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Fedeli: «A settembre tutti i docenti in cattedra sin dall’inizio delle lezioni»

La ministra dell’Istruzione lo annuncia alle Commissioni riunite di Camera e Senato. Ha anche spiegato le regole che si applicheranno alla mobilità dei docenti, che sarà limitata. E le assegnazioni provvisorie? Solo in casi eccezionali

22/02/2017
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

«Fermamente intenzionata a far sì che il prossimo anno scolastico si apra in maniera regolare e ordinata, con tutti i docenti in cattedra sin dall’inizio delle lezioni»: parola di Valeria Fedeli, la neo ministra dell’Istruzione che, dopo il caos successo all’inizio dello scorso anno scolastico, mette le mani avanti. E assicura che «il Miur da dicembre è intensamente impegnato per assicurare che tutte le attività propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico siano realizzate con circa un mese di anticipo rispetto alla prassi». Quindi, niente più balletti di cattedre nei primi giorni di settembre, niente più spostamenti ad anno già iniziato e soprattutto niente assegnazioni provvisorie, che saranno riservate «ai docenti che ne abbiano particolare necessità per la loro situazione personale e familiare e che abbiano superato il periodo di prova»: quindi, eccezionali e non la prassi, come invece accaduto nel corso di quest’anno, quando sono diventate strumento per evitare i trasferimenti forzati. Almeno queste sono le intenzioni.

Le regole per spostarsi

Il piano per realizzare quella che sembra un’utopia, pur dovendo essere la normalità, passa ovviamente attraverso la mobilità dei docenti. Che non sarà più complessiva, come accaduto lo scorso anno, quando c’erano da sistemare in diverse fasi tutti i prof neoassunti. L’anno scolastico 2017/2018 permetterà a tutti i docenti, anche quelli neo assunti, di fare richiesta di mobilità, come previsto dall’accordo con i sindacati dello scorso dicembre. Ma sul piatto non ci saranno tutte le cattedre. E i posti liberi, disponibili grazie al turn over e alla trasformazione di almeno 20 mila cattedre di fatto in cattedre di diritto, saranno divisi in questo modo: il 30% andrà alla mobilità territoriale dei docenti, cioè a chi chiede di spostarsi da provincia a provincia o all’interno della provincia stessa; un altro 30% (prima era il 25) andrà alle assunzioni dalle graduatorie ad esaurimento; un altro 30% (anche qui era il 25) alle assunzioni dal concorsone; infine, un 10% (anziché il 20) andrà alla mobilità professionale, ovvero ai prof che vogliono spostarsi tra scuole di grado diverso (da una primaria ad un liceo, per esempio). I docenti potranno presentare la domanda in primavera: sarà sempre un algoritmo a valutare le richieste, ma quest’anno non dovrebbero verificarsi gli errori dello scorso anno, perché il bacino di spostamenti sarà sicuramente ridotto

I nodi irrisolti

La ministra ha sottolineato che in Italia circa 2.900 edifici scolastici si trovano in zona a rischio sismico 1 e circa 14.000 in zona a rischio sismico 2. Il Miur, ha annunciato, presenterà un emendamento governativo in sede di conversione del recente decreto legge a favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici, che stanzia 100 milioni di euro per finanziare le indagini di vulnerabilità sismica degli edifici nelle aree a rischio 1 e 2. Un altro fronte aperto è quello del bando di concorso per dirigenti scolastici, che doveva essere bandito entro la fine dell’anno scorso e che invece ancora non è stato «partorito»: la ministra, consapevole delle «gravi carenze numeriche sul territorio e dell’elevato numero di reggenze», ha ribadito il suo impegno ad accelerare i tempi. Non nasconde le criticità anche sul fronte del sostegno, la ministra, che ha annunciato l’intenzione di «consolidare tutti i posti comuni» degli insegnanti di sostegno «che sono aggregabili fino a formare una cattedra intera di 18 ore». Una «revisione» è in programma anche delle cattedre Natta, per «rendere ancora più trasparenti e condivise le procedure», e il bonus docenti, su cui il Miur sta effettuando apposite analisi per migliorarne il funzionamento, ma che va mantenuto perché «valorizza finalmente il merito del personale docente, attraverso un riconoscimento economico per la qualità dell’impegno profuso», ma il cui funzionamento va rivisto e migliorato. Infine, i supplenti: «Continuerò a monitorare costantemente il lavoro degli uffici del Miur - ha assicurato - affinché tutti i supplenti siano pagati con regolarità».