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Educazione civica a scuola, lunedì in Aula. E parte la protesta social dei prof: «Così è una farsa»

I professori di diritto ed economia lanciano l’appello: da lunedì su Facebook l’immagine della educazione civica in borsalino, giacca e cravatta ma senza volto. «Non condividiamo il testo che la Camera si appresta a votare»

27/04/2019
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Corriere della sera

di Valentina Santarpia

Educazione civica a scuola, lunedì in Aula. E parte la protesta social dei prof: «Così è una farsa»

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«Una disciplina senza fisionomia, un intrigo di compiti, un sovrapporsi di ruoli, un accavallarsi di responsabilità: un pasticciaccio della didattica!»: è senza pietà il giudizio dei professori di diritto ed economia sull’educazione civica a scuola, così come immaginata dal disegno di legge che arriva lunedì 29 aprile alla Camera. E proprio per quel giorno i professori lanciano un appello social, con tanto di immagine da rilanciare su Facebook: un’educazione civica in borsalino, giacca e cravatta, ma senza volto. «I fatti di cronaca che siamo costretti a leggere tutti i giorni e, più in generale, la consapevolezza del ruolo fondamentale delle nostre istituzioni scolastiche nel percorso di formazione e di crescita dei nostri bambini e ragazzi - affermano i vertici dell’associazione professionale insegnanti scienze giuridiche ed economiche (Apidge) - impongono un urgente ripensamento delle modalità di insegnamento delle competenze di `Cittadinanza e Costituzione´ nelle scuole. Ora, però, leggendo il testo unificato che verrà presentato in aula alla Camera, è grande - si legge nella nota diffusa dall’associazione - la delusione e si alza la critica dei docenti di diritto e di economia politica».

 

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EDUCAZIONE CIVICA A SCUOLA, ECCO IL TESTO DI LEGGE

Come funzionerà

«Siamo arrabbiatissimi, perché l’educazione civica verrà completamente svilita», spiega il presidente di Apidge, Ezio Sini. Come funzionerà in concreto? «Ne parleranno un po’ tutti i prof, e poi sarà scelto a caso un docente che dovrà coordinare la materia e mettere un voto. Ci saranno le educazioni civiche, senza un fil rouge, non ci sarà una persona a cui affidare la materia: questo è un tradimento dell’istruzione. Probabilmente finiranno a parlare di educazione civica volontari , come poliziotti, magistrati, giudici, senza un filo conduttore o una continuità». Come del resto avviene già: in vista del colloquio di maturità, che prevede la parte dedicata alla Costituzione, l’università di Milano ospiterà in due giorni tutti gli alunni delle scuole milanesi per parlare di educazione civica.

Il compromesso

Gli appelli del mondo politico alla necessità che i nostri studenti conoscano i fondamenti della Cittadinanza e della Costituzione sono continui: «A settembre torna come materia di studio obbligatoria l’educazione civica, così i nostri giovani possono imparare un po’ di rispetto», ha detto proprio venerdì il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il 18 aprile infatti la commissione cultura ha dato l’ok con un voto trasversale di tutte le forze politiche, per cui il percorso in Parlamento si immagina veloce e proficuo. Ma la «messa in pratica» di questi propositi lascia l’amaro in bocca a chi mastica la materia, oltre 18 mila prof di economia e diritto. L’educazione civica infatti non tornerà come materia a sé «nel primo e nel secondo ciclo di istruzione», ma sarà un «insegnamento trasversale». Ogni scuola avrà la possibilità di usare 33 ore all’anno per insegnare i «principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale, diritto alla salute e al benessere della persona», prendendo ore un po’ da tutte le altre materie, come il consiglio di istituto riterrà più utile.

I costi

Il tutto a costo zero per la finanza pubblica, almeno per quest’anno: il ministero dell’Istruzione metterà al lavoro sulla Costituzione i docenti della classe e quelli dell’organico di potenziamento, assunti dopo la riforma Renzi. Dal prossimo anno sono previsti invece fondi (4 milioni) per la formazione dei docenti. «Un paradosso», sottolinea Sina. «Ci sono risorse per premiare le iniziative di insegnamento più proficue, e ci sono soldi per formare i docenti, quando i docenti già esperti ci sono, siamo noi: peccato che su 18 mila solo 8200 siano impegnati dal Miur a insegnare diritto o economia, altri 4 mila fanno potenziamento e altri 5 mila sono stati messi sul sostegno!». È evidente che il rischio è che il «ritorno» dell’educazione civica sia dalla porta di servizio, non da quella principale. «La montagna ha partorito un topolino», ha criticato l’ex sottosegretario Gabriele Toccafondi. Ma anche i leghisti non avrebbero digerito il testo di compromesso, tant’è vero che all’articolo 10 è prevista la possibilità che in futuro si possa introdurre l’insegnamento vero e proprio. In futuro.