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I vincitori scrivono al ministro Fedeli: il sistema italiano punisce i ricercatori

SULLA SCRIVANIA di Valeria Fedeli c'è una lettera che il ministro deve aver letto con imbarazzo, perché demolisce in poche righe il reclutamento dei professori nell'università italiana.

04/10/2017
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Il Secolo XIX

FRANCESCO MARGIOCCO

SULLA SCRIVANIA di Valeria Fedeli c'è una lettera che il ministro deve aver letto con imbarazzo, perché demolisce in poche righe il reclutamento dei professori nell'università italiana. È firmata da undici scienziati stranieri; uno di loro è Takaaki Kajita, premio Nobel per la fisica nel 2015, altri due sono Rainer Weiss e Kip Thorne, vincitori insieme a Barry Barish del Nobel assegnato ieri. La lettera evita giri di parole: «Caro Ministro, vorremmo rispettosamente portare alla Sua attenzione un aspetto del sistema italiano di gestione delle carriere accademiche che rischia di compromettere il futuro della ricerca italiana, almeno nel campo della fisica fondamentale». Bersaglio degli strali dei Nobel è l'abilitazione scientifica nazionale, quel meccanismo di reclutamento dei professori introdotto in Italia dalla riforma Gelmini e finito in questi giorni sotto inchiesta per presunti diffusi favoritismi. La lettera non riguarda gli abusi ma si sofferma sull'abilitazione in sé e la demolisce punto per punto. Il problema, spiegano i Nobel e i loro otto colleghi, è che il meccanismo di reclutamento usa un «algoritmo miope». Talmente miope che i responsabili del progetto Lisa Pathfinder «non sono ritenuti idonei a ricoprire le loro attuali posizioni, né alcuna altra posizione nelle università italiane». Lisa Pathfinder è un esperimento dell'Agenzia spaziale europea che ha posto le basi per cercare le onde gravitazionali nello spazio. L'esperimento è stato coordinato da Stefano Vitale, dell'Università di Trento, e da un gruppo di giovani ricercatori che hanno tutti partecipato all'abilitazione e sono stati respinti. Il peggio è che si è trattato di un calcolo ponderato, basato su quell'«algoritmo miope» di cui scrivono i Nobel. L'abilitazione scientifica nazionale usa criteri rigidamente bibliometrici, "pesa" quante volte un articolo è stato citato in altri articoli scientifici. Non considera che esistono settori di ricerca, anche importanti, che coinvolgono pochi studiosi, e quindi ricevono un numero inferiore di citazioni. E finisce col punirli. I responsabili italiani del Lisa Pathfinder «si qualificherebbero per posizioni di professore nelle migliori università americane ed europee», così i Nobel. In Italia invece rischiano di perdere il posto, perché sono ricercatori a tempo determinato e stando alla Gelmini se non ottengono l'abilitazione dovranno, tra tre anni, lasciare l'Università.