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Corriere-L'addio del premier ai ministri tecnici

L'addio del premier ai ministri tecnici, usciranno per far posto ai partiti Potrebbe essere esclusa anche la Moratti, ma solo per averla alla guida della Rai ROMA - Finisce l'era dei tec...

10/01/2002
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Corriere della sera

L'addio del premier ai ministri tecnici, usciranno per far posto ai partiti

Potrebbe essere esclusa anche la Moratti, ma solo per averla alla guida della Rai

ROMA - Finisce l'era dei tecnici nel governo Berlusconi. Sarà a causa di un avvio macchinoso e perciò improduttivo, sarà per una difficoltà a comprendere gli ingranaggi burocratici della macchina statale, sarà anche per colpa di quei sondaggi che da qualche tempo offrono al premier un quadro negativo del suo governo, sta di fatto che il Cavaliere avrebbe ormai deciso. Gli "uomini del fare" che aveva presentato al Paese come "una ventata di novità", quasi certamente saranno sostituiti quando darà via al rimpasto, quando avvierà quella che definisce "la fase due" del governo, alla quale fa cenno ogni volta che dice "appena ripartiremo...". E dunque pare segnato il destino del ministro alla Sanità Sirchia, del titolare per le Infrastrutture Lunardi, del responsabile per l'Innovazione tecnologica Stanca. Perfino la guida della Pubblica Istruzione potrebbe cambiare, sebbene autorevoli fonti sostengano che Berlusconi non ne è convinto del tutto, e che se il divorzio dovesse verificarsi la Moratti potrebbe tornare ai vertici della Rai. Ma è pressoché certo che anche gli altri tecnici subiranno la sorte di Ruggiero.
Ciò non significa che Berlusconi sia contento dell'operato dei ministri politici del suo esecutivo, perché i richiami alla "fase due" dopo appena sette mesi di legislatura, testimoniano che la "fase uno" è risultata a dir poco deludente, nonostante il Cavaliere ripeta che "personalmente sono al 69% dell'indice di gradimento, e nessun premier ha mai toccato questa quota". I ministeri tecnici gli servono per compensare i partiti della coalizione, perché se è vero che l'ipotesi di Fini alla Farnesina è tramontata, se è vero che l'identikit del nuovo ministro sembra un vestito a misura di Urbani, lo strapotere di Forza Italia nel governo non avrebbe paragoni. Nella storia repubblicana neppure la Dc ha avuto per sé la presidenza del Consiglio, gli Esteri, l'Interno, la Difesa, e l'Economia. Se Ciampi convocasse il Consiglio supremo di Difesa, salirebbero al Colle soltanto i maggiorenti del partito di maggioranza relativa.
Berlusconi sa di dover operare un bilanciamento, avverte una crescente irritazione di Fini e Casini, il quale - durante il colloquio di martedì con il vice premier - ha commentato a mo' di battuta che "se si va al rimpasto, non lo si dovrà fare in Sardegna, ma con tutte le forze dell'alleanza sedute attorno a un tavolo". Di questo passo l'operazione rimpasto assumerà sempre più le sembianze di un nuovo governo, perché oltre alla sostituzione dei tecnici, è possibile anche un valzer delle poltrone per i politici. E prima di "ripartire" gli alleati vorranno discuterne, a iniziare da An, pronta a chiedere un dicastero importante per l'attuale vice presidente del Senato Fisichella, che sette mesi orsono si tirò fuori dal governo dicendo di non volerci avere nulla a che fare.
Il premier ostenta ottimismo, ma intuisce che sono troppi i fronti aperti, dall'Europa alla giustizia, fino al conflitto d'interessi, specie ora che i presidenti delle Camere devono apprestarsi a rinnovare il Consiglio di amministrazione della Rai. E il provvedimento sul conflitto d'interessi è stato al centro della discussione durante il pranzo a palazzo Madama tra Pera, Casini e il capo del governo. Berlusconi avrebbe manifestato l'intenzione di aprire il dialogo con l'Ulivo sul testo di legge, Casini avrebbe aggiunto che prima di procedere con le nomine Rai è necessario almeno l'avvio del dibattito in Parlamento sul ddl, se non un voto in commissione. Ma non solo di questo si sarebbe parlato. Oltre al prossimo rimpasto, i tre commensali avrebbero accennato anche al rinnovo del Cda di Finmeccanica. Un'altra stagione di nomine sta per iniziare. E a viale Mazzini, secondo l'accordo concluso ieri a Palazzo Madama, si dovrebbero insediare solo dei tecnici. Quanto ai politici ci sarà spazio nel governo.
Francesco Verderami