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Facoltà umanistiche con il numero chiuso prof e studenti in rivolta

A Milano fa discutere la proposta del rettore della Statale. Ma anche Firenze vuole i test di ingresso per Scienze della Formazione

14/05/2017
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la Repubblica

Corrado Zunino

Un'intera facoltà, docenti e universitari di Studi umanistici, contro il rettore della Statale di Milano, ateneo di riferimento nelle vecchie Lettere. Nonostante cinque votazioni abbiano mandato in minoranza il suo progetto, il professor Gianluca Vago, patologo, sta provando a imporre l’accesso controllato — altrimenti detto “numero chiuso” — anche nei dipartimenti umanistici (nel resto dell’università, eccetto Giurisprudenza, già c’è). I corsi di laurea triennale presi in considerazione riguardano, ora, Lettere, Storia, Filosofia, Beni culturali e Beni ambientali: tutti e cinque i dipartimenti sono contrari al filtro. Lingue, invece, è favorevole. Scienze della comunicazione è nata, alla Statale, a numero chiuso.

Lo scorso 9 maggio il rettore in solitudine ha annunciato che martedì prossimo porterà in Senato accademico la proposta di una prova selettiva. I dipartimenti proponevano un test di autovalutazione, senza filtro. Per quel giorno professori e universitari saranno davanti alla Facoltà, in picchetto.

La questione è questa: nella facoltà umanistica della Statale la crescita degli iscritti è stata forte, il 30 per cento in un anno. Mancano spazi e docenti per farvi fronte. Inoltre, il 21 per cento degli iscritti poi abbandona, a dimostrazione che almeno un quinto prende Lettere senza avere le idee chiare. In assenza del rettore, il preside Corrado Sinigaglia ha provato a spiegare: «Il ministero ha irrigidito i criteri di proporzione tra docenti e studenti, non riusciamo più a garantire la sostenibilità dei corsi. Dobbiamo contenere gli accessi già dal prossimo anno accademico ». Lingue ha accettato il limite di 650 studenti, senza filtri sarebbero 799 e servirebbero cinque insegnanti in più. Per gli altri cinque dipartimenti s’ipotizza di fotografare il numero di studenti attuali — le matricole totali sono state 3.295 — e replicarlo per la prossima stagione. «Una decisione contro i dipartimenti sarebbe un precedente storico alla Statale», ha detto Nicoletta Vallorani, docente di Letteratura inglese in lotta. E Davide Quadrellaro, rappresentante degli studenti di Link a Filosofia: «Il numero chiuso svaluta studi umanistici non finalizzati alla produzione di profitto». Il nuovo legame prof-studenti, ecco, sta offrendo alla facoltà un senso di identità ritrovata.

Lo stesso problema — nuovi accessi programmati — si sta proponendo all’Università di Firenze. Lo denunciano gli studenti dell’Udu. Sono in arrivo, il 26 maggio, numero chiuso e frequenza obbligatoria in Scienze dell’educazione e della formazione (500 posti) e Scienze farmaceutiche applicate (150 posti). Il rettore Luigi Dei: «Gli studenti non possono certo presentarsi a lezione senza trovare posto a sedere o essere costretti a lavorare pressati in un laboratorio».

L’ultimo dato in possesso del Miur, sull’argomento, è del 2014. Parla del 39 per cento dei corsi di studio delle università italiane “a numero programmato”: 1.671 su 4.311. È ipotizzabile che nel 2017 si sia arrivati alla metà dell’intera platea.