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Dsga, battaglia in parlamento

Contro l'esclusione dei facenti funzioni non laureati

12/11/2019
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ItaliaOggi

MArco Nobilio

Oggi i sindacati saranno auditi alla Camera, commissione istruzione, in merito al decreto legge scuola. E una delle richieste di rettifica che sarà avanzata riguarderà il concorso per dsga: sì anche a chi non ha la laurea e ha però svolto le funzioni. Tra le altre richieste, la possibilità per i docenti precari di poter spendere anche l'anno in corso ai fini del concorso riservato. Il senso che accomuna le richieste delle varie sigle è il pieno rispetto dell'accordo sottoscritto il primo ottobre scorso. Ed è un fronte su cui in parlamento si annuncia battaglia.

Un concorso riservato agli assistenti amministrativi che abbiano svolto le funzioni di direttore dei servizi generali e amministrativi per almeno tre anni è previsto dall'articolo 2, comma 6, del decreto legge 126/2019. Per partecipare alla selezione gli interessati devono vantare il possesso di un diploma di laurea di vecchio ordinamento in giurisprudenza, scienze politiche o economia e commercio oppure di una laurea quadriennale a ciclo unico o specialistica in analoghe discipline.

Il requisito di servizio sarà considerato valido se gli anni siano stati prestati dal 2011/2012 in poi. Le disposizioni contenute nel comma 6 disattendono, però, le pattuizioni convenute con l'intesa del 1° ottobre 2019, stipulata con i sindacati firmatari del contratto di lavoro della scuola: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams.

L'intesa, infatti, prevedeva che l'accesso al concorso riservato avrebbe dovuto essere garantito anche agli assistenti amministrativi privi di laurea. Così come era già avvenuto con l'ultimo concorso ordinario bandito il 20 dicembre scorso, le cui prive scritte si sono svolte il 5 e il 6 novembre scorso. Nel caso di quest'ultimo concorso la deroga al possesso della laurea era stata introdotta dal legislatore con il comma 605, dell'articolo 1, della legge di bilancio del 2018. E i posti messi a concorso sono 2.004. Questa volta, però, il governo non ha voluto bypassare il filtro del possesso di laurea. E pur acconsentendo ad indire un concorso riservato agli assistenti amministrativi, ha ritenuto di vincolarne l'accesso al possesso del titolo terminale.

Le prime disposizioni che hanno previsto la laurea quale titolo di accesso alla funzione di direttore dei servizi generali e amministrativi sono proprio di natura contrattuale. Dopo l'introduzione della figura del Dsga, per il tramite del decreto del presidente della repubblica 275/99, infatti, il contratto del 1999 dispose che alla nuova funzione potessero accedere solo i laureati. Fatta salva una disciplina transitoria per chi svolgeva già tale incarico con il solo diploma di maturità. Con il contratto del 2007 tale previsione fu confermata e aggiornata alle lauree del nuovo ordinamento, prevedendone la validità solo se quinquennale a ciclo unico o specialistica. E sulla base di queste premesse, nel 2018, con il decreto 863, che reca disposizioni concernenti i concorsi per titoli ed esami per l'accesso al profilo professionale di Dsga, il legislatore regolamentare ha recepito le disposizioni contrattuali prevedendo che sono ammessi a partecipare ai concorsi per questo profilo i soggetti in possesso dei diplomi di laurea del vecchio ordinamento, ovvero di laurea specialistica o magistrale in giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio, o titoli equiparati o equipollenti.

Il rinvio al possesso di laurea, contenuto nel comma 6, peraltro, si collega alle disposizioni generali del pubblico impiego sui passaggi di area, che prevedono quale presupposto il possesso del titolo di studio previsto per l'accesso alla diversa qualifica. Si tratta, in particolare, delle disposizioni contenute nell'articolo 22, comma 15, del decreto legislativo 75/2017. Il dispositivo prevede che, per il triennio 2018- 2020, le pubbliche amministrazioni, al fine di valorizzare le professionalità interne, possono attivare procedure selettive per la progressione tra le aree riservate al personale di ruolo. Fermo restando il possesso dei titoli di studio richiesti per l'accesso dall'esterno.

La norma prevede, inoltre, che il numero di posti per le procedure selettive riservate non superi il 20% di quelli previsti nei piani dei fabbisogni come nuove assunzioni per la relativa area o categoria. E in ogni caso, l'attivazione delle stesse determina, in relazione al numero di posti individuati, la corrispondente riduzione della percentuale di riserva di posti destinata al personale interno, ai fini delle progressioni tra le aree in ciascuna amministrazione. Il comma 6, dell'articolo 2, prevede inoltre che le graduatorie della procedura selettiva riservata dovranno essere utilizzate in subordine a quelle del concorso in corso di svolgimento, attivato a seguito della legge di bilancio 2018.

Il dietrofront del governo sulla deroga al possesso di laurea ha determinato le proteste dei sindacati. «Aver depennato dal concorso riservato i facenti funzione di Dsga, senza il titolo di studio previsto (laurea specifica)» recita un comunicato congiunto di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda« è fuori da ogni logica e non riconosce il lavoro del personale. Le motivazioni giuridiche addotte sono inaccettabili, avendo in sé la contraddizione palese per cui i facenti funzione sono ammessi al concorso ordinario e sono esclusi da quello straordinario, che serve proprio a sanare posizioni consolidate da anni di attività in mansioni superiori».