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Il flop del tempo pieno alle elementari

Più volte annunciato da Di Maio, a settembre ci sarà soltanto l'1,5 di aumento con una divisione di "risorse" che non tiene conto delle criticità

15/03/2019
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la Repubblica

Salvo Intravaia

Doveva essere una misura per estendere il tempo pieno alla scuola primaria, soprattutto nelle regioni meridionali. Ma a conti fatti si è tradotto in un flop: l’incremento delle lezioni pomeridiane alla scuola elementare sarà ridottissimo e il Sud resterà distante dal Nord esattamente come prima. Nel corso dell’incontro tra tecnici del ministero dell’Istruzione e sindacati di due giorni fa, il Miur ha consegnato ai rappresentanti dei lavoratori una tabella con la ripartizione dei duemila posti previsti dalla legge di Bilancio per incrementare il Tempo pieno in quelle regioni dove il servizio è sotto la media nazionale: attualmente al 34,8%. Lo scorso 16 novembre, attraverso un videomessaggio su Facebook, il vicepremier Luigi Di Maio l’aveva presentato come un intervento universale: “Ieri - spiegava Di Maio - è stato approvato un emendamento alla legge di bilancio molto importante e che dice che d’ora in poi in tutte le scuole italiane ci sarà il tempo pieno alle elementari”. Ma i numeri consegnati due giorni fa ai sindacati raccontano una realtà diversa.
I 2mila posti in più previsti con la legge di dicembre incrementeranno il tempo pieno alle elementari dell’1,5%:a settembre, passerà dal 34,8% al 36,3%.Delle 132mila classi di scuola primaria autorizzate nel 2017/2028 soltanto 46mila funzionano a tempo pieno, con orario che si protrae fino alle 16. E si trovano soprattutto al Nord: circa 25mila unità. Nelle regioni meridionali questa modalità oraria è scarsamente diffusa anche per la carenza di mense scolastiche idonee. La misura voluta dai 5Stelle dovrebbe anche agevolare il rientro al Sud dei tanti docenti assunti al Nord con la Buona scuola di Renzi. “Si sbloccano - continuava il vicepremier - duemila nuovi posti di lavoro nelle scuole e di questi circa il 30% sarà in mobilità, quella parte di insegnanti che per colpa della Buona scuola sono stati deportati al Nord con un algoritmo che non abbiamo mai capito e che adesso potranno tornare verso il Sud perché molte scuole del Sud non hanno il tempo pieno come diverse scuole del Nord”. 
 
Ma con l’algoritmo utilizzato da viale Trastevere per ripartire i duemila posti di scuola primaria in più per l’anno scolastico 2019/2020 si vede che il Nord beneficia di un numero di posti paragonabile a quelli assegnati alle regioni meridionali. Con 262 cattedre, la Lombardia passerà da una copertura del 50,6% ad una copertura del 51,8%. Regioni come Campania e Sicilia, dove il Tempo pieno è quasi una chimera, si dovranno accontentare di una quota di posti simile che sposterà le cose di poco. In Campania, che attualmente copre il 15% delle classi col servizio a Tempo pieno, arriveranno 276 cattedre che faranno salire il tempo scuola prolungato dal 15,0% al 16,8%. 
 
Anche le possibilità di trasferimento al Sud si incrementeranno, ma di pochissimo. Perché i 941 posti in più al Sud e nelle isole faranno incrementare di poco le chance delle migliaia (15mila circa) di docenti assunti nelle regioni settentrionali che, dopo alcuni anni passati lontano da casa, aspirano a rientrare in patria.Un flop annunciato.