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Corriere - Scuole superiori Aumentano gli iscritti ma calano i diplomati

Sempre di più gli abbandoni Scuole superiori Aumentano gli iscritti ma calano i diplomati ROMA - La scuola secondaria come l'università: tanti iscritti ma diplomi in calo. La clamorosa novit...

24/11/2001
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Corriere della sera

Sempre di più gli abbandoni

Scuole superiori Aumentano gli iscritti ma calano i diplomati

ROMA - La scuola secondaria come l'università: tanti iscritti ma diplomi in calo. La clamorosa novità è stata segnalata dall'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) nel rapporto 2001, di prossima pubblicazione. Aumentano dunque gli studenti che proseguono gli studi dopo la scuola dell'obbligo, ma sono sempre meno quelli che ottengono il diploma rispetto al gruppo di partenza. Ma non c'è solo questo. I licei classici sono gli unici che vedono crescere le iscrizioni, nonostante il decremento generalizzato dovuto all'andamento demografico del Paese. Calano invece le iscrizioni agli istituti tecnici e professionali, gli unici che possono rispondere alla domanda del mondo del lavoro. Si tratta di cifre che inducono a riflettere sulle politiche formative. E intanto da Verona, dove ha preso parte alla manifestazione "Job-scuola", il sottosegretario all'Istruzione, Valentina Aprea, annuncia che dopo il 18 ottobre, con l'entrata in vigore della nuova legge costituzionale, "è stato di fatto superato il monopolio dello Stato sulla scuola e in materia di legislazione scolastica".

POCHI DIPLOMATI - Nell'ultimo anno scolastico l'84 per cento dei ragazzi che ha concluso il ciclo dell'obbligo si è iscritto a quello successivo. E questo è certamente un dato positivo. Il tasso dei maturi, però, invece di aumentare in proporzione si è contratto. Si è passati infatti dal 72,1 per cento del 1997-98 al 70,2 del 1999-2000. In quell'anno i neomaturi sono stati circa 438 mila, ossia il 3,6 per cento in meno del precedente e il 3,5 per cento in meno rispetto al 1990-91. Il fenomeno degli abbandoni, che si concentra nel primo biennio delle superiori, soprattutto negli indirizzi tecnico e professionali, sembra dunque essersi acuito. Se, infatti, l'andamento demografico del Paese giustifica in termini assoluti il calo dei diplomati, lo stesso non vale per il decremento del tasso di maturi rispetto alla classe dei diciannovenni. Secondo i pedagogisti e gli esperti che stanno per consegnare al ministro Letizia Moratti la proposta di un nuovo sistema di istruzione e formazione i dati dell'Isfol denunciano la mancanza di un'offerta di formazione professionale di qualità, in grado di porsi per i ragazzi e le famiglie come una valida alternativa all'istruzione. L'aumento della dispersione alle superiori, insomma, potrebbe essere addebitato alla mancanza di offerte formative alternative ai licei e alla prospettiva di proseguire gli studi fino all'università, con un curriculum generale, che non tiene conto né della predisposizione di una parte dei ragazzi verso un sapere pratico e operativo né delle richieste del mondo del lavoro.

FEDERALISMO - Con la nuova legge costituzionale, entrata in vigore il 18 ottobre, sono state ridefinite le competenze in materia di istruzione e formazione. Lo Stato mantiene un potere esclusivo sulle norme generali dell'istruzione, mentre alle Regioni viene riconosciuto il potere di legiferare sulla formazione e l'istruzione professionale, due indirizzi che comprendono circa il 30 per cento della popolazione scolastica. Inoltre nel nuovo quadro alle Regioni può spettare anche la gestione amministrativa del sistema di istruzione. E c'è chi si spinge ad affermare che, in base al principio di sussidiarietà, la gestione del personale dovrebbe essere affidata all'ente più vicino ai cittadini, e quindi agli stessi istituti. "La nuova Costituzione - ha detto Valentina Aprea - mette sullo stesso piano, e con pari dignità, più soggetti istituzionali: le Regioni, gli enti locali e le stesse scuole autonome. E' stato superato il monopolio statale e si aprono nuovi scenari. Ma il governo di questo processo appena avviato è tutto da inventare". "Sul federalismo, il sistema scolastico italiano non deve più giocare in difesa - ha aggiunto l'Aprea - ma passare all'attacco e sfruttare tutte le opportunità che verranno alle scuole dal decentramento dei poteri dello Stato e dall'autonomia degli istituti. Le scuole non devono avere paura di assumersi le responsabilità della gestione".