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Corriere: Gelmini: riforme, cominciamo dall’Università Gelmini: regole condivise, partiamo dall’Università

ROMA— «Credo che la riforma dell’Università possa diventare il primo esempio di riforma condivisa con l’opposizione», dice il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.

23/12/2009
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Corriere della sera

ROMA— «Credo che la riforma dell’Università possa diventare il primo esempio di riforma condivisa con l’opposizione», dice il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.

Le riforme vanno discusse assieme in Parlamento, come si augura il presidente della Repubblica Napolitano?

«Sì, certo. Il mio disegno di legge è in Commissione università e scuola, al Senato. Esiste tutto lo spazio per arricchirlo e migliorarlo. A patto che non sia un’occasione per i soliti annacquamenti, per la difesa dello statu quo. Insomma vorrei lavorare, con l’opposizione, per una vera riforma, non per un accordino al ribasso».

Ha detto ieri Enrico Letta al «Corriere» che università e ammortizzatori sociali sono terreni per misurare la disponibilità del governo, «a meno che Gelmini e Sacconi non tirino dritto come carri armati».

«Sull’università Letta chiede di "abbandonare la logica dei tagli". Gli ricordo che in Finanziaria abbiamo recuperato per l’università 400 milioni, che provengono dal tanto vituperato scudo fiscale».

Il problema chiave fra maggioranza e opposizione resta la giustizia. Bersani ribadisce: no alle leggi «ad personam».

«Ci sono negli ultimi tempi due novità importanti. La prima è Bersani segretario del Pd. La seconda, l’aggressione a Berlusconi in piazza Duomo. Dopo piazza Duomo esponenti dell’opposizione come Bersani, D’Alema, Violante, Letta e— fuori dal Pd— Rutelli, cominciano a prendere le distanze dalla linea giustizialista e anti-berlusconiana di Di Pietro. Potremmo chiamare queste forze "responsabili"». A differenza di chi? «Veltroni e Franceschini, per fare due nomi. Il dibattito nel Pd è molto acceso: Bersani deve vincere la battaglia interna, dall’esito incerto. Altrimenti, farà la fine di Veltroni e Franceschini, finora due perdenti».

Bersani, tuttavia, dice no alle leggi «ad personam».

«La riforma della giustizia non è ad personam. Nove milioni di italiani sono in attesa di un giudizio, più volte siamo stati condannati in Europa per la lunghezza dei processi. Inoltre, l’Associazione magistrati si muove come un partito politico. Se prevarrà nel Pd la linea Veltroni-Franceschini, la maggioranza andrà avanti da sola, applicando il programma elettorale. Se l’opposizione invece diventerà ragionevole, possiamo ripartire dalla "bozza Violante"».

Ma nella bozza Violante non si parlava di giustizia.

«C’erano la riduzione dei parlamentari, il Senato federale, un rafforzamento del premier. Poi, lo stesso Violante ha fatto "aperture" anche sul tema giustizia».

Il presidente Napolitano ha detto che «il clima non è propizio» per una riforma delle istituzioni condivisa.

«Il Presidente ha fatto un discorso equilibrato, senza facile ottimismo. Per il dialogo occorrono due condizioni: prendere le distanze da Di Pietro, e considerare Berlusconi non più un nemico ma un avversario politico, da battere solo con le elezioni. Berlusconi ha sempre cercato il dialogo, ma è stato respinto».

Torniamo alla riforma dell’Università. Su alcuni temi sono già arrivate critiche. La ricerca sarà penalizzata, è stato detto.

«La riforma valorizza la qualità della ricerca e blocca i finanziamenti a pioggia. Per dire quanto siamo interessati al tema, abbiamo stanziato 850 milioni per agevolazioni fiscali alle imprese che studiano novità e le agevolazioni aumentano se è coinvolta una università».

Il relatore in Senato, Giuseppe Valditara, è un ex di An, ora Pdl. Non è d’accordo sui controlli previsti dalla riforma sulle ore di lavoro dei professori.

«Stimo Valditara, ma è un docente. Il lavoro dei professori va controllato, l’università non deve funzionare per loro, ma per gli studenti e per il Paese».

In un dialogo occorrono punti d’incontro, non si può chiedere all’opposizione di confluire su un progetto.

«Se viene sfondato il muro dell’antiberlusconismo, nel merito della riforma siamo pronti a discutere proposte diverse».

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