreccio tra scuole ed educazione all'antifascismo è tutto in queste parole finali di Anna Foa, a proposito del Diario di Anna Frank: "con lei era iniziata la memoria della Shoah, il suo Diario aveva aperto la strada al ricordo di ciò che era stato, alla scrittura che ne avevano dato i sopravvissuti". Il 28 ottobre potrebbe essere utilizzato nelle scuole di ogni ordine e grado, non solo per leggere questo splendido intervento di Anna Foa sul quotidiano dei vescovi, ma soprattutto per ricordare, non solo cos'è stato il fascismo, e cos'è l'antifascismo e l'antitotalitarismo, ma per ricostruire quel legame da tempo dimenticato tra memoria dell'Olocausto e cultura democratica. Infatti, e uso qui ancora le sagge parole di Anna Foa, "i tifosi autori di questo gesto si collocano non nel campo delle ragazzate ma in quello dell'antisemitismo".

La vicenda della effigie di Anna Frank è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi accaduti nel corso di questi mesi. Episodi di violenza gratuita e squadrista: calci e pugni continuano a mulinare e lo sanno bene stranieri, gay e studenti di sinistra a bere birra con la maglietta sbagliata. Il virus fascistoide del primato della gente italica va contagiando anche politici e amministratori di quello che, a regola, dovrebbe essere il principale partito di centrosinistra italiano. Dopo i grattacapi circa la decadenza della "razza italiana" come non ricordare la circolare della sindaca di Codigoro, che annunciava controlli sanitari e inasprimenti fiscali per chi avesse ospitato profughi nel comune del ferrarese, tanto da spingere Forza Nuova a offrirle la tessera ad honorem? Uno scivolone di periferia? La gaffe di una dirigente impreparata? Chissà. Intanto i Wu Ming hanno documentato un anno di rapporti tra CasaPound e diversi esponenti del Pd, a tutti i livelli, che sembra raccontare una storia ben diversa. Quest'estate, infine, abbiamo perfino letto di un campeggio per i moderni "figli della lupa" in Sicilia, adolescenti rieducati al pensiero fascista.

Sui social la bilancia dell'egemonia culturale rischia di spostarsi brutalmente a destra. L'Anpi stessa, in una recente ricerca segnala che ormai sono migliaia i siti apertamente fascisti, o che inneggiano alla militanza neofascista, e quasi due milioni gli iscritti ai siti. Il risultato sono i social manganellatori sgrammaticati ed esempi dell'ignoranza collettiva, di quell'analfabetismo denunciato da Anna Foa. Ad essere colpiti dalla nuova ondata neofascista sono proprio le scuole, i centri di istruzione universitaria (l'ultimo caso della reazione idiota al Corso di storia dell'omosessualità a Torino ne è una spia evidente del pericolo costante) e i sindacati. Nel 1922, a Bari, Parma, Roma e in mezza Italia, Giuseppe Di Vittorio e i suoi compagni difesero le Camere del Lavoro dai fascisti a fucilate, oggi serve ancora coraggio: tenere la barra dritta sui valori che hanno spinto i partigiani sui monti col fucile. Senza deroghe. Nell'ondata antisindacale, purtroppo, c'è finito anche il Movimento 5 stelle, a più riprese. "Eliminiamo i sindacati, voglio uno stato con le palle", sintetizzava già Grillo quattro anni fa. Due mesi fa è stato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio a rilanciare l'idea antica secondo cui, al netto delle chiacchiere, il mondo del lavoro è il luogo della "sana" concorrenza selvaggia e mai terreno di conflitto e vertenza, con al centro i diritti sindacali. L'opzione nazional-liberista è dunque parte integrante del fascismo montante di questo paese, ora come cent'anni fa, e se il padronato è la controparte naturale del sindacato i fascisti restano i suoi nemici mortali. In questo clima, il sindacato ha innanzitutto la responsabilità di reggere l'urto e contribuire alla ricostruzione di un nuovo senso comune antifascista. Destra e sinistra non sono uguali e i fascisti vanno ricacciati ai margini del dibattito pubblico, come Costituzione insegna.

Ecco perché i sindacati, eredi della tradizione antifascista e democratica, come altri, partiti e associazioni, non possono cedere alla omologazione che tutto rischia di annacquare e confonde in un unico reality show, Delle Chiaie e Freda, Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, di fianco alla Cgil, ad esempio. Noi siamo altro. E "non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo" confonderci con i mestatori della peggiore palude italica (negli anni delle stragi, dei tentati colpi di stato, dei depistaggi e dei morti ammazzati per un'idea). Neanche per un dibattito o per un'intervista. Noi siamo la Barriera democratica, antifascista, antitotalitaria, costituzionale. E vorremmo che questa Barriera fosse eretta anche nelle scuole, nelle università, nei centri culturali, nelle aziende, e tra i compagni del sindacato. La memoria è un impegno, la Storia è una lezione decisiva, la cultura ci preserva dai ritorni delle peggiori stagioni totalitarie del Novecento. Tocca a noi erigere la Barriera (magari dipinta di rosso) ora e domani, per la libertà, la democrazia, e la Costituzione.