Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Fioramonti rinvia di un anno l’educazione civica a scuola

Fioramonti rinvia di un anno l’educazione civica a scuola

Dopo la bocciatura del Consiglio superiore dell’Istruzione, il cui parere non è vincolante, il neo ministro grillino decide di rinviarla «per fare quello che Bussetti non ha fatto: dare il tempo alle scuole di organizzarsi»

12/09/2019
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Bloccata all’ultimo miglio. E rimandata a settembre 2020. Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha bocciato all’unanimità l’avvio fin da subito dell’educazione civica in tutte le scuole, dalle elementari alle superiori, con tanto di voto in pagella. E nonostante il parere del Cspi fosse obbligatorio ma non vincolante per il Miur, il neo ministro grillino Lorenzo Fioramonti ha deciso di seguire il «suggerimento» dell’organo consultivo della scuola e rinviare tutto di un anno. Il pasticcio dell’educazione civica nasce dal fatto che la legge è stata pubblicata in ritardo sulla Gazzetta Ufficiale, per cui il provvedimento è entrato in vigore solo il 5 settembre, quattro giorni dopo l’avvio del nuovo anno scolastico. Per tentare di superare l’impasse il ministro uscente, il leghista Marco Bussetti, aveva trovato un escamotage: un decreto ministeriale che faceva partire l’educazione civica da subito sotto forma di «sperimentazione nazionale». Mancava a questo punto solo l’ultimo timbro: quello del Cspi. Ma il Consiglio superiore ha sconsigliato vivamente di cominciare già adesso per varie ragioni: in primo luogo perché la nuova materia-non materia avrebbe scombinato la programmazione scolastica (l’educazione civica non ha una collocazione oraria precisa ma prevede 33 ore obbligatorie all’anno da rimpallarsi fra vari docenti) e poi per dare alle scuole il modo di preparare al meglio gli insegnanti.

Sfida M5S-Lega

Subito dopo la bocciatura del Consiglio superiore dell’istruzione, il senatore leghista Massimiliano Capitanio, primo firmatario del provvedimento, aveva fatto appello a Fioramonti affinché tirasse dritto. La decisione in capo al ministro era tutta politica: partire comunque, un po’ alla garibaldina, forti del consenso politico raggiunto in Parlamento (dove il provvedimento è stato approvato all’unanimità con la sola astensione del Pd e solo al Senato) o rinviare di un anno per dare alle scuole il tempo di organizzarsi? Fioramonti ha scelto la seconda soluzione: «Abbiamo appreso del parere negativo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione relativo alla sperimentazione sull’insegnamento dell’Educazione civica - ha dichiarato in un comunicato, in cui prende polemicamente le distanze dal suo predecessore -. Sentirò a breve associazioni di dirigenti, docenti e studenti per discutere con loro della possibilità di avviare una seria programmazione a partire da gennaio 2020 (con tanto di fondi aggiuntivi in Legge di Bilancio), per fare quello che il precedente Ministro non aveva fatto, cioè preparare in modo efficace le scuole nell’ottica dell’introduzione dell’Educazione civica nel settembre 2020, come previsto dalla legge».

Costo zero

La nuova educazione civica è il frutto di un compromesso politico da cui è uscita notevolmente ridimensionata rispetto alle ambizioni iniziali. Non una materia a se stante, ma 33 ore l’anno su ambiente e Costituzione, cittadinanza digitale e mafia, diritto alla salute, bullismo e cyberbullismo, da ritagliarsi all’interno dell’orario scolastico. Un’ora in più sarebbe costata troppo, mentre un’ora ritagliata a scapito di un’altra materia avrebbe scatenato le proteste dei diretti interessati. Per il momento il suo insegnamento è affidato a più insegnanti «in contitolarità» alle elementari e medie, mentre alle superiori spetta - ove ci siano - ai docenti di discipline economiche e giuridiche entrati in massa nella scuola con le assunzioni fatte da Renzi. Anche se è previsto un monitoraggio ogni due anni, proprio nella prospettiva di poter trasformare l’educazione civica in un’ora a se stante.