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Confesso, sono un insegnante di sinistra a Monfalcone

Lettera a Repubblica

08/08/2019
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la Repubblica

In questi giorni ho provato a riflettere su quanto ha detto di recente il sindaco di Monfalcone, la mia città, sugli insegnanti di sinistra che inquinerebbero le menti dei giovani con la loro propaganda rossa "ex cathedra", anche perché io sono un insegnante monfalconese notoriamente di sinistra. In questo momento la sinistra italiana, presa nel suo complesso, è al minimo storico. Perciò la prima cosa che mi viene da dire è che questi insegnanti rossi non devono poi esser stati così efficaci se, oggi come oggi, la Lega si trova, elettoralmente parlando, al suo massimo storico.

La seconda è questa: se a un insegnante che si trovi a spiegare ai ragazzi, poniamo, la Rivoluzione d’Ottobre, saltasse in mente di farlo consegnando loro il santino di Lenin, essi lo seppellirebbero di risate. E farebbero benissimo.

Ma non voglio buttarla in ridere, io desidero anzi prendere sul serio il sindaco di Monfalcone. Allora ecco: secondo me il vero problema della signora non è tanto il (pessimo) insegnante che si emoziona davanti alla classe spiegando l’assalto dei bolscevichi al Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo.

Il problema per lei sono proprio loro, i ragazzi. Che dagli 11 ai 19 anni non sono sacchi di farina né soggetti passivi. I ragazzi, specialmente se hanno un buon rapporto con i loro insegnanti, fanno domande, chiedono, e lo fanno di continuo. Credo sia questo il punto. Ora, se un ragazzo mi chiedesse cosa ne pensi io dei migranti che attraversano il canale di Sicilia e cosa sia giusto fare con loro, risponderei che la cosa giusta da fare è salvare le loro vite. Al netto dei trattati internazionali, sui quali non spenderei una sola parola, è questa la legge del mare: chi chiede aiuto in mare deve essere salvato, punto. Questo direi. Se un ragazzo affermasse in classe che l’Islam è una religione violenta e crudele, io (che sono ateo...) proverei a spiegare che così non è. Che certe cose non si possono dire, e questo non certo in omaggio a una malintesa correttezza politica. E non farei riferimento alla mia esperienza personale ma proprio all’esperienza diretta dei ragazzi: oggi come oggi abbiamo tantissimi alunni musulmani, nelle nostre aule. Vi assicuro che sono ragazzi come i nostri e i loro compagni di classe questo lo sanno benissimo. Se qualcuno in classe dicesse, come ha fatto recentemente un consigliere comunale leghista monfalconese su Facebook, che i partigiani erano solo gente che uccideva civili inermi e che sparava alle spalle dei militari regolari, io ricorderei ai ragazzi che la Costituzione repubblicana è nata dalla Resistenza, non certo dal fascismo, e che abbiamo avuto un presidente della Repubblica partigiano che si chiamava Sandro Pertini. Poi ricorderei che Monfalcone è la città della Brigata Proletaria, che davanti al Cantiere navale c’è un monumento che ricorda 503 caduti nella Resistenza ai nazifascisti e che moltissimi di quei caduti avevano pochi anni più di loro.

Questo farei io. Se quanto sopra non dovesse piacere al sindaco di Monfalcone, vorrà dire che questa mia lettera pubblica costituisce un’autodenuncia. E il problema passerebbe in ogni caso al mio dirigente scolastico, non certo al sindaco della mia città. Poi forse, non so, al sindaco Cisint piacerebbe di più un insegnante che in aula dicesse che in mare non bisogna salvare i migranti, e che i partigiani erano solo una manica di subdoli assassini. Però io queste cose in classe non le direi mai. Meglio perdere il lavoro.

Stefano Piredda, insegnante