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È morto Zygmunt Bauman, teorico della «modernità liquida»

Sempre presenti nelle sue ricerche la dignità dell’uomo, il valore della conoscenza per l’umanità e il destino delle nuove generazioni.

10/01/2017
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di Pino Salerno

Zygmunt Bauman è morto nella sua casa di Leeds, lunedì 9 gennaio, a 92 anni, circondato dall’affetto della sua famiglia, come afferma la testimonianza di Anna Zejdler-Janiszewska, filosofa polacca e amica dei Bauman. È stata lei la prima ad essere informata direttamente dalla moglie del grande intellettuale. Il mondo piange uno straordinario analista della società contemporanea e delle sue enormi contraddizioni. Bauman ha scritto più di 50 libri e una vastità di saggi, con un approccio che univa sapientemente la riflessione filosofica all’analisi sociologica, senza mai perdere di vista quella funzione sociale dell’intellettuale moderno di essere la voce profonda e autorevole dei poveri, di qualunque latitudine, in un mondo devastato dalle profonde distorsioni della globalizzazione. Sia quando scriveva di Olocausto, sia quando scriveva della globalizzazione, sia quando analizzava le “vite di scarto”, Bauman aveva sempre come centro e sostanza delle sue ricerche, insieme antropologiche, sociologiche e filosofiche, la dignità dell’uomo, il valore della conoscenza per l’umanità, il destino delle nuove generazioni.

Per Bauman, nella prima modernità, quella che egli definisce solida, vi era un rapporto di dipendenza reciproca tra capitale e lavoro. Oggi invece il capitale è sempre meno legato ad un territorio. L’azienda della fase della “modernità liquida”, a differenza della fabbrica fordista, proprio a causa della natura del capitale, perde qualsiasi interesse nella tutela dei dipendenti, dei loro diritti, del loro salario, delle loro condizioni di vita. L’azienda della modernità liquida e del capitale liquido può investire difatti ovunque si presentino le condizioni migliori, anche se a farne le spese, è necessario e doveroso sottolinearlo, sono la qualità del lavoro e i lavoratori stessi.

Ho avuto la possibilità e la fortuna di conoscere Zygmunt Bauman e di intervistarlo più volte nel corso degli incontri, ai quali non mancava mai negli ultimi anni, del Festival Filosofia di Modena. Molte riflessioni ricordo ora delle sue lezioni magistrali, a Modena, o a Sassuolo, e nella bellissima piazza di Carpi. E ricordo le centinaia di studenti, giovanissimi e molto interessati, che partecipavano alle sue lezioni, prendendo appunti, suscitando interrogativi e domande. I giovani globalizzati del XXI secolo erano per lui fonte di grande preoccupazione. Non riusciva a non parlare di loro: “per la prima volta i giovani si confrontano con i limiti dei loro sogni”, diceva, e aggiungeva che, certo, sono abituati ancora a volere e possedere tutto, ma non sanno più dove e come andare a prendere questo tutto. I giovani devastati dalle storture della globalizzazione, diceva Bauman a quell’uditorio costituito per lo più proprio da studenti, pensano ormai che desideri e sogni siano fuori dalla loro portata. E rischiano di diventare anch’essi “vite di scarto”, nei luoghi della opulenza consumistica occidentale in cui, però, la povertà non è materiale, ma culturale, spirituale, intellettuale.  

La “modernità liquida”, perciò, descrive un mondo contemporaneo in cui le persone, sottoposte alla ideologia del consumo a tutti i costi, imposta dalla globalizzazione, vengono deprivate del pensiero critico e della dignità, e ai giovani viene annullato ogni desiderio, ogni sogno, se non quello originato dalla stessa opulenta ideologia del consumo. Ma quei sogni, diceva Bauman a quei giovani, “non sono i vostri, quei desideri non sono originati dalla vostra vita”, ma dalla immaginazione del potere, di quel potere che non ha più confini, essendo esso stesso globalizzato e sempre in movimento. E poi, finalmente, ecco che il grande Zygmunt proponeva l’antidoto, semplice e diretto: “la conoscenza è una straordinaria chiave che apre ogni porta della vita, consentendovi di superare ogni difficoltà, e ogni insicurezza”, ritrovo tra i tanti appunti di una sua lezione del 2012, nella piazza grande di Sassuolo, nel corso di una lezione magistrale, non a caso dal titolo “Consumo dunque sono”.

L’invito generoso, incalzante, pressante di Bauman alle nuove generazioni da qualche anno è stato sempre lo stesso: studiate, studiate, studiate, affrontate la vita a viso aperto e con coraggio assumete un punto di vista critico, senza lasciarvi intimidire da coloro che vi vogliono trasformare in soldatini ubbidienti alle regole del consumo. Tra i miei appunti c’è scritto: “Bauman si rivolge anche a insegnanti ed educatori, esortandoli a ricostruire negli studenti un senso alla lettura, al sapere, alla conoscenza, motivandoli a sognare, immaginare, desiderare in modo originale e spontaneo. Agli adulti, ai genitori, rivolge parole che sembrano quelle del nonno che ha capito tantissime cose della vita: a Natale evitate di acquistare regali per i vostri figli, frutto del vostro senso di colpa, sul quale l’industria gioca per trarre il suo enorme profitto. Regalate loro il tempo, che è vostro, e il cui profitto è solo affettivo, ed è solo dei vostri figli”. Grazie, professor Bauman, il tuo messaggio, sono certo, resterà scolpito nella nostra memoria, insieme con l’impegno di partecipare alla costruzione di una società migliore.