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Il concorso scuola per 63mila docenti, in scadenza, ha poche luci e molte ombre

Il commento di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

29/03/2016
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L'Huffington Post

Il concorso a cattedre bandito dal Ministero dell'Istruzione giunge ormai alla sua prima scadenza, quella del 30 marzo, data limite entro la quale è possibile presentare la domanda di partecipazione da parte dei docenti. Prevede un numero di assunzioni pari a 63.712 docenti, e una platea prevedibile di almeno 200mila concorrenti, divisi per regioni e per classi di concorso.

Il concorso a cattedre dovrebbe essere la normalità, come ogni accesso al lavoro pubblico, dal momento che il datore di lavoro è lo Stato, chiamato a rispettare e a far rispettare le regole della parità di accesso, della trasparenza, della lealtà. Tuttavia, curiosamente, proprio l'applicazione della legge 107 del 2015 di riforma della scuola rende il concorso pubblico, di fatto, un valore aggiunto, e non la norma, poiché attribuisce ai dirigenti scolastici un potere di chiamata diretta che suscita un palese conflitto costituzionale.

Sul piano generale, i contesti di un concorso pubblico sono importanti, e i contesti di questo particolare concorso avrebbero dovuto essere ben interpretati nel bando. A partire dall'oggettivo riconoscimento del peso ancora preminente del precariato storico nella scuola. A quest'ultimo, si doveva, e si deve, offrire, la sicurezza che in un tempo anche disteso, il loro contratto a tempo determinato si sarebbe trasformato in tempo indeterminato, attraverso un razionale e rigoroso piano nazionale di stabilizzazioni. Lo impone, tra l'altro, la sentenza della Corte di Giustizia europea per coloro che hanno lavorato per più di 36 mesi su posti liberi e vacanti.

Il bando purtroppo trascura proprio il precariato storico, coloro che hanno conseguito una costosa abilitazione all'insegnamento dopo la laurea, coloro che da anni lavorano nella scuola, spesso in istituti distanti da casa. Trascura ad esempio le maestre della scuola dell'infanzia, che pur avendo diritto a partecipare al piano nazionale di stabilizzazioni previsto dalla legge 107, ne sono state ingiustamente escluse. Così come, ad esempio, ha negato la partecipazione a tanti docenti dei licei musicali. Senza contare la gestione a dir poco dilettantesca e sbagliata delle nuove classi di concorso e dei titoli di accesso, come viene denunciato ad esempio anche dal Corriere della Sera del 24 marzo scorso. La lista degli esclusi potrebbe continuare a lungo.

Le nebbie interpretative, le contraddizioni e le confusioni presenti nel bando di concorso crescono di giorno in giorno, dalle piccole noie burocratiche, come la eccessiva lunghezza della causale del bonifico per i 10 (dieci) euro per servizi di segreteria, che ha messo in crisi agenzie bancarie e docenti, fino al disconoscimento del servizio prestato con contratti a tempo determinato, accettando solo quello svolto in maniera continuativa. Una palese contraddizione in termini. Il Ministero ha provato perfino a far valere il servizio a tempo indeterminato prestato nelle scuole private, proprio mentre il personale di ruolo della scuola pubblica veniva escluso dal bando.

È dunque evidente che, dopo aver segnalato le luci e le ombre del prossimo concorso scuola, occorre al più presto dare soluzione alla questione del precariato storico. Una soluzione ponte, a esempio, che indichi specifiche politiche di reclutamento, al fine di superare le continue fasi emergenziali che hanno contraddistinto i piani di assunzione in questi anni. Temiamo, infatti, che nonostante le recenti stabilizzazioni e il concorso per i 63.712 docenti, le nostre scuole continueranno a essere oggetto di numerosi problemi, irrisolti, per eredità del passato, o del tutto inediti, dettati proprio dalle difficoltà create dalla legge 107 del 2015, che oggi mostra tutte le sue crepe e i suoi limiti, non solo di natura organizzativa, ma soprattutto metodologica e strutturale.

Per queste ragioni, Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, e Snals hanno chiesto un incontro alle rispettive Commissioni Istruzione di Camera e Senato per avviare un dialogo su quelle soluzioni legislative in grado di governare la fase transitoria, ma con uno sguardo al riordino di un sistema di reclutamento dei docenti, che ci riguarda tutti, come cittadini, come famiglie, come istituzioni. È la straordinaria intuizione dei Padri costituenti, che all'articolo 33 della Costituzione, ancora in vigore, vollero segnalare come arte e scienza fossero libere e libero deve esserne l'insegnamento. La libertà di pensiero e di insegnamento, però, talvolta passa anche dalla soluzione delle necessità imposte da condizioni di vita "precarie" e prive di garanzie per il futuro. Ecco perché elevare la dignità dei docenti dando soluzione definitiva ai loro problemi organizzativi e contrattuali è compito dello Stato, ma anche interesse di tutti i cittadini. In parte, il concorso scuola in scadenza in questi giorni, pare averlo dimenticato.